BERLUSCONI A BRUXELLES? IL TRIBUNALE: “NON PUÃ’ LASCIARE IL PAESEâ€
LA PROCURA DI MILANO HA RISPOSTO CHE LA LEGGE VIGENTE NON AMMETTE DEROGHE AL DIVIETO DI ESPATRIO
La procura di Milano ha negato a Silvio Berlusconi il permesso di raggiungere Bruxelles, domattina, per partecipare al vertice del Ppe che precede il Consiglio europeo.
Nelle ultime ore è stata recapitata la risposta ufficiale che gli avvocati del leader di Forza Italia avevano sollecitato.
Il Cavaliere, nonostante il ritiro del passaporto e il timbro “non valida per l’espatrio” alla carta d’identità , voleva andare.
L’invito è stato diramato proprio ieri dal presidente del Ppe Joseph Daul. A lui in qualità di presidente di Forza Italia, al leader Udc Pier Ferdinando Casini e al segretario del neonato Ncd Angelino Alfano.
Ma all’appuntamento al Castello di Bouchout di Meise, andranno gli altri, non l’ex premier.
L’ufficio giudiziario che fa capo a Edmondo Bruti Liberati ha fornito un responso tecnico ai legali berlusconiani, facendo notare come il problema non risieda nel merito della richiesta avanzata, non un no indeterminato alla partecipazione al vertice Ppe insomma.
Piuttosto, nel fatto che la legge che disciplina la materia, risalente al ’67, non consente deroghe in tal senso.
Ghedini e Longo avevano fatto leva su una recente direttiva Ue, richiamata anche da sentenze della Corte di giustizia europea, relativa a casi ritenuti simili, in cui la possibilità al condannato di lasciare il paese d’origine per motivi specifici verrebbe riconosciuta.
E il problema, fanno notare, viene posto non per il vertice di domani (al quale prenderà parte il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani) ma per le future occasioni.
Berlusconi non vuole forzare la mano, non lo farebbe mai senza un via libera formale, sottolineano. Anche perchè in caso contrario si materializzerebbe l’espatrio senza permesso, la fuga.
Il Cavaliere, rimasto anche ieri ad Arcore, vede nero.
Ha accolto la notizia come un cattivo presagio in vista della futura campagna per le Europee alla quale vorrebbe battersi da protagonista.
Ieri sera un accenno in collegamento telefonico con un club di Forza Italia di Como: «Sono sicuro che la sentenza vergognosa di condanna verrà annullata, ma non in tempo per consentirmi di candidarmi alle prossime elezioni che non sono lontane. Ma ricordiamoci che ci sono partiti, come il M5S, che non hanno un leader parlamentare. Noi potremo superare l’inconveniente della mia incandidabilità se ci impegneremo per il nostro interesse comune».
Un intervento in cui è anche tornato ad accusare il governo «che è solo di sinistra con la stampella del Nuovo centrodestra», ma in cui non ha mai parlato del partito, solo dei club Forza Silvio che dovranno lanciarsi in un «porta a porta» con una iniziativa ogni 15 giorni, per «conquistare diversi milioni di voti».
Obiettivo: i consensi grillini e «i pensionati», dice, e battere la sinistra «che vuole ridistribuire la ricchezza togliendo soldi alla borghesia».
Sul presidente Napolitano continua a tacere, in pubblico. Non lesinando rasoiate, in privato. «Non è affatto imparziale, gli italiani devono capire che è un bolscevico» incalza da Villa San Martino, lasciando che siano i suoi a sparare a pallettoni a Roma. Sandro Bondi è arrivato a sostenere che il Colle abbia «favorito la scissione del Pdl», per il “Mattinale” edito dallo staff di Brunetta Napolitano «è lontano dalla gente e serve il voto», per il capo dell’Esercito di Silvio, Simone Furlan, Napolitano «deve dimettersi».
Berlusconi tornerà a Roma oggi, incontrerà i maggiorenti forzisti, poi un brindisi di auguri.
Prima del rompete le righe natalizio i suoi – assai nervosi e in piena sindrome da abbandono – attendono in dono le nomine nel Comitato di presidenza.
Il Cavaliere tergiversa, prende tempo, forse le concederà .
Ma il suo tempo – come ieri ad Arcore – lo dedica ormai ai club e non certo a Forza Italia.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply