CASO ALITALIA: NON SE NE PUO’ PIU’
PRESTITI PONTE, CORDATE E CORDE AL COLLO: ALITALIA VI AUGURA BUON VIAGGIO E… A BUON RENDERE
Partiamo da un dato di fatto: ogni giorno Alitalia perde 1 milione di euro. Era il 30 gennaio quando il Cda della Compagnia approvava il budget 2008, evidenziando la necessità di 750 milioni di euro per contenere le perdite. Pochi giorni dopo, Alitalia annuncia che dal 30 marzo diventeranno operativi i tagli di 180 voli sui 350 dello scalo milanese della Malpensa. Il 20 marzo Silvio Berlusconi lancia la “cordata italiana” per salvare Alitalia e Malpensa, rinviando la ufficializzazione dei nomi a dopo le elezioni. Il 28 marzo Air France cambia la proposta di acquisto che aveva avanzato, tra mille critiche, due settimane prima: gli esuberi restano 2.100; il Cda Alitalia certifica che la cassa si è ridotta a 102 milioni. Arriviamo al 16 aprile: Berlusconi, vinte le elezioni, riapre ad Air France, ma “con pari dignità “; il 21 aprile Air France si ritira dalla trattativa. Contestualmente il Governo uscente, d’intesa con il nuovo, vara un “prestito ponte” di ben 300 milioni di euro per garantire per tre mesi solvibilità alla Compagnia di bandiera, in attesa di potenziali nuovi acquirenti.
Gli Italiani assistono da mesi a una vicenda emblematica di come in Italia si affrontano le crisi di aziende di grosse dimensioni: senza un piano preciso, con aiuti di Stato vergognosi ad aziende che hanno sputtanato miliardi per un decennio, con stipendi milionari ai Cimoli di turno, esperti in gestioni fallimentari. Alitalia è un carrozzone di amici degli amici, assunzioni clientelari, sindacati conniventi: un fiume di denaro elargito per mantenere in vita un cadavere ambulante, con la scusa dell’ emblema della Compagnia di bandiera da tutelare. Una Azienda privata, gestita così, avrebbe gia portato i libri in tribunale da anni, e qualcuno sarebbe pure finito in galera.
In Svizzera e Belgio le Compagnie sono fallite e rinate altre, in Francia, Gran Bretagna, Olanda e Germania, anni fa, le Compagnie nazionali si sono riorganizzate con tagli e organici adeguati alle nuove esigenze commerciali mondiali. In Italia no: si continuava a ballare sul ponte mentre la nave affondava.
Ora il Governo ha annunciato una nuova cordata, mentre la Lega punta solo a salvare Malpensa ( poi qualcuno si lamenta dell’assistenzialismo al Sud…), Berlusconi si gioca la faccia su una “presunta” cordata di imprenditori italiani. In realtà le cordate sarebbero due: una, coordinata da Ermolli, con Del Vecchio, Todini e Marcegaglia ( con appoggio Airflot), l’altra con AirOne, Ligresti, Banca Intesa e Lufthansa.
Speriamo se ne venga a capo, ma non crediamo a imprenditori che buttino quattrini: se non cambia l’atteggiamento dei sindacati, si sarà solo prolungata l’agonia e sperperati 300 milioni di euro dei contribuenti italiani. E il governo Berlusconi ne uscirà con le ossa rotte. Ora siamo in pieno circo: chi difende solo Alitalia, chi difende solo Malpensa, chi vuole il tricolore sugli aereoplanini, chi vuole portare i libri in tribunale e usufruire della legge Marzano, chi voleva favorire Air France, chi voleva specularci, chi vuole i russi e chi i tedeschi…ma possibile che solo in Italia dobbiamo fare queste figure?
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