CASO POZZOLO, ECCO PERCHE’ IL DEPUTATO CONTINUERA’ A DIRE DI NON AVER SPARATO
LA STRATEGIA DIFENSIVA DEI SUOI AVVOCATI: “PER NOI L’ESAME DELLO STUB NON E’ INDICATIVO”
Un giorno l’onorevole Emanuele Pozzolo dirà ufficialmente la sua versione dei fatti sul capodanno dei pistoleri. Questa è l’unica certezza. Parlerà eccome, a costo di inimicarsi l’amico di una vita, il sottosegretario alla Giustizia, «il fratello» Andrea Delmastro.
Parlerà perché sa di essere politicamente bruciato. Dopo essere stato espulso dalla Lega, ora è sospeso da Fratelli d’Italia. Parlerà perché ritiene di essere stato sacrificato dal partito, nonostante non sono sia stato lui a premere il grilletto per errore: «Per salvare qualcun altro, buttano me giù dalla torre».
Quando arriverà l’esito definitivo della perizia balistica e dopo averla studiata con l’avvocato Andrea Corsaro, l’onorevole Pozzolo chiederà di essere sentito in procura. Quel giorno ripeterà quanto ha sempre sostenuto: «Non sono stato io».
Il suo partito sembra aver fretta di archiviare il caso. Lo dimostrano certe dichiarazioni di questi giorni, dopo l’esito positivo dello Stub. «A questo punto mi pare evidente che sia stato lui a sparare» ha detto Giovanni Donzelli, il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia alla Camera. E il capogruppo Tommaso Foti ha rincarato la dose: «Se Pozzolo avesse detto subito che era stato lui, non ne avremmo parlato per un mese».
Lo accusano di aver sparato tre persone presenti alla festa di capodanno nell’ex scuola elementare di Rosazza. Ma sono tre parenti. Tre persone legate strette da una storia comune. Perché il ferito è sposato con la figlia di Pablito Morello. Ed è proprio lei, l’unica esterna alla scena, a confermare la versione che vede Pozzolo nei panni del pistolero. Tre parenti. Ma nessun altro invitato che abbia visto e confermato la scena.
Poi lo Stub. Proprio l’esame che i compagni di partito giudicano univoco e dirimente, invece potrebbe non esserlo.
È scritto nelle stesse carte dei carabinieri del Ris: «Posto che la tecnica non si presta a determinare con certezza il soggetto sparatore secondo la logica bayesiana che caratterizza le scienze forensi, andrebbe determinata quale sia la più probabile fra due ipotesi tra loro concorrenti».
Insomma: lo Stub sarebbe molto più indicativo se l’esame fosse stato fatto anche al capo scorta della polizia penitenziaria Pablito Morello. Nel rapporto fra le due esposizioni alla polvere da sparo, si sarebbe capito con maggiore sicurezza chi aveva premuto il grilletto. Ma qui c’è una sola persona che ha tracce sulle mani e sui vestiti. Perché è l’unica persona che ha dovuto sottoporsi ai prelievi della scientifica.
«Per noi l’esame dello Stub non è indicativo», va ripetendo l’avvocato Corsaro. «Indica soltanto che l’onorevole Pozzolo era presente. E Pozzolo non ha mai negato di essere stato nelle vicinanze dell’area dello sparo. Quindi il fatto che ci sia una generica positività era scontato fin dall’inizio».
Sull’arma verrà fatta una perizia specifica. Ma il capo scorta Morello ha già spiegato che le sue impronte verranno trovate certamente. «Dopo lo sparo ho preso la pistola e l’ho messa al sicuro». Ma anche questo è un comportamento che può sembrare anomalo dopo un fatto del genere. Non si tocca «l’arma del delitto». Lo sanno tutti. A maggior ragione dovrebbe saperlo un agente di polizia.
C’è poi, ancora, la questione dei tempi: come mai il ferito ha aspettato tre giorni prima di presentare querela? Cosa è successo in quei tre giorni?
Sono queste le ombre del caso. E dentro a queste ombre verrà combattuta la battaglia legale.
Perché – si chiede Pozzolo – scaricano lui per salvare il capo scorta di Andrea Delmastro?
(da La Stampa)
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