CASO SALIS, IL CIALTRONE MINISTRO UNGHERESE CHE SI PERMETTE DI CONDANNARE LA SALIS PRIMA DEL PROCESSO: “SPERO RICEVA LA MERITATA PUNIZIONE”
POI STRAPARLA DI “INTERFERENZE ITALIANE SUL CASO”… IL PADRE DI ILARIA: “MIA FIGLIA E’ STATA TORTURATA”… UN MINISTRO INDEGNO DI CALCARE IL SUOLO DI UN PAESE CIVILE, DATEGLI IL FOGLIO DI VIA INVECE CHE RICEVERLO CON TUTTI GLI ONORI: TORNA DAI TUOI AMICI NEONAZISTI
“È sorprendente che dall’Italia si cerchi di interferire in un caso
giudiziario ungherese. Spero che Ilaria Salis riceva la meritata punizione in Ungheria”. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjartó, secondo quanto riportato su X da Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese, interviene per la prima volta in maniera netta sul caso dell’antifascista militante di Monza che da più di un anno è detenuta nel carcere di massima sicurezza di Budapest.
Dichiarazioni allucinanti che piombano proprio mentre, per Ilaria Salis, si erano aperti spiragli per una trasformazione della misura cautelare dal carcere ai domiciliari a Budapest nella prossima udienza del 28 marzo. E per un successivo trasferimento in Italia, sempre ai domiciliari, grazie a una convenzione quadro della Ue del 2009 che sancisce il reciproco riconoscimento delle misure cautelari tra i Paesi membri dell’Unione europea.
E invece, durante una visita a Roma con un incontro fissato anche con il suo omologo italiano Antonio Tajani, il ministro ungherese ha fatto sapere che la “signora Salis è stata presentata come una martire in Italia, una cosa che nulla ha a che fare con la realtà” perché “è venuta in Ungheria con un chiaro piano di attaccare persone innocenti nelle strade”. Non si tratta, secondo il ministro, “di crimini commessi per capriccio ma di atti ben pensati e pianificati. Hanno quasi ucciso delle persone in Ungheria, e ora lei viene raffigurata come una martire”.
L’accusa per Salis, formulata dalla procura di Budapest, è di lesioni aggravate nei confronti di tre neonazisti. Lesioni che secondo la procura ungherese sarebbero state potenzialmente mortali, eppure guaribili con una prognosi tra 5 e 8 giorni.
“Spero sinceramente che questa signora riceva la meritata punizione in Ungheria”, ha concluso il ministro
L’antifascista italiana rischia una condanna fino a 24 anni. La procura aveva proposto per lei una pena di 11 anni in cambio di un’ammissione di colpevolezza. Una sorta di patteggiamento che Salis ha sempre rifiutato.
Dal canto suo il ministro Tajani fa sapere in serata di aver ribadito “l’attenzione con cui il governo segue il caso” e “ha consegnato al ministro ungherese un nuovo, dettagliato promemoria sulle condizioni detentive della connazionale, evidenziando la necessità di un giusto processo e dell’assicurare la dignità e i diritti fondamentali detenuta”.
“Nessuna volontà di interferenza – spiega il ministro – ma la chiara intenzione di far pressione per verificare che le condizioni di detenzione rispettino le normative europee che richiamano alla tutela dei diritti umani”. “Ed è quanto il governo italiano – aggiunge Tajani – continuerà a fare in questo come in altri casi simili”.
La rabbia del padre di Ilaria Salis
Su tutte le furie Roberto Salis, il padre di Ilaria, stasera alla fiaccolata a Milano per la figlia: “Dobbiamo chiedere al ministro ungherese cosa intende per ‘martire’, se intende una persona torturata per 35 giorni certo Ilaria è una martire. L’ambasciatore mi aveva assicurato che l’incontro era stato positivo – ha ironizzato Salis – pensa se mi avesse detto che era andato male…Sono molto perplesso dall’esito dell’incontro tra i due ministri degli Esteri di oggi. Il ministro Tajani ha i miei riferimenti se mi vuole comunicare qualcosa”.
“Ce li siamo presi noi in Europa, ce li abbiamo e dobbiamo conviverci”, ha aggiunto Salis.
Le reazioni dall’Italia
Prima che il ministro degli Esteri italiano parlasse le opposizioni si sono scatenate. Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana, commenta: “Mi auguro che Tajani faccia sapere agli amici ungheresi di Meloni e Salvini che chiedere il rispetto dei diritti civili umani non vuol dire interferenza. Se poi il governo Orbán è allergico alle regole del vivere civile, può sempre uscire dalla Ue in cui indegnamente siede”.
Dal Pd, Lia Quartapelle attacca: “Concordava con l’espulsione del partito di Orbán dal Ppe e ora si fa rimbrottare da un suo ministro. Da Tajani una profonda involuzione”.
Mentre il senatore Alfredo Bazoli, vicepresidente del gruppo Pd, dice alla maggioranza: “Gli amici italiano di Orbán spieghi a Szijjarto che per la nostra cultura garantista è inaccettabile sentire un ministro che si permette di auspicare la condanna di una persona in attesa di giudizio, interferendo pesantemente con l’autonomia della magistratura del suo paese”. A proposito di ingerenze.
(da La Repubblica)
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