Marzo 12th, 2018 Riccardo Fucile
ORA ARMANDO SIRI GUIDA LA SCUOLA DI FORMAZIONE POLITICA DELLA LEGA… OTTIMA PREMESSA PER LA FLAT TAX UNO CHE GUIDATO UNA SOCIETA’ CHE HA LASCIATO 1 MILIONI DI DEBITI, TRASFERENDO IL PATRIMONIO IN UN PARADISO FISCALE
Prima della campagna elettorale Matteo Salvini, segretario della Lega, pensava per lui a un ruolo
di governo, magari un ministero economico.
Eppure, stando a quanto riporta L’Espresso, Armando Siri, 46 anni, eletto al Senato, ideologo della flat tax, ha patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta.
Tre anni e mezzo fa un giudice ha accolto l’accordo tra accusa e difesa per il fallimento della MediaItalia, società che avrebbe lasciato debiti per oltre 1 milione di euro.
Nelle motivazioni, riporta il settimanale, i magistrati che hanno firmato la sentenza scrivono che, prima del crack, Siri e soci hanno svuotato l’azienda trasferendo il patrimonio a un’altra impresa la cui sede legale è stata poco dopo spostata nel Delaware, paradiso fiscale Usa.
La società , secondo quanto ricostruito nell’articolo, aveva iniziato l’attività nel 2002 nel settore della produzione di contenuti editoriali per media e aziende: oltre Siri, già giornalista Mediaset, altri due soci.
Nel 2005 però il rosso è già di un milione di euro. Il patrimonio viene trasferito a un’altra società , la Mafea Comunication: i creditori rimangono a bocca asciutta anche perchè MediaItalia viene chiusa e viene nominata liquidatrice una cittadina dominicana, che fa la parrucchiera. Per i giudici una testa di legno.
Ci sono poi due società italiane in cui il neosenatore ha avuto ruoli importanti che hanno trasferito la sede legale in Delaware e hanno lo stesso indirizzo. In un caso ricompare anche la parrucchiera dominicana.
Responsabile della “Scuola di formazione politica” della Lega, Siri in pochi anni è diventato uno dei fedelissimi del segretario federale, che lo ha infatti nominato responsabile economico di Noi con Salvini.
Della tassa che con aliquota fissa negli ultimi giorni ha continuato a dire: “È un progetto necessario al Paese, finora abbiamo curato per anni una polmonite con la tachipirina”.
Quindi ha aggiunto: “Inutile cercare di spremere un limone secco” a proposito della possibilità di una rottamazione delle cartelle di Equitalia a sostegno della ‘flat tax’ spiegandone i dettagli. “Il condono sarà di 60 miliardi — continua Siri — in passato abbiamo fatto la ‘voluntary disclosure’ dando la possibilità a chi aveva portato i capitali all’estero di riportarli in Italia con uno sconto che può sembrare un paradosso per i poveri cristi che sono rimasti qui, magari hanno le cartelle, hanno chiuso l’attività ed hanno lo Stato che li insegue per farsi dare 40mila euro quando non hanno i soldi per vivere”.
Chissà se, quando diceva queste parole, pensava anche alla sua esperienza di imprenditore fallito.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 11th, 2018 Riccardo Fucile
VIA IL SOLE DELLE ALPI, IL LEONE DI SAN MARCO, L’INDIPENDENZA DELLA PADAGNA E ANCHE ALBERTO DI GIUSSANO PER CARPIRE QUALCHE VOTO AL SUD: “SALVINI SEI UN VENDUTO, CON IL 18% NON VAI DA NESSUNA PARTE, HAI DISTRUTTO IL MOVIMENTO”
Mentre Salvini coltiva ambizioni governative, in casa Lega fa discutere la perdita di identità : “Nei
prossimi giorni il nome del movimento Giovani Padani sarà cambiato in Lega giovani“.
A spiegarlo è il coordinatore federale del Mgp Andrea Crippa — 31 anni e un biglietto per Roma staccato nel collegio uninominale di Bollate — in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Una notizia che ha fatto trasalire i vecchi militanti, tanto che da qualche ora nelle bacheche digitali dei più nostalgici è tutto uno sfogo: “Questa volta il sogno è finito davvero”.
La scelta di Crippa si inserisce nel solco tracciato da Matteo Salvini, che nei mesi scorsi ha definitivamente traghettato il partito oltre il Po, togliendo la parola Nord dal simbolo e creando un partito nazionalista a sua immagine e somiglianza.
“Si sono organizzati gruppi di giovani in tutte le regioni — spiega Crippa -. In Lazio, Umbria, Calabria e Abruzzo i numeri sono davvero importanti. Avrebbe poco senso continuare con il nome storico”.
La scelta della svolta nazionale del Movimento Giovani Padani va nella stessa direzione imboccata dal partito, depurato di qualsiasi riferimento al Nord e al passato secessionista.
L’archiviazione del passato procede a passi serrati. Sul tavolo del consiglio federale di lunedì prossimo ci sono le nuove tessere del partito. Anche in questo caso vecchi simboli e vecchi nomi lasceranno spazio a quelli nuovi, via il Sole delle Alpi, il leone di San Marco, via l’indipendenza della Padania e — teme qualcuno — via anche l’Alberto da Giussano. Il simbolo tra i simboli.
Domenica mattina, alla scuola politica di Milano, Salvini si è premurato di appuntarsi al petto la spilla con l’effige storica, puntualizzando che “il nostro simbolo di lotta e di libertà non si tocca” spiegando poi che lo stesso andrà messo “a disposizione di milioni di italiani che fino a poco fa ne erano lontani”.
Insomma, Salvini spiega le ragioni del mutamento di pelle: “C’è anche un mondo che non ci ha votato, che magari nelle regioni del Centro e nelle regioni del Sud non ha avuto la forza di votare la Lega. Quindi dobbiamo non solo rispondere a chi ci ha dato fiducia, ma anche parlare a quel mondo che ha fatto altre scelte elettorali ma che è pronto a sostenerci”.
Insomma, cari vecchi leghisti, per mangiare la torta bisogna ingoiare anche il boccone amaro.
Sarà . Ma sono in molti a non gradire. “Assistiamo a un venduto che si presta ad un processo di romanizzazione e di annullamento della causa leghista… è il sud che vuole portare nella bara tutto il paese con se” e, ancora: “Col 18% Salvini non va da nessuna parte… ha solo distrutto un grande movimento“.
Un commento, tra le centinaia che scorrono sui social network in queste ore di dibattito interno, riassume alla perfezione la posizione dei nostalgici: “Prima tolgono la parola Nord dal nostro simbolo, adesso l’Alberto da Giussano, tutto sempre per ‘non turbare la sensibilità dei nuovi elettori mediterronei’. Lo considero un gesto vile, al pari di quelli che non festeggiano il Natale o tolgono il Crocifisso per ‘non turbare la sensibilità dei mussulmani’“.
Se tra le fila leghiste c’è chi ancora oggi si immolerebbe per un Nord indipendente, va rilevato che nel dibattito 2.0 non mancano i sostenitori dell’operato del segretario. Sono i nuovi adepti, quelli folgorati sulla via di Damasco, che saliti sul Carroccio salviniano ammoniscono i malpancisti: “Bravi dividiamoci pure noi così torniamo all 0,6%.”
Salvini dal canto suo, ritiene marginali le voci di dissenso interno (lo accusano di aver ‘affossato la gloriosa Lega Nord per riesumare la putrida Alleanza Nazionale’), lanciando anche una prossima stagione congressuale, utile negli intenti a marginalizzare ulteriormente le voci di dissenso rimaste.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 9th, 2018 Riccardo Fucile
DAL CAPO ULTRAS DELL’ATALANTA ALL’EX ATTIVISTA DEI CENTRI SOCIALI, DAI SOTTO PROCESSO PER PECULATO AI TRASFORMISTI DEL SUD, DA CHI HA FATTO ASSUMERE IN REGIONE LA COMPAGNA DI SALVINI AD ASPIRANTI PISTOLERI, DA EX DI CUFFARO A CHI HA UN SUOCERO IN GALERA PER ‘NDRANGHETA
Chi sono i nuovi compagni di viaggio di Salvini? 
Scorrendo l’elenco degli eletti fra uninominale e proporzionale s’intravede la ricetta, con tanto di ingredienti e dosi: un tot di fedelissimi, un po’ di amministratori ever green, sfondatori al limite dell’impresentabile
Resiste qualche vecchio arnese e avanza il pool dei teorici.
Al sud si stagliano ombre sull’avanzata della ruspa tra continuità e patti con notabili discussi ed eterni trasformisti.
Ecco nomi, volti e storie dei nuovi parlamentari del partito più vecchio dell’intero panorama politico italiano, nato nella Prima Repubblica
ESTABLISHMENT E FEDELISSIMI
L’upgrade leghista di fatto comporta lo svuotamento di mezza Regione Lombardia e di via Bellerio. Tra gli altri, il segretario regionale Paolo Grimoldi, gli assessori regionali Claudia Terzi e Simona Bordonali, il vicepresidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti. Da Milano arriva il capogruppo comunale Alessandro Morelli, responsabile comunicazione del partito che è diventato l’alter ego di Salvini nella sua Milano, come capogruppo in Comune e direttore di Radio Padania e del ‘Populista. Da Bologna arriva Carlo Piastra, altro componente della segretaria federale di Salvini. Eletto a Montecitorio Daniele Belotti, la voce del pratone di Pontida: segretario provinciale di Bergamo, ultras dell’Atalanta, uno che nella Lega c’è sempre stato e da duro e puro ora fa il “salviniano”. Sbarca alla Camera anche l’altro segretario provinciale del partito di Varese, Matteo Bianchi.
Per Roma partono anche i i responsabili della segreteria del leader a Milano e Bruxelles, Eugenio Zoffili e Andrea Crippa. Il potentissimo Giancarlo Giorgetti, già sindaco di Cazzago Brabbia nel Varesotto, commercialista con ottimi rapporti e solide amicizie nel mondo economico e bancario.
Ha già staccato il biglietto per la Capitale anche l’altro vice. Lorenzo Fontana, veronese, 37 anni già eurodeputato e vicesindaco scaligero, è l’altro vicesegretario ed è l’uomo che ha ispirato la svolta identitaria della Lega.
Da altre regioni calano vice segretari vicari, segretari piccole sezioni come Alessandro Giglio Vigna che giubila perchè Ingra, paesino montano del Canavese da cui viene, “con il 60% dei consensi è il Comune più leghista d’Italia”.
Viene eletto senatore Emanuele Pellegrini, consigliere comunale di Carnate e segretario provinciale della Lega.
Dalla Brianza al Sud la storia non cambia. Giuseppe Bellachioma, ad esempio, è segretario abruzzese della Lega. In Puglia passa il coordinatore regionale di “Noi con Salvini” Rossano Sasso, in Campania il suo omologo campano Gianluca Cantalamessa. Molti eletti in realtà arrivano da destra, come la pigliatutto Barbara Saltamartini, deputata uscente ex An e Pdl che ha stravinto nel Lazio.
AMMINISTRATORI
Visibile, ma meno del previsto, l’innesto di amministratori locali, gente di esperienza da premiare e usare come grimaldello per rianimare gli elettori al Nord e penetrare al centro-sud usando il refrain del buongoverno.
Un nome per tutti è Edoardo Rixi, già vice di Salvini e assessore allo sviluppo economico in Liguria , sotto processo per peculato, Simona Pergreffi, sindaco di Alzano San Paolo eletta nel collegio di Treviglio con 140mila voti.
Tra i sindaci spicca lo sheriffo Bitonci, quello dei muri contro i migranti e della linea dura contro elemosina e bivacchi e della lotta al gender nella sua città . Anche lui torna in Parlamento.
C’è poi la neodeputata Angela Colmellere, sindaco di Miane (Treviso), che armeggiando una pistola ha attirato su di sè moltissime attenzioni.
Altro incoronato da Roma ladrona è Filippo Maturi, il consigliere bolzanino paracadutato nel Lazio per essere eletto alla Camera che ha scelto per la sua campagna un’immagine destinata a colpire: elmetto in testa di fronte ad una parete crivellata di colpi di pistola.
C’è poi il sindaco di Arona (No) Alberto Luigi Gusmeroli, il vicesindaco di Como Alessandra Locatelli, l’assessore all’urbanistica di Asti Andrea Giaccone.
I MOLTO TEORICI
E qui gli eletti sono Giulia Bongiorno, avvocato siciliano che Salvini vorrebbe come ministro della Giustizia, gli economisti Claudio Borghi o Alberto Bagnai che si definisce “no euro ma pro Europa”.
C’è anche Guglielmo Picchi, eletto in Toscana, che ha fatto tre legislature con Forza Italia ma poi ha messo la sua “rete” di conoscenze a disposizione di Salvini.
E’ lui, professionista della finanza con forti legami con la City, ad aver attirato sulla Lega e sulla spinta populista le attenzioni di Steve Bannon, il regista della campagna di Trump. Fino all’endorsement per Salvini.
Della partita anche Armando Siri, ideologo italiano della flat tax al 15% da tre anni responsabile economico e della formazione di “Noi conSalvini”.
RUSPE E TESTE D’ARIETE
C’è poi una prima linea che Salvini ha messo in campo e l’elettorato ha apprezzato composta di teste d’ariete come il segretario del Sap Gianni Tonelli eletto a Bologna nel listino plurinominale.
A Roma torna anche Lucia Borgonzoni , ex centro sociale Link, che fu la prima a tentare l’impresa nella rossa Emilia, per Salvini è quel che la Boschi è per Renzi: l’icona femminile che frutta in termini di immagine.
Versione coi tacchi e pelle chiara di quel che è in queste ore Toni Iwobi, il primo senatore di colore eletto proprio grazie alla Lega che cerca di scrollarsi di dosso la patente razzista incappato nelle ire di Balotelli. L’idea di farne un simbolo nella camera alta risponde alla logica di temperare le punte xenofobe in vista di un ruolo governativo. Altro record è quello di Alberto Stefani, 25 anni e 3 mesi: il più giovane deputato della storia, eletto nell’uninominale di Vigonza.
IMPRESENTABILI E POLTRONISTI
Non poteva mancare la speciale categoria. Alcuni esempi. Viene eletto il pretoriano di Salvini Fabrizio Cecchetti, già presidente del Consiglio di Regione Lombardia che ha in parte spolpato rimediando una condanna della Corte dei Conti per “spese pazze” (ha ridato 49mila euro).
A Roma va anche l’ex assessore regionale alla famiglia, già direttrice di molte Asl e ora dirigente del Pio Albergo Trivulzio Maria Cristina Cantù. Segni particolari: come raccontato dal Fatto nel 2014, fece assumere al Pirellone l’allora compagna di Salvini. Alcuni eletti sono letteralmente sradicati da un precedente impegno.
E’ il caso di Arianna Lazzarini, ex assessore provinciale a Padova che alle amministrative di giugno 2017 viene eletta sindaco di Pozzonovo, sette mesi dopo fa la valigia per andare a Montecitorio. Non si contano poi singoli episodi di xenofobia e omofobia, le contiguità con Casapound di diversi neoeletti.
Morelli che diceva: “Vendola gay e pedofilo”. Provocò il ministro Kyenge per farsi stringere la mano. Iezzi che a Milano difendeva la candidatura in municipio 8 del neofascista Stefano Pavesi, simpatizzante di Lealtà e azione.
OMBRE SULLA “PADANIZZAZIONE” DEL SUD
Ma è al Sud che questa linea di sfondamento rischia di presentare il conto a Salvini. Nel Mezzogiorno la sua Lega ha raccolto oltre un milione di voti conquistando ben 23 seggi arrivando in Sicilia (tre), Calabria (2), Campania (3), Puglia (2) e Sardegna (1). Alcune biografie restituiscono un quadro piuttosto cupo dei “patti” cui è dovuto scendere Salvini per ottenere la “padanizzazione” del Sud: ha pescato tra politici navigati al centro, tra gli autonomisti siciliani, e a destra in Calabria e Campania.
Ha dovuto mettere da parte il nuovo per l’usato sicuro con Angelo Attaguiele, leghista scudocrociato figlio del tre volete senatore e ministro Dc Gioacchino Attiguele e dell’ex sindaco di Catania Francesco. Un suocero in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Militava con gli autonomisti e nel 2013 veniva eletto alla Camera grazie a un posto sicuro in quota Lombardo nelle fila del Pdl, due settimane dopo migra nel gruppo Lega Nord-Autonomie.
Altro esempio? Dai suoi concittadini di San Cataldo, provincia di Caltanissetta, ora è soprannominato “Il Padano” ma Alessandro Pagano è un berlusconiano della prima ora ultra-tradizionalista della congrega Alleanza cattolica.
E’ un trasformista doc che passa da Cuffaro ad Alfano per poi giurare amore eterno a Salvini. Il suo percorso non è poi diverso da quello di Pina Castiello da Afragola eletta in Campania: era partita con An, passata per il Pdl e quindi Fi e dunque Salvini.
Oltre all’usato altrui, la nuova Lega ha il proprio. Sono i Bossi e i Calderoli che in ogni caso un seggio lo strappano.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 1st, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI PARLA DI CONTRATTO CON GLI ITALIANI? NON RISPETTA NEANCHE QUELLO SOTTOSCRITTO CON BOSSI E BRIGANDI’ (CHE SI INCAZZA E VUOTA IL SACCO)
Guerriglia giudizaria tra ‘camicie verdi’: il legale di Bossi viene denunciato e lui replica con due
testimonianze che accusano i vertici leghisti di avere fatto pagare alle Regioni gli stipendi del personale del partito e ora la Lega rischia grosso-
Al fondatore e presidente del Carroccio il segretario aveva promesso il 20 per cento dei candidati alle prossime elezioni. Era stato inoltre deciso di non proseguire la guerra giudiziaria in atto tra le due parti con nove procedimenti giudiziari.
Poi però il legale di Bossi viene denunciato e lui replica con due testimonianze che accusano i vertici leghisti di avere fatto pagare alle Regioni gli stipendi del personale delle “camicie verdi”
“Accuse gravissime”. “Salvini chiarisca”. “Ecco perchè il segretario del Carroccio non si è costituito contro Bossi e Belsito”. “Abuso di soldi pubblici”. “La Lega ha sempre fatto un uso politico delle istituzioni, asservendole al partito”. “Se accuse verificate, gravi ipotesi di reato”. “La Lega scivola sempre sui soldi”.
Le accuse dell’avvocato di Umberto Bossi contro la Lega (“Funzionari del Carroccio assunti dalle Regioni”) suscita la reazione dei partiti del centrosinistra.
La vicenda, pubblicata oggi su Rep, riguarda una rissa in corso tra due’fazionì leghiste da anni contrapposte: quella che fa capo al fondatore e presidente Bossi, e l’altra che fa riferimento al segretario Salvini.
La vicenda è intricata e complessa. E ha inizio con un accordo politico segreto tra Salvini e Bossi, siglato il 26 febbraio del 2014 tra fondatore e segretario in cui era precisato che “Bossi concorrerà a proporre candidature in posizione di probabile elezioni, previo accordo con il Segretario nella misura del 20 per cento”.
Nello stesso accordo i due leader leghisti rinunciavano a portare avanti ben nove procedimenti giudiziari allora pendenti intentati dagli uni contro gli altri: opposizione a pagamenti di parcelle, denunce per calunnie, citazioni per diffamazione, esecuzioni giudiziarie.
Insomma, ponevano fine a una vera e propria rissa fratricida tra ‘camicie verdi’. E così, per raggiungere una pace, si accordavano di versare all’avvocato di Bossi (Matteo Brigandì) una parcella di 200mila euro. E di revocare ogni mandato, invece, al legale vicino all’ex segretario Roberto Maroni (Domenico Aiello).
“In pratica – osserva Andrea Mazziotti, capolista di +Europa nel collegio Lombardia 2 – la Lega ha monetizzato le candidature. Salvini, per evitare grane giudiziarie, aveva regalato a Bossi il 20% delle candidature e 450.000 euro, oltre a promettere che non si sarebbe costituito parte civile nel processo penale sui finanziamenti pubblici spesi illegalmente. Io sono candidato nella stessa circoscrizione di Bossi ed è giusto che i cittadini di Varese sappiano in che modo pulito e trasparente sono nate le candidature della Lega. E meno male che loro sono quelli che chiedono che a scegliere siano i cittadini!”.
Il Pd parte all’attacco con quattro parlamentari. Emanuele Fiano, deputato: “La Lega usava i rimborsi dei gruppi regionali per pagarci cose non previste? Soldi destinati per legge alle attività a livello regionale per pagare il partito a livello nazionale? Dopo che qualcuno della Lega come dicono i processi ha usato il finanziamento pubblico per i diamanti, adesso quest’altra vicenda scoperta da Repubblica: dove può arrivare ? Perchè la Lega non si è mai costituita parte civile contro Bossi e Belsito? Salvini che ne avete fatto di questi soldi?”.*
Stefano Esposito, senatore dem: “Se corrispondesse al vero che la Lega avrebbe usato i fondi dei gruppi regionali per pagare i funzionari del partito, sarebbe una cosa estremamente grave. Insomma, se fosse confermato (dopo i diamanti, i 40 milioni di rimborsi elettorali) ancora una volta la Lega avrebbe abusato dei soldi pubblici. Adesso probabilmente si capisce perchè non si è costituita parte civile contro Bossi e il tesoriere Belsito. Quali verità inconfessabili volevano nascondere? Dicono di interessarsi agli italiani ma in realtà sono interessati solo a procurarsi denari”.
Laura Puppato, senatrice dem: “La Lega ha sempre fatto un uso politico delle istituzioni, asservendole al partito, anzichè gestendole per il bene comune, è una prassi consolidata che noi in Veneto conosciamo molto bene e che viene applicata dai comuni più piccoli fino alla Regione e alle istituzioni più importanti. Non mi sorprende per nulla dunque che tra di loro si accusino di avere usato denaro pubblico per pagare i dipendenti della Lega. Al di là dei procedimenti giudiziari che faranno luce su quest’aspetto, la mancanza politico-culturale di senso delle istituzioni della Lega è oggettiva ed è un motivo in più per non affidarsi a loro il 4 marzo”.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2018 Riccardo Fucile
STEFANIA FEDERICI, ASSESSORE A CASSANO MAGNANO E CANDIDATA SINDACO NEL 2012, ARRESTATA PER PECULATO .. CON I SOLDI RUBATI SI E’ COMPRATA UNA CASA, AUTO, QUADRI E GIOCATO ALLE SLOT MACHINE
Era il tutore di oltre 60 persone, alcune delle quali gravemente malate, e grazie alla sua funzione, su nomina del giudice tutelare di Varese, le ha derubate.
Stefania Federici, già assessore ai Servizi Sociali a Cassano Magnago (2007-2012) e candidata sindaco della Lega Nord nel 2012, come riporta Varesenews, è stata arrestata per peculato dagli uomini dell Guardia di Finanza di Gallarate nell’ambito dell’inchiesta del pm Francesca Parola.
Secondo gli accertamenti delle Fiamme Gialle con i soldi rubati, oltre un milione e 200mila euro, si era pagata il mutuo della casa.
Il denaro sarebbe stato speso anche per giocare alle slot machine e comprasi una automobile.
Alla donna è anche l’abuso d’ufficio — per essersi intestata una polizza vita dle valore di 350mila euiro del proprio “amministrato”. La polizza è stata sequestrata come anche altri beni per quasi 600 mila euro, conti correnti e 78 quadri, alcuni di valore e altri da valutare.
Ai domiciliari, invece, su ordine del gip. è finita una funzionaria della Procura di Busto Arsizio. All’indagata sono contestati l’accesso abusivo al sistema informatico della Procura in tre occasioni, rivelazione di segreti d’ufficio, corruzione, abuso d’ufficio, ricettazione, reato elettorale.
L’indagata, invece, che avrebbe ricevuto incarichi pubblici in cambio di informazioni riservate, “avrebbe favorito il datore di lavoro del proprio coniuge in un’operazione immobiliare — si legge in una nota degli investigatori — facendo sottostimare un immobile amministrato” dalla Federici per conto di un suo assistito, che poi sarebbe stato alienato e venduto all’imprenditore.
La funzionaria, che alle ultime elezioni si era presentata in una lista di sole donne, si sarebbe anche sostituita nella votazione ad altra persona, senza alcun titolo legittimante e “col solo scopo di ottenere a proprio vantaggio il voto elettorale”. In totale sono cinque gli indagati.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 25th, 2018 Riccardo Fucile
E MARONI PREPARA LA SCISSIONE: “NON MI RICONOSCO PIU’ IN QUESTA LEGA”
Una vera e propria buffonata, tanto più se a farla è uno xenofobo che non ha fatto altro che
polemizzare contro Papa Francesco e quella parte (maggioritaria) della Chiesa che ha condannato razzismo, muri e intolleranza.
Ma ci ha pensato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ha subito ripreso Matteo Salvini: “Nei comizi parli solo di politica”.
L’affermazione del monsignore è arrivata dopo il “giuramento” compiuto sul Vangelo dal leader della Lega durante la manifestazione organizzata sabato a Milano.
Il numero uno del Carroccio era arrivato alla sceneggiata di impugnando un rosarioe un vangelo.
Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, a sorpresa ieri non è andato alla manifestazione del Carroccio e ai suoi più stretti collaboratori ha confidato: “Questa non è più la mia Lega”.
Maroni ha confidato che esistono settori della Lega che accetterebbero l’idea di un governo di larga coalizione, mentre non vede lo scenario opposto, ovvero che alcune decine di parlamentari di centrosinistra o dei 5 Stelle possano staccarsi dai loro schieramenti per andare a puntellare un governo di centrodestra cui manchi una manciata di voti.
Per Maroni, insomma, non sarebbe un tabù un governo con il Pd a trazione centrista. Gentiloni ormai appare un nome poco spendibile: gettandosi a fondo nella campagna elettorale del Pd e ricevendo appoggi pesanti come quelli di Prodi e Napolitano, l’attuale premier non sembra più rappresentare quel nome di equilibrio e di garanzia per una coalizione tra diversi.
Mattarella ha fatto capire che dal 5 marzo verranno rispolverate le vecchie procedure della prima repubblica, ossia lunghe consultazioni, tempo per lasciare depositare la polvere alzata in campagna elettorale, incarico a un uomo dell’area che uscirà dalle urne con una maggioranza anche relativa.
E in questo scenario anche un ex ministro dell’Interno e del Lavoro, nonchè ex governatore della prima regione italiana, dal profilo dialogante e poco incline agli estremismi, potrebbe avere delle carte da giocarsi.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2018 Riccardo Fucile
FORSE 170.000 EURO A MORISI, IL “CASALEGGIO” LEGHISTA, NON SONO SUFFICIENTI A GARANTIRE LA SICUREZZA DEL SITO
Mentre Matteo Salvini a Milano manifestava su temi a lui cari quali la sicurezza, la sicurezza dei
suoi account facebook veniva messa a rischio dall’ennesimo hacking. Stavolta a essere colpita è stata la pagina Lega — Salvini premier e la firma è sempre la stessa: quella di Anonymous
Un paio di giorni fa un attacco hacker ai siti di Matteo Salvini aveva portato al leak di diversi giga di email, tra le quali anche alcune in cui si parlava della strategia politica della Lega alle prossime elezioni.
Oggi si è avuta l’intuizione che qualcosa non andasse per il verso giusto quando sono cominciati a comparire post “atipici”
Il faccione di Salvini sul volto di Ernesto Che Guevara qualche piccolo sospetto che qualcosa non andasse per il verso giusto lo forniva. Anche perchè le sue posizioni politiche Salvini le ha riviste spesso, ma fin qui non c’è ancora arrivato.
Finchè non è comparsa la firma che un po’ tutti si attendevano. Quella di Anonymous, che tornava anche a pubblicizzare il leak delle email di due giorni fa.
«La vostra politica è fallimentare sotto ogni punto di vista, avete rubato puntando su menzogne, e dimostrandovi peggiori di quelli che dovevate sostituire e per questo motivo abbiamo deciso di rendere pubbliche più di 70.000 email dei tuoi iscritti e non solo, anche email personali, un dump gentilmente preso dagli amici di #anonplus, perchè voi capiate che la sicurezza alla quale dovete fare attenzione non è solo sulle strade, ma anche in rete, e la guerra ora si combatte su fronti molto più subdoli», diceva la rivendicazione.
Dopo circa un’ora la pagina è tornata in possesso degli admin e i post sono stati rimossi.
Luca Morisi, il Casaleggio di Matteo Salvini già oggetto di attacchi da parte di Anonplus, spiegava qualche tempo fa che SistemaIntranet, la sua società che offre servizi a Salvini e alla Lega, era ricompensata con 170mila euro l’anno per “un’attività incessante di comunicazione creativa, grafica e multimediale”.
Forse sarebbe il caso di offrire qualcosa in più per la sicurezza informatica.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 22nd, 2018 Riccardo Fucile
“SALVINI NON RIESCI NEANCHE A GARANTIRE LA SICUREZZA DEI TUOI ISCRITTI, AVETE RUBATO, VIVETE DI MENZOGNE E SULLA PAURA, NOI NON DIMENTICHIAMO”
Il blog di Anonymous Italia ha annunciato di aver effettuato un attacco hacker ai siti di Matteo
Salvini e della Lega Nord: decine di giga di email degli iscritti ai siti sono state messe online.
La notizia dell’attacco è rimbalzata anche su cyberguerrilla.org, dove la stessa rivendicazione è pubblicata in lingua inglese.
Ecco la presentazione:
Salvini, vuoi diventare il premier della Nazione, ma a causa della tua incompetenza, nemmeno gli iscritti al tuo blog possono stare tranquilli.
Il tuo colpevolizzare gli immigrati per ogni cosa, serve solo a nascondere la mancanza di una politica forte da parte tua che guardi al futuro.
Siete incompetenti, dei dilettanti allo sbaraglio, non avete mai fatto e voluto fare veramente qualcosa per il paese, giocando invece sulle paure delle persone per una manciata di seggi in parlamento
La vostra politica è fallimentare sotto ogni punto di vista, avete rubato puntando su menzogne, e dimostrandovi peggiori di quelli che dovevate sostituire e per questo motivo abbiamo deciso di rendere pubbliche più di 70.000 email dei tuoi iscritti e non solo, anche email personali, un dump gentilmente preso dagli amici di #anonplus, perchè voi capiate che la sicurezza alla quale dovete fare attenzione non è solo sulle strade, ma anche in rete, e la guerra ora si combatte su fronti molto più subdoli.
Noi siamo vigili, noi non dimentichiamo la storia, e vi staremo col fiato sul collo ogni qualvolta voi continuerete con la vostra malafede.
Avete voluto usare la rete, senza nemmeno comprendere cosa fosse, ma tutti i nodi prima o poi vengono al pettine, e noi siamo qui ad aspettarvi.
We are Anonymous.
We are legion.
We do not forgive.
We do not forget.
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Febbraio 21st, 2018 Riccardo Fucile
CHE PRESA PER I FONDELLI: NON SOLO LI FANNO ATTACCARE A PAGAMENTO DAGLI EXTRACOMUNITARI A BASSO COSTO, MA ORA USANO PURE MODELLI SLOVACCHI, CECHI E AGENZIE STRANIERE
“Prima gli italiani” è il mantra di Matteo Salvini da anni. 
E la difesa dei connazionali è diventata il vessillo da sbandierare in campagna elettorale dalla Lega.
Lo slogan è in bella vista anche sulle foto di copertina del profilo Facebook del leader del Carroccio, che chiama all’adunata del prossimo sabato in piazza Duomo a Milano.
La faccia di Salvini, i loghi, i pullman, il countdown e poi mamme e papà con le proprie figlie e figli.
Tutti sorridenti, biondissimi e bellissimi.
Italiani? Macchè. La coppia di donne è ceca, quella di uomini slovacca. Oggi (mercoledì, ndr) per il -3, invece, solo una bella foto panoramica di Milano.
Se n’è accorto il sito The Vision che ha ricostruito dove e come quelle immagini siano state acquistate da agenzie straniere che le vendono in stock su internet.
Mamma e figlia sono due modelle ceche, fotografate in piazza Duomo da un’agenzia altrettanto ceca, la Citalliance.
E lo stesso discorso vale per padre e figlio in posa sulle guglie del Duomo, immortalati dalla reporter Soloviova Liudmyla.
Italiana? No, slovacca.
Modelli e fotografi per il “Prima gli italiani” sono quindi stranieri.
Come gli ‘attacchini’ impegnati negli scorsi giorni ad affiggere i manifesti della Lega e di altri partiti di centrodestra: “Ore 7.10 Milano. Qui si fa l’Italia. Ma i manifesti li facciamo attaccare agli extracomunitari che ci costano meno”, sottolineava l’autore della foto, Luca Paladini, portavoce de I Sentinelli di Milano, in un post su Facebook.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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