Agosto 6th, 2019 Riccardo Fucile
NORME E POTERI DA REGIME MILITARE, VIOLAZIONE DELLE LEGGI INTERNAZIONALI… IN UN PAESE CIVILE CHI AVESSE PROPOSTO UN DECRETO DEL GENERE SAREBBE GIA’ IN GALERA
Sergio Mattarella firmerà il decreto sicurezza bis appena licenziato dalle Camere con l’esultanza della
Madonna di Salvini e l’ok del MoVimento 5 Stelle.
Ma il presidente della Repubblica potrebbe accompagnare l’ok con una lettera in cui esprimerà tutte le sue perplessità sulla costituzionalità delle norme, com’era accaduto del resto già nell’ottobre 2018, quando venne approvato il primo decreto sicurezza. All’epoca, in una lunga missiva inviata al governo, il Presidente della Repubblica aveva ribadito l’intangibilità di alcuni diritti degli immigrati, garantiti dalla Costituzione, richiamando l’esecutivo populista agli obblighi costituzionali e al rispetto dei trattati internazionali.
Spiega oggi Concetto Vecchio su Repubblica:
Quella approvata è una legge che assegna al ministro dell’Interno Matteo Salvini poteri mai visti per un titolare del Viminale. Un ministro che può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi dei migranti per motivi di ordine pubblico e sicurezza pubblica. Un uomo di Stato che criminalizza le ong e disprezza le leggi del mare, che sembra ignorare i trattati internazionali che impongono di salvare sempre e comunque le vite umane. E che ha imposto pene durissime, da 150mila euro a un milione, al comandante della nave che disubbidisce (il testo originario prevedeva da 10 a 50 mila euro), e che in più rischia la sospensione o la revoca della licenza di navigazione. Da più parti si evoca lo Stato di polizia.
Da quel che trapela le riserve riguarderebbero anche la modulazione delle pene della seconda parte della legge, quella che disciplina l’ordine pubblico: l’articolo 7, che riguarda le manifestazioni in luogo pubblico, introduce circostanze aggravanti, per i reati di violenza, minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale, e di violenza o minaccia a un corpo politico.
Durante l’esame parlamentare è stata aumentata la sanzione per l’oltraggio al pubblico ufficiale e per chi offende il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio.
Il decreto inoltre trasforma da violazioni amministrative in reati le azioni di chi si oppone alle forze dell’ordine con qualsiasi tipo di resistenza.
«La resistenza passiva sarà reato?», si è domandata la politologa Nadia Urbinati sul sito Strisciarossa. «Sedersi a terra davanti alle forze dell’ordine, rifiutandosi di andarsene sarà reato? E gridare contro il governo e la polizia?».
In attesa degli eventuali rilievi scritti di Mattarella, è convinzione diffusa, tra molti giuristi, che questa legge alla fine sarà smontata dalla Corte costituzionale.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 25th, 2019 Riccardo Fucile
MA QUANDO NOMINI MINISTRO DEGLI INTERNI SALVINI CHE COSA TI ASPETTI?
“Il Quirinale non compie scelte politiche”. Ad affermarlo, nel corso del suo intervento alla
cerimonia del Ventaglio al Quirinale è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sottolineando che le scelte politiche “competono e vengono contemplate dalle formazioni politiche presenti in Parlamento, nel rispetto della Costituzione”. Tuttavia all’arbitro spetta il compito di “richiamare al rispetto del senso delle istituzioni e ai conseguenti obblighi, limiti e doveri”.
Il capo dello Stato segnala che dopo le elezioni europee “si è conclusa una lunghissima campagna elettorale che ha prodotto divergenze, contrapposizioni e forti tensioni fra le forze politiche e dentro la maggioranza. Altri appuntamenti elettorali si prospettano. Va costantemente tenuto presente che le istituzioni della nostra Repubblica hanno bisogno di un clima di fattiva collaborazione, per decisioni sollecite e tempestive, per un buon andamento della vita nazionale”.
Mattarella ricorda il complesso negoziato con l’Ue sui conti pubblici e sottolinea che ”è stata saggia la scelta di un confronto dialogante e costruttivo con Bruxelles, con l’impegno a tenere i conti in ordine che ha incontrato il favore dei mercati e fatto scendere lo spread”.
Tenendo i conti in ordine, aggiunge il presidente della Repubblica, “si è evitato uno scenario che avrebbe pesantemente ipotecato il futuro del paese”.
(da agenzie)
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Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile
IL MESSAGGIO DEL CAPO DELLO STATO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO
Ancora una volta parole sagge, quelle di Mattarella, mentre il paese è attraversato da un’ondata razzista e xenofobo con i politici nostrani in cerca di consenso che sano solo spargere odio e parlare dei migranti come unica causa dei problemi.
Salvo strizzare l’occhio a evasori fiscali, corrotti e usare la mano morbida con la criminalità nostrana.
Dal Quirinale le indicazioni sono state chiare in occasione della giornata mondiale del rifugiato
«I rifugiati ci ricordano ogni giorno, con forza, vicende di sofferenza, di discriminazione, di separazione da famiglie, terre e radici. Ciascun popolo, nella sua storia, è stato vittima dl tragedie di questa natura. Le gravi difficoltà che affliggono popoli di regioni a noi anche molto vicine meritano un’attenta riflessione sulle cause di questi drammi e sulle risposte che richiedono. L’Italia, in prima linea nell’adempiere con costanza e determinazione ai suoi doveri di solidarietà , assistenza e accoglienza, vede l’alto impegno morale e giuridico di protezione verso coloro che fuggono dalle persecuzioni, sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, tra i principi fondamentali della nostra Costituzione. Le donne e gli uomini dello Stato rappresentano, per chi fugge da quelle condizioni, il primo volto amico, la mano tesa per un contatto umano e solidale. Merita di essere ricordata la meritoria esperienza dei trasferimenti umanitari di rifugiati particolarmente vulnerabili che, grazie ai vari canali di collaborazione delle autorità con la società civile – cui va tutta la mia riconoscenza – consentono di trarre in salvo e condurre in Italia centinaia di beneficiari. La giornata odierna ci ricorda anche che nessun Paese è in grado da solo di rispondere a questa sfida. Il superamento della logica emergenziale e la definizione di risposte lungimiranti e sostenibili fondate sui principi di responsabilità e solidarietà , vanno concertati e condivisi dalla comunità internazionale e, anzitutto, a livello europeo, come sancito dai trattati. L’Unione deve essere protagonista per sviluppare una politica comune che riesca a mitigare i conflitti e sostenere le esigenze di sicurezza e sviluppo dei popoli più esposti alle crisi umanitarie, attraverso un partenariato strutturato con i Paesi e le comunità che ospitano rifugiati e richiedenti asilo. La preziosa opera dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati va affiancata da una vigorosa iniziativa internazionale in questa direzione».
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2019 Riccardo Fucile
A POZZALLO SBARCANO ALTRI 50 MIGRANTI, SALVINI NON DICE CHE RESTERANNO IN ITALIA MA E’ COSI’
L’azione della Marina è fondamentale: è l’azione che garantisce la sicurezza del nostro Paese,
dei suoi mari e delle sue coste sotto ogni profilo: la sicurezza in generale, il mantenimento della pace, la sicurezza della libertà di navigazione e dei commerci, la sicurezza delle infrastrutture, il salvataggio di vite umane – in questi anni con molta intensità – che ha reso prestigio al nostro Paese”.
Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio, incontrando una rappresentanza della Marina Militare per la Festa della Marina..
Il varo della Nave Trieste ”è stato un momento che ha sottolineato l’impegno della Repubblica per la Marina e la consapevolezza dell’esigenza che la Marina – come le altre Forze Armate – ha bisogno di continuo sostegno per l’aggiornamento, l’ammodernamento, per avere mezzi adeguati”: così il presidente della Repubblica.
“Il prestigio viene assicurato da tante attività della Marina in sede internazionale; l’ammirazione che, per esempio, riscuote la Nave Vespucci quando, in giro per il mondo, viene accolta con entusiasmo ovunque. Credo che un momento significativo – lo è stato per me certamente – sia stato quello del varo di Nave Trieste. Il varo è sempre un momento emozionante, ma il varo di una nave di quelle dimensioni, di quella portata, di quelle capacità operative, è stato particolarmente emozionante”.
Intanto cambio di rotta per la nave commerciale Asso 25 che ha recuperato ieri, in acque Sar maltesi, 50 migranti e che si trova in navigazione verso il porto di Pozzallo dove il suo arrivo è previsto dopo le 14. I
nizialmente il rimorchiatore era diretto a Lampedusa ma nella notte vi è stata la scelta di farlo dirigere verso il porto ragusano. Il ministero dell’Interno Matteo Salvini, secondo quanto si apprende, è stato informato e non avrebbe frapposto ostacoli.
La Capitaneria di porto di Pozzallo è stata allertata per l’arrivo della nave.
“Verranno ospitati in strutture della Cei” dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini cercando di nascondere che i richiedenti asilo resteranno comunque in Italia.
(da agenzie)
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Giugno 4th, 2019 Riccardo Fucile
L’ARMA DELLO SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE COME DETERRENTE AL VOTO ANTICIPATO … ORA SALVINI DEVE DIRE COSA VUOL FARE… E UN CONTE DIMISSIONARIO VUOL DIRE SPREAD A 400
Dunque anche Di Maio è salito al Quirinale per dare assicurazioni sul destino del governo,
ricevendo una richiesta di “chiarezza” perchè di buone intenzioni sono lastricati i sentieri di tante crisi.
E non si può andare avanti in una situazione di incertezza, fatta di mosse umorali, sbalzi politici ad horas, precipizi annunciati di sera sui provvedimenti, telefonate diurne, in una situazione di perdurante paralisi, da settimane, nell’azione di governo.
E senza una posizione comune, anzi con un gioco pericoloso in atto proprio sul terreno più delicato del rispetto dei vincoli europei, alla vigilia della decisione della Commissione Ue sulla procedura di infrazione. Che rischia di diventare la scintilla che fa divampare l’incendio politico, sullo sfondo di una crisi economica annunciata da tutti gli indicatori.
E alla vigilia di scelte importanti come la nomina del prossimo Commissario Ue, per cui sarebbe auspicabile secondo Mattarella una figura di alto profilo.
È chiaro che, in una situazione come questa, il capo dello Stato non può essere uno spettatore, disincantato e indifferente.
Spettatore che osserva, ascolta, tiene per sè le sue valutazioni, se qualcuno ha la buona creanza di informalo bene, altrimenti fa lo stesso. E, avanti così, pronto a notificare un percorso di questo tipo senza neanche un battito di ciglia: assistere all’apertura di una crisi di governo, procedere a consultazioni spedite, se così desidera il capo della Lega che si sente il capo del paese, regalare agli italiani il divertimento dei comizi balneari arroventati anche dal calore dello spread, alle Corti d’Appello la gioia delle liste elettorali a Ferragosto, poi le elezioni il 22 o 29 settembre, di fatto già in piena sessione di bilancio, senza contare quanto tempo ci vorrà per far nascere il nuovo governo.
Dunque, un governo sovranista che avrebbe un programma non dissimile da quello che bloccò la nomina di Paolo Savona al Mef, in nome della tutela dell’interesse nazionale, e fondato su una maggioranza che poi, a quel punto, eleggerebbe il successore di Mattarella tra tre anni.
Praticamente una mina piantata sotto l’edificio europeo, che farebbe passare alla storia l’attuale capo dello Stato come una sorta di Facta del XXI secolo, colui che ha spalancato le porte al più grande stravolgimento della collocazione geopolitica del paese nella storia recente.
Di questo si sta parlando, quando si almanacca attorno all’eventualità del “che succederà ” e “che farà ” e del “che sta facendo Mattarella”. Di questo ordine di grandezza delle cose.
Ecco, anticipiamo subito la tesi di questo articolo, frutto di chiacchierate con fonti degne di questo nome e informazioni raccolte oltre le versioni ufficiali: l’arbitro, come tutti gli arbitri, non è sugli spalti a godersi lo spettacolo trangugiando pop corn. Ma è in campo. E, al netto delle coltre di silenzio e un po’ di sana ipocrisia le tracce della sua azione indicano, tutte, una sottile opera di “moral dis-suasion”, per evitare l’eventualità che, da settimane, alimenta una sorta di psicosi della politica italiana, l’effervescenza dei mercati, le preoccupazioni di quella rete di protezione nazionale e internazionale del paese, da Bankitalia di Visco alla Bce di Mario Draghi.
Dell’opera di dis-suasion è parte integrante la richiesta di “chiarezza” a Luigi Di Maio, a cui è stata tenuta una rapida lezione di economia a proposito del “baratro” che si spalancherebbe sul paese se il governo ingaggiasse la linea di “sforamento” dei vincoli di bilancio, su cui il vicepremier però non ha dato assicurazioni.
Ma soprattutto la mossa di Conte, molto apprezzata lassù e molto valorizzata, secondo quella antica sapienza per cui sono importanti gli effetti che una mossa produce, non chi l’ha pensata.
Anzi, la vera arte è indirizzare gli eventi, nella direzione auspicata come se fosse un moto spontaneo di ragionevolezza altrui. Perchè è vero che l’avvocato del popolo è figura debole, priva di un’unzione democratica, goffa come i bizantinismi lessicali di un penultimatum, smontato da Salvini in un post veloce come un “me ne frego”, però è anche vero che l’abito rende utile il monaco e le sue dimissioni in nome del rispetto dei vincoli europei avrebbe l’effetto di far “schizzare lo spread a 400”, facendo precipitare il paese nell’emergenza.
È pronto Salvini ad assumersi questa responsabilità o la tempesta annunciata rappresenta, proprio come è accaduto l’anno scorso di questi tempi, un grande disincentivo all’azzardo?
Diciamolo: Mattarella non è Napolitano. Non lo è di indole, formazione, cultura. Non lo è per il contesto, politico e parlamentare. Nè vuole apparire come colui che esercita una supplenza o un contropotere rispetto a un governo in carica, anche perchè è consapevole che, in tempi di anti-establishment, anche un timido indirizzo verrebbe interpretato come un’indebita ingerenza (ricordate con quale inconsapevole e pericolosa baldanza fu nominata la parola impeachment?) e avrebbe l’effetto della benzina sul gran falò della propaganda dei difensori del popolo che tutto possono in nome del popolo.
Però è sbagliato pensare che, al dunque, un democristiano di sinistra sia più arrendevole di un comunista di destra e meno incline ad agire un ruolo, sia pur nell’ambito di una astuta guerra di posizione e non di movimento.
E lo dimostra proprio questo giro di “pre-consultazioni” al Quirinale e l’aver sfoderato l’arma che, nel 2013, il comunista di destra non aveva perchè gestì la crisi post voto in pieno semestre bianco: il potere di scioglimento delle Camere.
È ciò che il Quirinale sta lasciando trapelare da giorni: “Se non ci saranno alternative, il capo dello Stato non potrà che prenderne atto e sciogliere”. Il che, formalmente non fa una piega. Ed esclude l’ipotesi che già il contesto rende impraticabile, come è accaduto con Carlo Cottarelli: un governo “tecnico” o del “presidente”, pensato al Quirinale e calato sul Parlamento.
Però l’eventualità non è un auspicio, nè l’annuncio dell’inevitabilità di una ratifica. È una pressione, un ulteriore deterrente, teso a “stanare” Salvini, affinchè da subito faccia chiarezza sulle sue reali intenzioni: se vuole consentire al paese di avere un governo nel pieno della sua operatività o se davvero ha il coraggio o l’avventurismo di giocare d’azzardo, in un’ottica del tanto peggio, trascinando il paese al voto.
Se fosse una mano di poker equivarebbe a dire “vedo”.
I bluff si svelano così.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 26th, 2019 Riccardo Fucile
MATTARELLA SEGNALA TIMORI E CORRETTIVI SULLA LEGITTIMA DIFESA, LA LEGGE VIENE DEMOLITA E ORA IL M5S GONGOLA (DOPO AVERLA VOTATA)
Quando Matteo Salvini ha letto la lettera che il Quirinale ha inviato al Parlamento
contestualmente alla firma sulla legge della legittima difesa, ha tirato un sospiro di sollievo e si è irritato.
Perchè, dopo averla compulsata con i suoi, da un lato ha preso atto che le parole di Sergio Mattarella non snaturano l’impianto del provvedimento. Dall’altro il Capo dello stato ha del tutto stroncato qualunque possibile tipo di propaganda sul filo del “la difesa è sempre legittima” già strombazzato dalle camicie verdi fin dal momento della presentazione.
“Va preliminarmente sottolineato che la nuova normativa non indebolisce nè attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia”, scrive il presidente della Repubblica.
Poi il passaggio decisivo: “L’art.2 della legge, modificando l’art.55 del codice penale, attribuisce rilievo decisivo ‘allo stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto’: è evidente che la nuova normativa presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento e che questo sia effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta”. Insomma: stop alla propaganda del si può sparare sempre e comunque messa in piedi dagli uomini del Carroccio.
Passa qualche decina di minuti, ed ecco la risposta del ministro degli Interni: “Io ascolto con interesse estremo i rilievi del capo dello Stato, ma la legittima difesa è legge dello Stato e i rapinatori da oggi sanno che se entrano in una casa, un italiano può difendersi senza rischiare di passar anni davanti a un tribunale in Italia”.
Una risposta tutta politica, che mostra le spallucce al Colle e tocca il tasto che più sta a cuore al Capo dello stato. Perchè il suo non è un anatema, ma un invito stringente soprattutto ai magistrati affinchè il “turbamento” derivante dal “pericolo” richiamato dalla legge non sia un dato di fatto assodato in tutti i (pochissimi) casi di reazione a un’effrazione, ma abbia solidi argomenti oggettivi da riscontrare in sede giudiziale.
Nessuna licenza di uccidere, insomma, ma uno stato che attraverso le forze dell’ordine e l’amministrazione della giustizia deve conservare uno stretto monopolio sull’uso della forza, tranne rare e giustificate eccezioni.
Salvini sa che è sul versante della penetrazione del messaggio securitario nell’opinione pubblica che passano i dividendi elettorali del provvedimento. E così la macchina del Carroccio si mette subito in moto per arginare un’eventuale inerzia in senso opposto.
Esce l’Associazione nazionale magistrati, che plaude il Colle. Esce l’Unione dei penalisti italiani, che spiega come l’intervento di Mattarella vanifichi gli effetti della riforma.
Gongola il Movimento 5 stelle: “La pistola di Salvini ora è scarica”, gongola un uomo molto vicino a Luigi Di Maio sorridendo.
Sono note le riserve del Guardasigilli Alfonso Bonafede sul testo, e la glaciale freddezza con la quale le truppe stellate hanno accolto l’approvazione sia alla Camera sia al Senato. Proprio il sottosegretario a 5
stelle del ministero della Bongiorno, Mattia Fantinati, spiega ad Huffpost: “Il presidente richiama giustamente quei valori nei quali crediamo e per i quali la sicurezza non può appiattirsi su approcci sicuritari”. E continua: “La vera sicurezza la fai con le politiche che combattono le cause sociali del crimine, non certo con la repressione muscolare o, peggio, con la proliferazione delle armi”. Universi paralleli.
Il disinnescarsi di un argomento forte di propaganda fa gioco ai pentastellati. E si inserisce nel quadro turbolento delle polemiche tra gli alleati, deflagrate sui porti chiusi e che hanno raggiunto l’apice con il caso che ha coinvolto Armando Siri.
Un quadro nel quale i 5 stelle cercano di tessere una tela che gli dia un solido ancoraggio al Colle. Per accreditarsi come interlocutori privilegiati della maggioranza, certo. Ma anche per avere più carte da giocare in caso di crisi. Che nessuno, nei conciliaboli di Palazzo, è più disposto a giurare che alla fine non ci sarà .
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 26th, 2019 Riccardo Fucile
MAGISTRATI E AVVOCATI: “IL PRESIDENTE HA DIMOSTRATO LA VUOTA NATURA PROPAGANDISTICA DELLA NORMA”
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge sulla legittima difesa, ma “contestualmente” ha scritto alle Camere per rimarcare che le nuove norme non devono attenuare il ruolo dello Stato.
“Va preliminarmente sottolineato che la nuova normativa non indebolisce nè attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia”, scrive il capo dello Stato nella lettera inviata ai presidenti del Senato e della Camera e al presidente del Consiglio.
“L’art.2 della legge, modificando l’art.55 del codice penale – aggiunge il capo dello Stato – attribuisce rilievo decisivo ‘allo stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto’: è evidente che la nuova normativa presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento e che questo sia effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta”.
I punti importanti della lettera del Capo dello Stato sono i seguenti: la normativa sulla legittima difesa, prevista dal Codice Rocco e ancora vigente, prevede la condizione di “necessità ” che non può essere abolita dalla nuova legge perchè sarebbe contraria ai principi costituzionali. In altre parole perchè la difesa sia legittima deve continuare a sussistere la necessità di difendersi da un pericolo attuale (ossia in atto, contemporaneo) di un’offesa ingiusta.
Altro rilievo. Sull’introduzione del concetto di “grave turbamento” non può essere invocato “soggettivamente” da chi ha sparato. Se fosse una scriminante sempre e comunque colui che che ha sparato potrebbe dire di essere stato in stato di grave turbamento per evitare il processo per eccesso di legittima difesa. Bisogna invece che questo stato di grave turbamento sia riconosciuto oggettivamente.
Infine vengono segnalati due errori materiali: alcune garanzie fornite dalla legge per chi si è avvalso della legittima difesa non vengono estese al di fuori del domicilio (per esempio se vengo aggredito per strada), nè al reato di rapina (ben più grave di quello di furto o di scippo).
Anm: “Piena adesione”
“Piena adesione a quanto segnalato da Mattarella”. Pasquale Grasso, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, commenta così la promulgazione della legge di riforma della legittima difesa e le considerazioni contenute nella lettera di Mattarella. “E’ legge dello Stato. Nella concreta applicazione, se emergeranno dubbi di costituzionalità – sottolinea Grasso – saranno sottoposti al vaglio della Consulta”.
Unione Camere penali: “Interpretazione Mattarella vanifica la riforma”.
L’ interpretazione del capo dello Stato sulla riforma della legittima difesa “vanifica l’intero impianto normativo e ne dimostra la vuota natura propagandistica”.
Lo sostiene il presidente dell’Unione delle Camere penali Giandomenico Caiazza, che giudica la lettera del capo dello Stato “un fatto eccezionale che dimostra la fondatezza delle perplessità di ordine costituzionale che dal primo momento abbiamo denunziato”.
Sono due, secondo il leader dei penalisti, le osservazioni principali del presidente della Repubblica sulla riforma.”Una riguarda l’impianto della legge: Mattarella dice ‘non si pensi che lo Stato deleghi la difesa al privato’.
E’ un’ affermazione garbata ma pesantissima e significa che sarà eccezionale che il privato si difenda da solo”. “La seconda osservazione, la più importante, riguarda l’articolo 55 della legge sul grave turbamento: perchè ci sia una copertura costituzionale occorre che il grave turbamento abbia oggettività , che va valutata caso per caso.
Significa ‘toglietevi dalla testa che il grave turbamento sia presunto nel fatto in sè che sia entrato qualcuno in casa’. Sostanzialmente – conclude Caiazza- è un interpretazione che vanifica l’intero impianto normativo e ne dimostra la vuota natura propagandistica.
(da agenzie)
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Aprile 23rd, 2019 Riccardo Fucile
RINVIARLA ALLE CAMERE O ACCOMPAGNARLA CON ALCUNE PRECISAZIONI, DI FRONTE AI DUBBI DI INCOSTITUZIONALITA’
Sergio Mattarella non ha ancora firmato la legge sulla legittima difesa. E domenica
scadono le norme che impongono al presidente della Repubblica di promulgare il provvedimento entro 30 giorni, a meno che non chieda un nuovo esame al Parlamento.
I dubbi di costituzionalità sulla norma potrebbero spingere il Quirinale a rimandare la legge alle camere, così come è accaduto per la norma sulle mine anti-uomo nel 2017.
Anche nel caso in cui proceda alla promulgazione, tuttavia, il Presidente ha la facoltà di accompagnare le sue decisioni con alcune precisazioni.
Questo è quello che accadde, ad esempio, il 4 ottobre scorso, quando in riferimento all’emanazione del decreto legge sicurezza, Mattarella aveva scritto al premier Conte per ribadire la validità degli “obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”.
E la strada stretta del presidente della Repubblica, eletto dal parlamento precedente e oggi non esattamente visto con adorazione dal Carroccio, potrebbe portare a qualche sorpresa.
Anche perchè la legge sulla legittima difesa non serve a molto (per non dire a nulla): la legge sulla legittima difesa, quella attuale, funziona.
Lo dimostrano l’archiviazione del procedimento a carico di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda che sparò e uccise un ladro nella sua abitazione; e in precedenza l’archiviazione delle accuse nei confronti di Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò contro alcuni rapinatori che avevano assaltato una gioielleria. Nessuno di loro è stato processato.
La Lega però si attacca al caso di Ermes Mattielli, che sparò 14 colpi contro 2 ladri di rame che stavano scappando (quindi avevano già desistito dal furto) e che venne condannato per eccesso di legittima difesa.
Il comma b) dell’art. 52 del Codice penale prevede infatti che c’è legittima difesa «quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione».
Proprio questo comma, che ora la Lega vuole abrogare era stato fatto introdurre nel 2006 su proposta della Lega Nord. L’idea era quella di creare un ulteriore deterrente ai malviventi. Ora la Lega vorrebbe modificare la legge per “ammorbidire” la definizione di legittima difesa e creare un nuovo deterrente. Il gioco potrebbe andare avanti all’infinito.
Lo stesso vale per il discorso della proporzionalità o quello della discrezionalità del magistrato. Nessuno deve “chiedere” al ladro quali siano le proprie intenzioni o verificare, accendendo la luce e facendo domande se l’intruso sia armato o meno.
Può accadere infatti che chi si difende commetta l’errore di sentirsi minacciato quando in realtà non è in pericolo, questa eventualità è prevista ed è la cosiddetta legittima difesa putativa che nasce appunto dalla convinzione di trovarsi in pericolo.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 13th, 2019 Riccardo Fucile
IL CAPO DELLO STATO SI PREPARA AL RUOLO DI GARANZIA COSTITUZIONALE
Può essere semplicemente una coincidenza, o forse un atteggiamento dettato da prudenza.
Stando a quanto riportato dalla giornalista de Il Giornale Laura Cesaretti, nell’agenda del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci sarebbero tre settimane libere totalmente dagli impegni all’indomani delle elezioni europee del 26 maggio prossimo.
Ma questo può voler dire anche un’altra cosa: ovvero, che il Colle si stia preparando a una possibile crisi di governo scaturita dal voto per il rinnovo dei parlamentari a Strasburgo e a Bruxelles.
Del resto, le minacce ci sono già state, anche se velate.
Per il Movimento 5 Stelle, la soglia di sopravvivenza è quella del 20% alle prossime elezioni. In caso contrario, Luigi Di Maio potrebbe staccare la spina a un governo che — a conti fatti — gli sarebbe costato quasi il 12% dei consensi. Ma, dal versante opposto, una prova di forza muscolare della Lega alle prossime elezioni potrebbe convincere Matteo Salvini a fare da solo o con chi ci sta, chiedendo elezioni anticipate.
Insomma, la partita non sembra giocarsi soltanto sui contenuti politici ed economici, dal def alla prossima manovra. Sembra invece essere caratterizzata anche dal responso delle urne che potrà dire molto di più sul primo anno del governo giallo-verde, facendo venire a galla insoddisfazioni non messe in conto o nuove tendenze nelle preferenze.
Per questo motivo, Sergio Mattarella — che in caso di crisi istituzionale, come previsto dalla Costituzione, sarebbe il perno attorno al quale muoversi — avrebbe scelto di restare al palazzo del Quirinale per fare da osservatore.
Ed eventualmente agire in caso di necessità .
A quel punto si aprirebbe il lungo valzer delle consultazioni, il sondaggio delle diverse forze parlamentari, la faticosa ricerca di una maggioranza. Possibile anche che, viste le incombenze dettate dalla politica economica, con un aumento dell’Iva che sembra sempre più probabile, nessuno voglia prendersi questa responsabilità .
La domanda allora è: basteranno tre settimane prive di impegni dopo il 26 maggio?
(da agenzie)
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