Dicembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
PUBBLICO IN PIEDI, APPLAUSI PER CINQUE MINUTI E GRIDA “BRAVO PRESIDENTE”, UN SEGNALE AL GOVERNO
Prima alla Scala con «Attila» a Milano e prima volta per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che da quando è stato eletto Capo dello Stato non aveva ancora potuto essere presente il 7 dicembre.
Mattarella è stato accolto fuori dal teatro da calorosi applausi delle persone accalcate dietro le transenne e da un «Bravo Presidente!».
§Ad accoglierlo il sovrintendente Alexander Pereira e il sindaco Giuseppe Sala. Prima di lui sono arrivati tra gli altri la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il presidente della Regione Attilio Fontana, la senatrice a vita Liliana Segre, Fedele Confalonieri, l’ex premier Mario Monti, la vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia e il prefetto Renato Saccone.
Il pubblico della Prima ha accolto con un applauso caloroso, durato più di 5 minuti, l’ingresso nel palco d’onore del presidente della Repubblica.
Con la sala buia gli spettatori, in piedi, avevano atteso per alcuni minuti l’ingresso del Capo dello Stato.
Alla fine il pubblico, sempre in piedi, si è girato verso il palcoscenico, con la sala del Piermarini illuminata e il sipario chiuso, per ascoltare l’inno di Mameli diretto dal maestro Riccardo Chailly.Nell’intervallo, il presidente Mattarella è andato a salutare il direttore Riccardo Chailly in camerino.
Mentre rientrava nel palco reale del Piermarini, a chi gli chiedeva se l’opera gli piacesse, il presidente ha risposto: «Molto». «Milano vuole molto bene al Presidente Mattarella», ha commentato il sindaco Beppe Sala. «Tutte le volte che viene, Milano gli dimostra un grande affetto. Abbiamo bisogno di Mattarella e dimostriamo vicinanza al Presidente della Repubblica», ha concluso il sindaco.
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: Mattarella | Commenta »
Novembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
LETTERA DI RICHIAMO AL GOVERNO PER EVITARE LA CONTRAPPOSIZIONE PLATEALE
La modalità dice già tutto. Perchè Sergio Mattarella avrebbe potuto diffondere già nella giornata
di ieri la lettera inviata al presidente del Consiglio, in cui si autorizza la presentazione della manovra e si invita al “confronto e dialogo” con l’Europa.
E invece il testo della breve missiva è stato reso noto solo questa mattina, nella forma di una “precisazione” rispetto ad alcune “indiscrezioni” apparse sui media.
La cautela del metodo, assieme a quella delle parole, contribuisce a conferire al testo, e al “titolo” che ne deriva, il carattere di un invito — in verità l’ennesimo – alla collaborazione più che di una bacchettata al governo.
Il che però non significa che va tutto bene o che, al Quirinale, sia venuta meno la preoccupazione che ha accompagnato queste settimane complesse sul fronte dei conti pubblici.
Non a caso Mattarella “sollecita il governo” a un “confronto” sereno con l’Europa, proprio sulla base di tutti i fattori di criticità emersi in queste settimane, come le valutazioni dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, le “osservazioni della Commissione europea”, i vincoli che prevede la costituzione in materia di conti pubblici. Parliamoci chiaro: il capo dello Stato non poteva non autorizzare la presentazione della manovra, perchè per un gesto del genere avrebbe dovuto ravvisare clamorose violazioni costituzionali.
Ma, nell’autorizzare, e sempre evitando contrapposizioni frontali, ribadisce — anche in questo caso, per l’ennesima volta — il suo allarme sui possibili contraccolpi della manovra.
E, come nel messaggio inviato all’Acri, sottolinea la necessità di una “legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani”. Già , il “risparmio”. Perchè è chiaro, come dicono da settimane tutti gli analisti, che se lo spread dovesse rimanere a questi livelli le banche meno solide potrebbero andare in sofferenza. Ed è altrettanto chiaro che le tensioni con l’Europa non aiutano e non aiuteranno quando, se il governo come pare continuerà a rifiutare ogni mediazione, arriverà la procedura di infrazione da parte della Commissione europea.
La domanda, a questo punto, è pressochè inevitabile. E da settimane rimbalza nei Palazzi della politica: ma su questi presupposti, e vista la delicatezza del momento, perchè Mattarella non ricorre al repertorio di moniti, reprimende e richiami allarmati e tiene un profilo assolutamente collaborativo col governo?
Al netto della mitezza caratteriale, è una domanda politica. Il perchè è semplice. E, per comprenderlo, andiamo alla scena finale di questa storia.
Quando cioè la manovra arriverà sulla scrivania del Quirinale per la firma, alla fine del lungo percorso parlamentare. Il testo, nella sua formulazione iniziale, lo avrebbe messo di fronte a un bivio drammatico: firmare il default del paese o rifiutarsi e, a quel punto, diventare assieme all’establishment europeo il nemico del popolo perfetto per la campagna elettorale sovranista, col paese in esercizio provvisorio.
Per evitare un finale di questo tipo, che “il muro contro muro” avrebbe agevolato, al Quirinale è stata scelta un’altra strada.
Una strada resa anche obbligata dalla delicatezza degli equilibri politici di un Parlamento che, per la prima volta da decenni, è un Parlamento poco sensibile ai richiami istituzionali.
È stata scelta la strada della limitazione del danno, non della contrapposizione plateale. Se alla fine sarà sufficiente o meno ad evitare il peggio si vedrà .
È un dato di fatto che qualcosa, e non di irrilevante, nella manovra è già cambiato, grazie al lavorio del “partito dialogante” nel governo.
All’inizio la manovra prevedeva un impegno finanziario non derogabile di sedici miliardi di euro da destinare alle due misure simbolo del governo gialloverde, il reddito di cittadinanza e “quota cento”. Tutto e subito.
§Nell’ultima versione, quei fondi non sono più vincolati alle due misure ma possono essere utilizzati anche per altro, come la riduzione del deficit.
È una mossa furba e molto all’italiana, che consente a Di Maio e Salvini di dire che si faranno ma al tempo stesso viene parzialmente disinnescata la reazione dei mercati. Sono cioè cambiati i tempi, i costi e le modalità , perchè entrambe sono nei “collegati” ovvero in provvedimenti successivi alla manovra.
È difficile che possa bastare a Bruxelles per evitare una procedura di infrazione che ormai appare scontata.
Però è un dato di fatto che, almeno per ora, l’Apocalisse sui mercati è stata rinviata. Siamo sempre su un piano inclinato, e anche piuttosto scivoloso, ma qualche limitazione del danno c’è stata, grazie a quel partito della ragionevolezza che opera all’ombra del Quirinale.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Mattarella | Commenta »
Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
L’ILLUSIONE DEL PRESIDENTE CHE PARLA DI RAGIONEVOLEZZA CON DEGLI IRRESPONSABILI: TEMPO SPRECATO, MANCA IL CORAGGIO DI DARE LA SVEGLIA AL POPOLO BIDONATO DAI DUE CAPICOMICI
Colpisce che, nel giorno della sua bocciatura senza precedenti, a Sergio Mattarella non
scappi neanche una parola sulla “manovra” o sull’innesco del conflitto dall’esito imprevedibile con l’Europa, annunciato dall’indisponibilità del governo a cambiare anche una virgola.
E che, parlando all’Anci, l’unico riferimento sul tema sia una indiretta esortazione a rispettare “l’equilibrio dei bilanci”. Non perchè ce lo chiede l’Europa, ma perchè “disordine sui conti” produce “contraccolpi sui più deboli”. E un altrettanto indiretto invito al galateo istituzionale, di cui nel dibattito politico sono sparite le tracce da tempo.
Più che un monito, un richiamo molto low profile del capo dello Stato, che, come insegnano i vecchi quirinalisti, è preoccupato per definizione.
Il discorso di Rimini, la firma al decreto fiscale, sempre nel giorno del D-day.
Tutto racconta di una attenzione a non aprire un fronte polemico col governo.
L’uomo, per indole e cultura politica, non interpreta il suo ruolo col decisionismo del predecessore che, in una circostanza del genere, non avrebbe esitato allargare la fisarmonica presidenziale, segnalando il rischio che corre il paese in questo gioco d’azzardo sui mercati.
Però, al netto di questo elemento, la prudenza rivela non solo un aspetto caratteriale, ma l’idea, tutta politica, che la partita, delicata, sia ancora lunga.
E un intervento più duro, proprio nel giorno della bocciatura della commissione europea, avrebbe avuto l’effetto di chiudere quegli spiragli di dialogo che, sia pur sottotraccia, ci sono, o comunque potrebbero esserci. Consegnando il Quirinale all’isolamento.
Almeno così spiega chi, nel governo, è ben informato sugli umori del Colle: “È chiaro che il giudizio della Commissione sulla manovra dà forza al partito dei falchi, ovvero di chi dice ‘avanti così senza modifiche'”. Ma il governo, a dispetto delle roboanti dichiarazioni ufficiali, non è quella testuggine compatta di cui parla Di Maio.
Non solo Moavero, ma anche Savona è preoccupato per la spirale che può innescarsi sui mercati. E aleggia qualche perplessità nel vasto mondo leghista, timoroso che, in questo gioco d’azzardo con lo spread, possa saltare qualche banca al Nord.
Perchè è vero che non c’è stata l’Apocalisse sui mercati. Ma tutti i segnali dicono che il paese è su un piano inclinato.
Con lo spread che ha raggiunto i 320 punti base. E le banche che hanno subito risentito della decisione, virando al ribasso e registrando perdite consistenti. E non si può escludere che questa decisione non influenzi negativamente il giudizio che darà questo venerdì Standard&Poor’s.
In una crisi del genere, l’Apocalisse non è una dinamica che si produce in 24 ore, anche perchè questa crisi non paragonabile alla crisi dei debiti sovrani del 2011, segnata dal “rischio contagio”. È, se le cose rimarranno come stanno, un logoramento lento che ha già prodotto dei danni elevati, in termine di fuga di investimenti e di interessi sul debito che, tanto per intenderci, a quota 300 di spread costano quanto mezzo reddito di cittadinanza.
E chissà se è un caso che, per la prima volta, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti a Porta a Porta ha già messo le mani avanti proprio annunciando misure di salvataggio per le banche: “Se continua la dinamica dello spread e va verso quota 400 in automatico gli attivi delle banche vanno in sofferenza quindi serve ricapitalizzare”. Parole che indicano quantomeno la consapevolezza del problema. E se oggi è il giorno in cui anche le colombe sembrano falchi, gioco sulla manovra è solo all’inizio. Ancora non c’è un testo definitivo, poi c’è il lungo iter parlamentare: è questione di settimane, non di giorni.
Diciamo le cose come stanno: in questo contesto, con i due partiti di governo che, sulla manovra, stanno costruendo la loro “narrazione” elettorale per le europee, e peraltro poco inclini a quel galateo istituzionale che, finora, ha sempre tenuto il Quirinale fuori dai bersagli della propaganda dei nemici del popolo, più che l’affermazione di un principio, nei vertici istituzionali prevale la logica di limitazione del danno.
La tenace tessitura di una tela affinchè prevalga la ragionevolezza.
I segnali della crisi ci sono tutti, ma non siamo ancora sulla soglia del baratro. Anche Mario Draghi, nei giorni scorsi, ha pronunciato parole prudenti e Mattarella, nei suoi ripetuti inviti al dialogo, continua a essere molto attento a non suscitare allarmismi. Sono segnali che rivelano la delicatezza della situazione. Perchè l’appello definitivo può essere uno solo.
Prima ci sono i tentativi da compiere affinchè non si arrivi a quel momento, evitando un isolamento che, con questi equilibri politici, equivarrebbe a un game over di una partita che, invece, è ancora lunga.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Mattarella | Commenta »
Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile
DI FRONTE ALL’INCAPACITA’ DEI PARTITI A TROVARE UN ACCORDO E AI VETI INCROCIATI, DIVENTERA’ L’UNICA ALTERNATIVA (CHE PIACE A BERLUSCONI E AL PD)
L’ultimatum ai partiti è lanciato, al termine del secondo giorno di consultazioni. 
Ora Mattarella sta per calare l’asso di una sua iniziativa per “uscire dallo stallo” e ridare al paese “un governo nel pieno delle sue funzioni”, dopo aver constatato con crescente insoddisfazione come “il confronto tra i partiti non abbia fatto progressi”. Alle forze politiche restano gli scampoli di qualche giorno ancora, per lanciare l’sos al Quirinale e compiere il miracolo di un’intesa.
In assenza, la scure di Mattarella calerà a metà della prossima settimana, fra mercoledì e giovedì (lunedì il presidente sarà a Forlì per la commemorazione di Ruffilli, martedì ancora pausa in attesa di qualche novità ).
“Dall’andamento delle consultazioni di questi giorni – dice il capo dello Stato al termine dei colloqui – emerge con evidenza che il confronto tra i partiti per dar vita in Parlamento a una maggioranza che sostenga un governo non ha fatto progressi”. Mattarella invece ha fatto presente la necessità che “con urgenza” un confronto per trovare una maggioranza in Parlamento “si sviluppi e si concluda positivamente”. E indica le emergenze, un programma da mettere in cantiere: “Le attese dei nostri concittadini, i contrasti nel commercio internazionale, le scadenze importanti e imminenti nella Unione europea, l’acuirsi di tensioni internazionali in aree non lontane dall’Italia”.
Ma queste urgenze restano lì, in attesa di un governo che non arriva. Per cui ha deciso di prendere lui l’iniziativa.
In che modo? Ci sono due scenari immediati, quotati al cinquanta per cento ciascuno: preincarico a Salvini o mandato esplorativo a Casellati (o a Fico).
E una ipotesi sullo sfondo, che può maturare invece nelle prossime settimane: il governo del presidente.
Con una certezza intanto: Mattarella ha lasciato chiaramente intendere che non darà un terzo giro di consultazioni.
Primo scenario.
Il preincarico, politico, che in prima battuta può andare a Matteo Salvini, ovvero il candidato che la coalizione più forte, cioè il centrodestra, ha indicato unitariamente ieri nelle consultazioni al presidente della Repubblica.
Non ci sono subordinate, in questo contesto, tipo un’altra figura della Lega come Giorgetti.
Salvini rinuncia perchè teme di restare bruciato, in assenza di una maggioranza? Il leader leghista ha già messo le mano avanti, “non andiamo a cercare i voti in Parlamento ad uno ad uno, la caccia al tesoro la faccio con i miei bambini”.
Allora, dica chiaramente di no al presidente della Repubblica. A quel punto, avanti il prossimo.
Cioè secondo preincarico, a Di Maio. Si chiama fuori o fallisce pure lui? Ecco che, dopo un paio di settimane di fiaschi politici e fumate nere, a Sergio Mattarella non resterebbe altro da fare che mettere in pista un “classico” dei casi disperati: il governo del presidente.
Guidato da una figura terza – il suo identikit però resta ancora avvolto nel mistero – basato su pochi punti di programma se possibile condivisi dalle forze politiche, e aperto a chi ci sta. Berlusconi non aspetta altro, il Pd uscirebbe giocoforza dall’Aventino, meno contenti 5Stelle e Salvini, ma a quel punto comunque si accoderebbero all’appello istituzionale del capo dello Stato, con la speranza di ritrovarsi con un governo a tempo che sfocerebbe prima possibile nel ritorno al voto. Una strada, questa del preincarico, per inchiodare i partiti alle loro responsabilità . I temi ruoterebbero attorno ai quattro punti che proprio Mattarella ha citato oggi nella sua dichiarazione.
Secondo scenario.
Un’esplorazione, di carattere istituzionale, da affidare al presidente del Senato o a quello della Camera, che dopo aver sentito i partiti tornano dal capo dello Stato a riferire sullo stato dell’arte.
Quindi solo con il compito di un supplemento di indagine, destinati a uscire dal grande gioco per Palazzo Chigi – almeno così è la prassi – una volta esaurita la ricognizione. Favorita Casellati ma un mandato a Fico forse potrebbe avviare un disgelo col Pd.
E se l’esploratore torna a mani vuote, anche in questo caso ecco che fa capolino il governo del presidente.
(da “La Repubblica”)
argomento: Mattarella | Commenta »
Aprile 13th, 2018 Riccardo Fucile
APPELLO PER UN “GOVERNO NELLA PIENEZZA DELLE SUE FUNZIONI” PER SCADENZE UE, BATTAGLIA SUI DAZI E CRISI SIRIANA
“Emerge con evidenza che il confronto fra i partiti politici per dare vita a una maggioranza che sostenga il
Governo non ha fatto progressi. Ho fatto presente alle varie forze politiche la necessità per il nostro paese di avere un Governo nella pienezza delle sue funzioni”.
Lo afferma Sergio Mattarella, al termine del secondo giro di consultazioni, spiegando che “le attese dei nostri concittadini, i contrasti nel commercio internazionale, le scadenze importanti e imminenti nell’Ue, l’acuirsi delle tensioni internazionali in aree non lontane dall’Italia, richiedono con urgenza che si sviluppi e si concluda positivamente un confronto fra i partiti per raggiungere quell’obiettivo, di avere un Governo nella pienezza delle sue funzioni. Attenderò alcuni giorni, trascorsi i quali valuterò come procedere per uscire dallo stallo che si registra”.
All’indomani del confronto con tutte le forze politiche, Mattarella oggi ha incontrato Giorgio Napolitano, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati.
L’ex capo dello Stato e senatore a vita, Giorgio Napolitano, al termine dell’incontro, afferma che “come rappresentanti istituzionali, parlo per me ma sono convinto che esprimo un sentimento comune anche ai presidenti di Senato e Camera, siamo tutti accanto al presidente mattarella nella ricerca di soluzioni. Ed è un compito estremamente difficile, complesso e nello stesso tempo presenta una sua innegabile urgenza. Lo sforzo del presidente è molto delicato – dice Napolitano – Siamo pienamente solidali con lui”.
Nessuna parola invece da Roberto Fico, che si limita ad augurare buon lavoro ai cronisti presenti al Quirinale, e da Elisabetta Casellati, con cui si è concluso il giro di consultazioni.
I veti incrociati allontanano infatti una soluzione. Il Pd si tiene sulla linea dell’opposizione, ma cambia lessico e si definisce “minoranza parlamentare”, disponibile al dialogo in caso di pre-incarico.
Per Mattarella questa è una delle strade, insieme al mandato esplorativo: in questo secondo caso il nome di Elisabetta Casellati è considerato in pole position.
(da agenzie)
argomento: Mattarella | Commenta »
Gennaio 1st, 2017 Riccardo Fucile
IL PRIMO PROBLEMA E’ IL LAVORO
Buonasera
Nell’attesa del nuovo anno desidero rivolgere gli auguri migliori a tutte le italiane e a tutti gli italiani.
A quelli che risiedono nel nostro Paese e a quelli che ne sono lontani, per studio o per lavoro, e sentono intensamente il vincolo di appartenenza alla Patria.
Ho visitato, anche quest’anno, numerosi territori, ho incontrato tante donne e tanti uomini. Ho conosciuto le loro esperienze, ho ascoltato le loro speranze, le loro esigenze. Ho potuto toccare con mano che il tessuto sociale del nostro Paese è pieno di energie positive. Tante persone – ragazzi, giovani, adulti, anziani – svolgono, con impegno, il proprio dovere. Molti vanno anche oltre, pronti a spendersi per gli altri e per la collettività , a soccorrere chi si trova in pericolo o in difficoltà . Senza inseguire riconoscimenti o cercare la luce dei riflettori.
Con tutti ho condiviso sofferenze e momenti di gioia.
Il nostro Paese è una comunità di vita, ed è necessario che lo divenga sempre di più.
Ci siamo ritrovati uniti in occasione di alcuni eventi che hanno suscitato l’emozione e la partecipazione di tutti noi.
Abbiamo vissuto insieme momenti dolorosi. Dall’assassinio di Giulio Regeni, mentre svolgeva, al Cairo, la sua attività di ricercatore, alla morte, in Spagna, delle nostre ragazze che studiavano nel programma Erasmus. Dalla strage di Dacca a quella di Nizza, con nostri connazionali tra le vittime. Dal disastro ferroviario in Puglia al terremoto che ha sconvolto le Regioni centrali, provocando tanti morti.
Negli ultimi giorni, abbiamo pianto Fabrizia Di Lorenzo, uccisa nell’attentato di Berlino. Così come era avvenuto, sul finire dell’anno scorso a Parigi, per Valeria Solesin.
Ai loro familiari desidero rivolgere, a nome di tutti, un pensiero di grande solidarietà che non si attenua con il passare del tempo.
Lo stesso sentimento di vicinanza esprimo ai familiari di quanti hanno perso la vita per eventi traumatici; tra questi le tante, troppe, vittime di infortuni sul lavoro.
Un pensiero di sostegno va rivolto ai nostri concittadini colpiti dal terremoto, che hanno perduto familiari, case, ricordi cui erano legati. Non devono perdere la speranza.
L’augurio più autentico è assicurare che la vita delle loro collettività continui o riprenda sollecitamente. Ovunque, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nel ritrovarsi insieme. Ricostruiremo quei paesi così belli e carichi di storia.
Ci siamo ritrovati tutti nel sostegno alle popolazioni colpite e nell’apprezzamento per la prontezza e l’efficacia dei soccorsi. Alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, alle Forze di Polizia, ai nostri militari, ai tanti volontari esprimo la riconoscenza del Paese. Il loro operato è oggetto dell’ammirazione internazionale.
Lo stesso consenso avvertiamo per l’impegno dalle nostre Forze Armate nelle missioni di pace in Europa, in Asia, in Africa, in Medio Oriente.
Ci siamo tutti rallegrati perchè i due fucilieri di Marina, Latorre e Girone, sono finalmente in Italia con i loro cari.
Abbiamo condiviso, con affetto e soddisfazione, il grande impegno e i successi dei nostri atleti alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi. Come non ricordare l’entusiasmo travolgente di Bebe Vio?
Abbiamo, in tante città , rievocato i settanta anni della Repubblica e del voto alle donne.
Questo senso diffuso di comunità costituisce la forza principale dell’Italia, anche rispetto alle tante difficoltà che abbiamo di fronte.
La comunità , peraltro, va costruita, giorno per giorno, nella realtà .
Il problema numero uno del Paese resta il lavoro.
Nonostante l’aumento degli occupati, sono ancora troppe le persone a cui il lavoro manca da tempo, o non è sufficiente per assicurare una vita dignitosa. Non potremo sentirci appagati finchè il lavoro, con la sua giusta retribuzione, non consentirà a tutti di sentirsi pienamente cittadini.
Combattere la disoccupazione e, con essa, la povertà di tante famiglie è un obiettivo da perseguire con decisione. Questo è il primo orizzonte del bene comune.
Abbiamo, tra di noi, fratture da prevenire o da ricomporre.
Tra il Nord del Paese e un Sud che è in affanno. Tra città e aree interne. Tra centri e periferie. Tra occupati e disoccupati. Barriere e difficoltà dividono anche il lavoro maschile da quello femminile, penalizzando, tuttora, le donne.
Far crescere la coesione del nostro Paese, vuol dire renderlo più forte. Diseguaglianze, marginalità , insicurezza di alcuni luoghi minano le stesse possibilità di sviluppo.
La crescita è in ripresa, ma è debole. Il suo impatto sulla vita di molte persone stenta a essere percepito. Va ristabilito un circuito positivo di fiducia, a partire dai risparmiatori, i cui diritti sono stati tutelati con il recente decreto-legge.
Essere comunità di vita significa condividere alcuni valori fondamentali. Questi vanno praticati e testimoniati. Anzitutto da chi ha la responsabilità di rappresentare il popolo, a ogni livello. Non vi sarà rafforzamento della nostra società senza uno sviluppo della coscienza civica e senza una rinnovata etica dei doveri.
La corruzione, l’evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità vanno contrastate con fermezza.
Le difficoltà , le sofferenze di tante persone vanno ascoltate, e condivise. Vi sono domande sociali, vecchie e nuove, decisive per la vita di tante persone. Riguardano le lunghe liste di attesa e le difficoltà di curare le malattie, anche quelle rare; l’assistenza in famiglia agli anziani non autosufficienti; il sostegno ai disabili; le carenze dei servizi pubblici di trasporto.
Non ci devono essere cittadini di serie B.
Sarebbe un grave errore sottovalutare le ansie diffuse nella società .
Dopo l’esplosione del terrorismo internazionale di matrice islamista, la presenza di numerosi migranti sul nostro territorio ha accresciuto un senso di insicurezza.
E’ uno stato d’animo che non va alimentato, diffondendo allarmi ingiustificati. Ma non va neppure sottovalutato. Non rendersi conto dei disagi e dei problemi causati alla popolazione significa non fare un buon servizio alla causa dell’accoglienza.
L’equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, ma devono essere posti in essere tutti gli sforzi e le misure di sicurezza per impedire che, nel nostro Paese, si radichino presenze minacciose o predicatori di morte.
Anche nell’anno trascorso, le nostre Forze dell’ordine e i nostri Servizi di informazione hanno operato con serietà e competenza perchè, in Italia, si possa vivere in sicurezza rispetto al terrorismo, il cui pericolo esiste ma si cerca di prevenire.
A loro va espressa la nostra riconoscenza.
Vi è un altro insidioso nemico della convivenza, su cui, in tutto il mondo, ci si sta interrogando. Non è un fenomeno nuovo, ma è in preoccupante ascesa: quello dell’odio come strumento di lotta politica. L’odio e la violenza verbale, quando vi penetrano, si propagano nella società , intossicandola.
Una società divisa, rissosa e in preda al risentimento, smarrisce il senso di comune appartenenza, distrugge i legami, minaccia la sua stessa sopravvivenza.
Tutti, particolarmente chi ha più responsabilità , devono opporsi a questa deriva.
Il web, ad esempio, è uno strumento che consente di dare a tutti la possibilità di una libera espressione e di ampliare le proprie conoscenze. Internet è stata, e continua a essere, una grande rivoluzione democratica, che va preservata e difesa da chi vorrebbe trasformarla in un ring permanente, dove verità e falsificazione finiscono per confondersi.
Un’altra grave ferita inferta alla nostra convivenza è rappresentata dalle oltre 120 donne uccise, nell’anno che si chiude, dal marito o dal compagno. Vuol dire una vittima ogni tre giorni. Un fenomeno insopportabile che va combattuto e sradicato, con azioni preventive e di repressione.
Desidero, adesso, rivolgermi soprattutto ai giovani.
So bene che la vostra dignità è legata anche al lavoro. E so bene che oggi, nel nostro Paese, se per gli adulti il lavoro è insufficiente, sovente precario, talvolta sottopagato, lo è ancor più per voi.
La vostra è la generazione più istruita rispetto a quelle che vi hanno preceduto. Avete conoscenze e potenzialità molto grandi. Deve esservi assicurata la possibilità di essere protagonisti della vita sociale.
Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d’Europa. Questa, spesso, è una grande opportunità . Ma deve essere una scelta libera. Se si è costretti a lasciare l’Italia per mancanza di occasioni, si è di fronte a una patologia, cui bisogna porre rimedio.
I giovani che decidono di farlo meritano, sempre, rispetto e sostegno.
E quando non si può riportare nel nostro Paese l’esperienza maturata all’estero viene impoverita l’intera società .
Nel febbraio scorso, in una Università di New York, ho incontrato studenti di ogni continente. Una ragazza ha aperto il suo intervento dicendo di sentirsi cittadina europea, oltre che italiana.
Tante esperienze di giovani che condividono, con altri giovani europei, valori, idee, cultura, rendono evidente come l’Europa non sia semplicemente il prodotto di alcuni Trattati. Un Continente che, dopo essere stato, per secoli, diviso da guerre e inimicizie, ha scelto un cammino di pace e di sviluppo comune.
Quei giovani capiscono che le scelte del nostro tempo si affrontano meglio insieme. Comprendono, ancor di più, il valore della pacifica integrazione europea di fronte alla tragedia dei bambini di Aleppo, alle migliaia di persone annegate nel Mediterraneo e alle tante guerre in atto nel mondo.
E non accettano che l’Europa, contraddicendosi, si mostri divisa e inerte, come avviene per l’immigrazione.
Dall’Unione ci attendiamo gesti di concreta solidarietà sul problema della ripartizione dei profughi e della gestione, dignitosa, dei rimpatri di coloro che non hanno diritto all’asilo.
Un cenno alla vita delle nostre istituzioni.
Queste sono state concepite come uno strumento a disposizione dei cittadini. Sono i luoghi della sovranità popolare, che vanno abitati se non vogliamo che la democrazia inaridisca.
All’inizio di questo mese si è svolto il referendum sulla riforma della seconda parte della Costituzione, con alta affluenza, segno di grande maturità democratica.
Dopo il Referendum si è formato un nuovo Governo.
Ho ricevuto nei giorni scorsi numerose lettere, alcune di consenso, altre di critica per le mie decisioni. Ho letto con attenzione queste ultime: è sempre bene ascoltare, e rispettare, le opinioni diverse. Si tratta di considerazioni di persone che avrebbero preferito nuove elezioni subito, a febbraio, per avere un nuovo Parlamento. Composto, ovviamente, dalla Camera dei deputati e dal Senato, secondo il risultato del Referendum.
Ora, non vi è dubbio che, in alcuni momenti particolari, la parola agli elettori costituisca la strada maestra. Ma chiamare gli elettori al voto anticipato è una scelta molto seria.
Occorre che vi siano regole elettorali chiare e adeguate perchè gli elettori possano esprimere, con efficacia, la loro volontà e questa trovi realmente applicazione nel Parlamento che si elegge.
Queste regole, oggi, non ci sono: al momento esiste, per la Camera, una legge fortemente maggioritaria e, per il Senato, una legge del tutto proporzionale.
L’esigenza di approvare una nuova legislazione elettorale mi è stata, del resto, sottolineata, durante le consultazioni, da tutti i partiti e i movimenti presenti in Parlamento.
Con regole contrastanti tra loro chiamare subito gli elettori al voto sarebbe stato, in realtà , poco rispettoso nei loro confronti e contrario all’interesse del Paese. Con alto rischio di ingovernabilità .
Risolvere, rapidamente, la crisi di governo era, quindi, necessario sia per consentire al Parlamento di approvare nuove regole elettorali sia per governare problemi di grande importanza che l’Italia ha davanti a sè in queste settimane e in questi mesi.
Rivolgo gli auguri più sinceri a Papa Francesco, auspicando che il messaggio del Giubileo, e i suoi accorati appelli per la pace, vengano ascoltati in un mondo lacerato da conflitti e sfidato da molte incognite.
Cari concittadini,
qualche giorno fa, nelle zone del terremoto, ho ricevuto questo disegno in dono dai bambini della scuola dell’Infanzia di Acquasanta Terme, ritrae la loro scuola.
Vi è scritto: “La solidarietà diventa realtà quando si uniscono le forze per la realizzazione di un sogno comune”.
Vorrei concludere facendo mio questo augurio, e rivolgendolo a ciascuno di voi, perchè i sogni dei bambini possono costruire il futuro della nostra Italia.
Buon anno a tutti.
argomento: Mattarella | Commenta »