Gennaio 5th, 2019 Riccardo Fucile
ORA SALVINI HA CAMBIATO IDEA E COSTRINGE I DIPENDENTI PUBBLICI CHE VOGLIONO LA LIQUIDAZIONE A STIPULARE UN PRESTITO CON ABI E PAGARE PURE GLI INTERESSI…ALTRIMENTI DOVRANNO ATTENDERE OTTO ANNI
«Ma scusi, le pare normale che uno per andare in pensione deve chiedere un prestito?», diceva un
indignato Matteo Salvini nell’agosto 2016 a Omnibus criticando l’APE, ovvero l’Anticipo Pensionistico varato dal governo Renzi.
Sì, gli risponde idealmente un anno e mezzo dopo il sottosegretario leghista Claudio Durigon spiegando oggi al Messaggero che i dipendenti pubblici che vogliono andare in pensione con Quota 100 e vogliono la liquidazione dovranno stipulare un prestito con l’ABI per avere i loro soldi e pagare gli interessi alle banche, oppure attendere fino a otto anni
«I dipendenti pubblici che lasciano con Quota 100 potranno chiedere alle banche l’anticipo del loro trattamento di fine servizio. Stiamo valutando insieme all’Abi la stipula di una convenzione».
Servirà una norma?
«Nel decreto vorremmo inserire un riferimento».
Si tratta di un prestito, chi pagherà gli interessi?
«Saranno a carico dei beneficiari. L’erogazione della liquidazione degli statali sarà garantita dallo Stato.”
Quando andranno in pensione i primi statali, a luglio o ad ottobre?
«Chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre dell’anno scorso potrà fare domanda a gennaio e potrà lasciare a luglio».
E si noti come Durigon sostenga che abbia bisogno di un prestito chi vuole la liquidazione “in anticipo”, mentre in realtà non c’è nessun “anticipo”: chi la vuole nei tempi stabiliti per le liquidazioni dei dipendenti pubblici non l’avrà se, appunto, non si fa dare i (suoi) soldi in prestito dalla banca (pagandoci sopra gli interessi): un piccolo capolavoro di bispensiero, l’ennesimo.
Con il blocco delle assunzioni fino al 15 novembre non c’è il rischio che si crei un “buco”, una discrasia, tra pensionamenti e assunzioni?
«Il rischio c’è, ma è minimo. Parliamo di due mesi. E poi siamo anche convinti che con il divieto di cumulo tra reddito e pensione fissato a 5 mila euro, non ci saranno fughe di massa dal pubblico impiego».
Sarà proprio interessante fare alla fine dell’anno il conto di quanti ricorreranno a quei fondi.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 5th, 2019 Riccardo Fucile
SU 5 MILIONI DI PENSIONATI SOTTO LA SOGLIA MINIMA SOLO 200/250.000 AVRANNO IL CONTRIBUTO… SONO STATI MESSI NUMEROSI PALETTI IN MODO DA RIDURRE GLI AVENTI DIRITTO AL 4-5% DEL TOTALE
«Dal primo gennaio 2019 non ci sarà nessun pensionato che avrà meno di 780 euro al mese», diceva il ministro del Lavoro Luigi Di Maio a settembre in tv.
Valentina Conte su Repubblica oggi ci spiega che a parte la data l’affermazione rischia di diventare a posteriori una clamorosa bugia: la data — si sa — è via via slittata. Siamo passati a febbraio, poi marzo. Ora pare sia il primo aprile.
Ne sapremo di più tra qualche giorno, quando il Consiglio dei ministri varerà il decreto legge che disciplina il reddito e dunque anche la pensione di cittadinanza.
Ma il punto è che nel frattempo dal ministero escono in continuazione voci che parlano di una riduzione della platea, mentre La Verità ha scritto qualche giorno fa che l’intero percorso rischia di essere rinviato di un anno
Chi ha una pensione integrata al minimo o gli invalidi — i destinatari delle promesse del leader pentastellato — possono mettersi l’anima in pace.
Solo pochi tra loro — 4 milioni quelli sotto i 780 euro di queste due categorie — avranno l’aumento sperato.
In totale, i fortunati pensionati di cittadinanza saranno al più 200-250 mila su 5 milioni: il 4-5%.
Dei 6 miliardi e 100 milioni stanziati per il reddito nel 2019 appena 900 milioni dovrebbero finire nelle tasche di chi non lavora più.
La platea dunque subirà una riduzione drastica, grazie agli stessi paletti previsti per il reddito di cittadinanza. E qualcosa in più.
A partire dal requisito anti-immigrati di residenza e soggiorno lungo, si vedrà se 5 o 10 anni. Quanti si trasferiscono dall’estero in un piccolo centro del Sud fino a 20 mila abitanti, invogliati dalla flat tax al 7% appena varata in legge di bilancio, possono scordarsi la pensione di cittadinanza, ad esempio.
Per ricevere l’integrazione della pensione si terrà conto poi dell’Isee (sotto i 9.360 euro), del reddito familiare (7.560 euro che sale a 9.360 se in affitto), ma anche dell’età .
Entrambi i coniugi devono essere over 65. E se la coppia è sotto il livello di povertà , ma lui ha 65 anni e lei 60?
E ancora: patrimonio immobiliare, oltre la prima casa, non superiore a 30 mila euro, investimenti finanziari e soldi sul conto entro i 6 mila euro, auto o moto di bassa cilindrata e acquistate da più di sei mesi, niente barche.
Secondo le bozze di decreto in circolazione, la pensione al massimo salirà non ai 780 euro mensili promessi e sbandierati. Ma a 630 euro.
I restanti 150 euro saranno erogati solo a quanti sono in affitto.
Non molti, considerato che il 95% dei pensionati italiani vive in casa di proprietà .
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 4th, 2019 Riccardo Fucile
NON SOLO UNA PENSIONE RIDOTTA DEL 20% OLTRE LA REGOLA, PURE LA LIQUIDAZIONE A FUTURA MEMORIA
Per gli statali che lasceranno in anticipo il lavoro utilizzando lo scivolo di Quota 100, la buonuscita
verrà pagata soltanto al momento in cui matureranno i requisiti previsti dalla legge Fornero, ossia una volta raggiunti i 67 anni.
Il Messaggero racconta cosa c’è scritto nella bozza del decreto legge che istituirà Quota 100:
Il Trattamento di fine rapporto (Tfr) degli statali era uno dei nodi più complessi da sciogliere. Pagare immediatamente le liquidazioni ai dipendenti pubblici avrebbe avuto un costo proibitivo per le casse dello Stato, oltre 7 miliardi di euro, che andrebbero sommati ai 21 miliardi che già costa in tre anni la misura. Il pagamento, dunque, sarà posticipato. tn ritardo che nei casi più estremi potrebbe arrivare anche fino a otto anni.
La regola infatti sarà questa: la liquidazione potrà essere incassata solo nel momento in cui saranno maturati i requisiti previsti dalla normativa Fornero, ossia 67 anni di età , o 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. Il decreto prevede però, che rimangano in vigore anche le regole di liquidazione attuali della buonuscita. Oggi il Tfr e il Tfs vengono liquidati solo fino a 50 mila euro, mentre se l’importo supera i 50 mila euro, ma è inferiore a 100 mila euro, viene liquidato in due rate annuali (con un ritardo quindi di 12 mesi); se l’importo supera i 100 mila euro, le rate annuali diventano tre.
Insomma, se un dipendente pubblico lasciasse il lavoro a 62 annidi età avendo versato 38 anni di contributi (come previsto da Quota 100), e avesse maturato una liquidazione superiore a 100 mila euro, per avere l’intera cifra dovrebbe aspettare i 70 anni.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 2nd, 2019 Riccardo Fucile
CON UNA MANO DANNO A POCHI E CON L’ALTRA TOLGONO A MOLTI
Con la legge di Bilancio il governo ha stanziato 4 miliardi per il 2019 per finanziare le pensioni con
«quota 100»: almeno 62 anni d’età e 38 di contributi
La riforma deve però ancora essere disciplinata con un decreto legge,che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri la prossima settimana.
Dopo la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale l’Inps emanerà la circolare applicativa per regolare le modalità di presentazione delle domande di pensione.
La bozza del decreto prevedeva anche il blocco dell’aumento di 5 mesi dei requisiti per la pensione anticipata, che invece ieri è scattato, e la proroga di opzione donna e Ape sociale, che invece sono scadute il 31 dicembre scorso.
Spiega oggi il Corriere della Sera
Ulteriori complicazioni ci sono sul fronte di quelle che erano state annunciate come due «proroghe»: la prima riguardante «Opzione donna», il regime di pensionamento anticipato per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 58 anni d’età ma con l’assegno interamente calcolato col penalizzante metodo contributivo, e la seconda che interessa i lavoratori svantaggiati che accedono all’Ape sociale, l’assegno fino a 1.500 euro a carico dello Stato, corrisposto a determinate categorie a partire dai 63 anni d’età .
Entrambi questi canali che consentono di andare in pensione prima sono scaduti il 31 dicembre scorso. Il governo ha deciso mesi fa di prorogarli tutti e due, ma anche in questo caso non ha fatto in tempo e così sia Opzione donna sia l’Ape sociale, da ieri, non ci sono più.
Anche qui la bozza del decreto che conteneva le due proroghe dovrà essere rivista. Le due misure, infatti, dovranno essere eventualmente reintrodotte. Per opzione donna i tecnici dicono che si ripartirebbe dal prossimo giugno.
(da “NextQuotidiano“)
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Dicembre 28th, 2018 Riccardo Fucile
PARLA LUI CHE GUADAGNA 10.000 EURO AL MESE
È partita la protesta dei pensionati contro la manovra. Nel mirino la norma che prevede il taglio della rivalutazione delle pensioni medie, quelle, cioè, che partono da 1.500 euro lordi (1.100 netti).
I sindacati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil hanno dato il via alla protesta in tutta Italia da oggi 28 dicembre. “Il governo – hanno affermato i segretari generali Pedretti, Bonfanti e Bellissima – usa i pensionati italiani come un bancomat. È una decisione scellerata e insopportabile, ancora una volta si mettono le mani nelle tasche di chi ha lavorato duramente per una vita”.
“Neppure l’avaro di Molière forse si accorgerebbe di qualche euro al mese in meno”, ha ironizzato Conte, che poi rivolto ai pensionati ha aggiunto: “Ora scendono in campo, ma li ricordo silenti per la legge Fornero”
L’esternazione del presidente del Consiglio non è piaciuta a molti
“La battuta di Conte contro i pensionati ricorda molto le brioches di Maria Antonietta. Tagliano i soldi dei pensionati per finanziare le loro marchette e hanno il coraggio di ironizzare sulle proteste dei pensionati. Diciamo la verità : Casalino, questa non ti è venuta bene”, ha scritto Matteo Renzi su Twitter.
“Prima di parlare dovrebbe pensare, ma pensare è difficile. E quando non si pensa il rischio è che si offendano milioni di pensionati, come ha fatto lui. Si vergogni”, ha affermato Carla Cantone.
(da agenzie)
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Dicembre 28th, 2018 Riccardo Fucile
IVAN PEDRETTI: “SI TOLGONO RISORSE A CHI HA SEMPRE PAGATO LE TASSE E SI FANNO FAVORI A CHI EVADE IL FISCO”
La riforma delle pensioni è stata messa a punto dal governo utilizzando “il solito trucco”. Ne è
convinto Ivan Pedretti, segretario generale Spi-Cgil. Il trucco di cui parla è quello di attingere le risorse dal portafogli, futuro, degli altri pensionati.
In questo caso il risultato sarà raggiunto con la rivalutazione degli assegni medio-bassi, vale a dire quelli che hanno un importo che va dai 1500 ai 3000 euro lordi al mese.
Si legge su La Stampa:
Non parliamo di pensioni d’oro. Parliamo di pensioni medie, di persone che già sono state impoverite, e lo saranno ancora di più: il blocco della valutazione fu introdotto da Monti, e oggi viene ribadito dal governo Lega-M5s.
La misura colpirà una parte dei pensionati non solo nel presente ma anche nel futuro, perchè il potere d’acquisto dell’assegno sarà ridotto. E l’esecutivo ha intenzione di utilizzare la somma sottratta ai pensionati medi per altre spese:
Ci usano come bancomat. Facile fare quota 100 così, togliendo i soldi ai pensionati-non poveri, ma comunque con redditi medio-bassi per darli ai pensionati di domani. Le risorse si dovevano prendere altrove, dalle grandi rendite e dall’evasione fiscale.
La soluzione, secondo Pedretti, poteva essere un’altra:
Resta il problema gravissimo delle giovani generazioni, che dopo una carriera di lavoro precaria rischiano di avere pensioni bassissime. Piuttosto che quota 100, sarebbe stato meglio varare una vera pensione di garanzia per i giovani.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 27th, 2018 Riccardo Fucile
ALTRO CHE “NESSUN ITALIANO PERDERA’ UN EURO”, DAL 2019 VI FREGANO CENTINAIA DI EURO L’ANNO
Quanto perdono i pensionati italiani che prendono pensioni oltre tre volte il minimo con lo stop alla rivalutazione voluto dal governo Lega-M5S?
Mentre Di Maio e Salvini sostengono in pubblico che nessuno perderà un euro, è scritto nero su bianco che la misura costerà a tutti i pensionati italiani – con l’esclusione di quelli che percepiscono fino a 1.500 euro lordi al mese – 3,6 miliardi al lordo delle tasse nel triennio 2019-2021 e ben 17 miliardi nel decennio 2019-2028.
I numeri sono scritti nella relazione tecnica alla legge di Bilancio vidimata dalla Ragioneria.
Ma il governo, Lega in testa, si ostina a raccontarli in modo diverso. Provando a convincere gli italiani che «nessuno prenderà un euro in meno», come ripete da alcuni giorni il vicepremier Salvini.
Il taglio quindi c’è e colpisce su assegni da 1.800 euro netti in su, con sacrifici medi da mille euro in tre anni.
Nella tabella elaborata dallo SPI-CGIL c’è il computo dell’effetto della deindicizzazione delle pensioni e la differenza nella perequazione tra regime attuale e la nuova ipotesi già votata al Senato e pronta ad essere definitivamente approvata alla Camera.
Spiega oggi Repubblica
Il governo Renzi – dimissionario di lì a poco, dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre – si impegnava a superare le “fasce di Letta” con 5 aliquote e tornare agli “scaglioni di Prodi” con 3 aliquote, dal primo gennaio 2019. Un vantaggio notevole. Prendiamo una pensione da 3 mila euro lordi. Rivalutarla all’inflazione ragionando per fasce significa applicare un taglio su tutti i 3 mila euro. Per scaglioni vuol dire invece avere una rivalutazione piena al 100% sui primi 1.500 euro e una percentuale ridotta al 90% sulla parte eccedente.
Cosa fa ora il governo Conte?
Ricopia il “metodo Letta” portando le fasce da 5 a 7. Con un piccolo vantaggio quasi per tutti (non per gli assegni sopra i 4 mila euro lordi). Dunque è vero che nessuno ci perderà . Ma solo sul 2018. Poi la musica cambia, come da prospetto.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
PER FINANZIARE LE LORO MARCHETTE, LEGA E M5S HANNO BLOCCATO L’ADEGUAMENTO DELLE PENSIONI ALL’INFLAZIONE
Non sapete di cosa parlare a Natale? Provate a spiegare ai vostri genitori pensionati con più di
1522 euro di pensione lorda che magari hanno votato MoVimento 5 Stelle quello che si è deciso in Senato.
Ovvero, mentre vengono serviti i migliori primi piatti della tradizione natalizia potrete cominciare a illustrare ai due pensionati che chi riceve una pensione superiore a tre volte il trattamento minimo subirà una stretta secondo sei fasce di indicizzazione: per chi ha l’assegno compreso tra tre e quattro volte la minima la rivalutazione non sarà al cento per cento bensì al 97%.
La percentuale scende al 77% per le pensioni comprese tra quattro e cinque volte la minima, mentre al 52% se l’assegno è tra cinque e sei volte il livello minimo.
La percentuale scende al 47% per le pensioni tra sei e otto volte il minimo e al 45% per chi riceve una pensione tra otto e nove volte il minimo.
La stretta termina con una gelata al 40% se la pensione è sopra le nove volte il minimo. La misura porterà a risparmi fino a 2,29 miliardi nel triennio 2019-2021.
Ai vostri genitori, mentre arrivano i secondi piatti, dovrete per forza spiegare che secondo i calcoli della Spi-Cgil già a partire dai 2500 euro lordi il freno introdotto nella legge di Bilancio peserà 70 euro annui in media, con un taglio di 210 euro nel triennio.
E che così, tecnicamente, i pensionati pagheranno il reddito di cittadinanza o l’adeguamento delle pensioni minime che il MoVimento 5 Stelle si era impegnato ad effettuare attraverso tagli di spese durante la campagna elettorale, ma che poi ha deciso di caricare sulla fiscalità generale (ovvero sugli altri cittadini) oppure a debito, ovvero sui giovani e sui neonati che dovranno pagare i loro debiti negli anni a venire. Va bene togliere ai “ricchi” (si fa per dire) per dare ai poveri, come direbbero i grillini, ma così non è un po’ troppo facile?
Mentre vengono serviti panettone, pandoro e torrone, infine, potreste far notare ai vostri genitori pensionati che intanto il governo ha approvato il saldo e stralcio, ovvero il decimo condono, che riguarda gli importi affidati all’agente della riscossione entro il 31 dicembre 2017 e derivanti dalla liquidazione delle dichiarazioni annuali Iva e redditi.
La sanatoria riguarda anche i contributi dovuti dagli iscritti alle casse professionali e alla gestione separata Inps dei lavoratori autonomi.
Sono interessate le sole persone fisiche in possesso di valori Isee non superiori a 2omila euro. Gli sconti, che riguardano anche la sorte capitale, saranno scaglionati in funzione del valore Isee. Enrico Zanetti, che è stato viceministro dell’Economia nella scorsa legislatura oltre che deputato eletto con Monti, su Facebook ha spiegato i possibili effetti di questa impostazione:
Lascia MOLTO PERPLESSI la mancanza di un tetto massimo di debiti tributari e previdenziali “stralciabili”, senza il quale questo “saldo e stralcio” può diventare il paradiso dei finti poveri con beni e redditi nascosti o intestati a prestanome, più che un aiuto a chi è davvero in difficoltà .
ESEMPIO
Persona fisica con ISEE 15.000 euro e cartelle esattoriali per 200.000 euro per IVA e altri tributi non pagati più relative more e sanzioni.
Grazie al “saldo e stralcio” la persona fisica potrà chiudere la cartella pagando 70.000 euro: 24.500 euro nel 2019, 14.000 nel 2020, 10.500 per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023.
È evidente che se un contribuente con ISEE di 15.000 euro è in grado di pagare queste somme non ha una effettiva situazione reddituale e patrimoniale coerente a quella apparente attestata dall’ISEE.
Un consiglio: aspettate almeno il caffè e l’ammazzacaffè prima di completare il ragionamento con i vostri genitori e spiegare che in effetti sì, tra “i poveri” che il governo Lega-M5S ha deciso di beneficiare con i soldi altrui ci sarà , sicuramente, anche qualche evasore fiscale di prima o seconda categoria.
È pur sempre Natale e a Natale siamo tutti più buoni.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO COMMENTA LA MANOVRA: “DAL 2012 E’ IN VIGORE IL CONTRIBUTIVO, MOLTI NON ANDRANNO IN PENSIONE PERCHE’ PRENDEREBBERO DI MENO E GLI ITALIANI APRIRANNO GLI OCCHI SUL BLUFF DI SALVINI”
“È presto per dire che questa sia una buona manovra”. L’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero è
stata ospite de I Lunatici su Rai Radio 2, il programma di Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
Non potevano non chiederle della manovra, visto che l’obiettivo dichiarato è superare la Legge Fornero: “Sembra che quota 100, che ovviamente anticipa l’età pensionabile per molte categorie, si farà per tre anni. Questo vuol dire che per questioni di equilibrio di rapporti tra generazioni la tanto criticata riforma Fornero non si può buttare via come pensavano”.
“È il tempo delle illusioni. Ma non si possono ingannare tutti per sempre. Molti italiani che anche hanno dato fiducia a questo Governo apriranno gli occhi davanti alle colossali bugie che sono state dette”.
La Fornero si vuole togliere qualche sassolino dalla scarpa: “Questi Ministri, questo Governo, hanno detto di tutto. È difficile credergli, eppure molti italiani lo fanno […] apriranno gli occhi davanti alle colossali bugie che sono state dette”.
Dedica una risposta piccata anche a Salvini, che non risparmia mai le critiche contro di lei: “Una volta potrebbe anche ringraziare non dico me, ma almeno il Governo di cui ho fatto parte. Dal 2012 è in vigore il metodo contributivo, per cui se vai in pensione prima prendi di meno. Molti italiani per questo continueranno a lavorare e Salvini dirà che molti non hanno adottato la possibilità di andare in pensione prima”.
A proposito di ringraziamenti, uno implicito è quello all’Europa, che “ci ha aiutato a parare i danni rispetto a una manovra che sarebbe stata irresponsabile, soprattutto per i giovani”.
(da “Huffingtonpost”)
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