Gennaio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
LO POLIZIA LO IDENTIFICA: E’ UN PROFESSORE UNIVERSITARIO DI ROMA: QUESTO SAREBBE UN EDUCATORE?
Aboubakar Soumahoro, sindacalista noto per le battaglie contro il caporalato e lo sfruttamento dei braccianti, ha raccontato di essere stato avvicinato da un uomo che, senza un apparente motivo, lo ha insultato per il colore della sua pelle. Il sindacalista ha spiegato che si trovava allo sportello del bancomat quando all’improvviso ha sentito «una presenza molto vicina da dietro che gli fischiava nell’orecchio e diceva “Ue, ue, hai finito?». Aveva un atteggiamento «aggressivo» — precisa Soumahoro — che è diventato ancora più feroce quando Aboubakar gli ha chiesto di indossare la mascherina visto che ne era sprovvisto.
È a quel punto che quell’uomo di mezza età «senza mascherina», infastidito dal fatto che il sindacalista lo avesse invitato ad allontanarsi, si è lasciato andare a una frase razzista: «Senti animale, fai presto che qui abbiamo da fare».
In un secondo momento l’uomo è stato identificato dai carabinieri: si tratterebbe di «un professore universitario di Roma». Sarebbe stato lui l’autore di questa «aggressione verbale, assolutamente ingiustificata ed evidentemente razzista». Un fatto che non può passare inosservato e sul quale il sindacalista intende andare fino in fondo.
«Ho chiesto di procedere nelle sedi competenti perchè ogni atto di intolleranza xenofoba e razzista deve essere perseguito senza eccezioni. Questa violenza è sintomo di un razzismo pandemico della società e dell’incattivimento sociale che viviamo tutti in questi ultimi tempi ma che non deve essere perpetuamente e impunitamente replicato», ha concluso il sindacalista.
(da Open)
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Gennaio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
IL NEONAZISTA DI SAVONA ARRESTATO CHE VOLEVA UCCIDERE “DONNE, EBREE E COMUNISTE”
Andrea Cavalleri è il 22enne di Savona arrestato perchè progettava di compiere stragi ispirate
all’attentato di Utoya. L’organizzazione — di cui faceva parte anche un minorenne.- era stata chiamata “Nuovo ordine sociale”.
Una rete che si espandeva in tutta Italia, da Nord a Sud: Torino, Cagliari, Forlì-Cesena, Palermo, Perugia, Bologna e Cuneo. Non solo professavano l’odio razziale, ma anche quello di genere.
Oggi La Stampa riporta alcuni stralci delle chat dove Cavalleri e il minorenne raccontavano i loro propositi:
“Ai fini dell’inquadramento della pericolosità dell’indagato, rimarca il gip Faggioni, è rilevante anche il rinvenimento di alcuni gruppi Whatsapp denominati Ovra e Memefrego in cui sono stati condivisi propositi violenti e anticonservativi…Nel gruppo Ovra, nella sezione info, è indicato ‘Qui vige il fascismo.. Oskar Dirlewangr (generale delle SS) è il nostro Dio…’.
E qui Cavalleri ha inserito messaggi contenenti il desiderio di compiere atti violenti e stragisti, si pensi alle comunicazioni del 2018: “Ci sei (rivolto a un altro frequentatore del gruppo, minorenne anche lui inquisito) per un massacro in piazza, in armatura templare o uniforme SS?”
Ma Cavalleri nella chat si rivolge al suo complice progettando anche uno school shooting: “Io direi che mi divertirei di più classe per classe… con il lanciafiamme o un AK47 di scorta… io voglio guardarli in faccia e sentirli urlare. Meglio morire con onore in uno school shooting che vivere una vita di m.
L’altro bersaglio ricorrente nei propositi del suo micro movimento Nuovo Ordine Sociale è rappresentato dall’universo femminile. “Voglio fare una strage a una manifestazione di femministe. Donne, ebree e comuniste sono i nostri nemici. Le donne moderne sono senza sentimenti, bambole di carne da sterminare”.
Cavalleri si definisce un Incel, ovvero gli “involontariamente celibi”. persone che ritengono che i loro insuccessi e fallimenti con le donne siano dovuti ad alcuni comportamenti propri del genere femminile. E per questo motivo il loro odio e la loro discriminazione si riversa anche verso le donne
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
UN DISASTRO QUANDO LE SCIURE DELL’ALTA BORGHESIA SE LA PRENDONO CON I POVERI, MOSTRANO IL VERO VOLTO DEL SOVRANISMO : TOGLIERE (I VACCINI) AI POVERI PER DARLO AI RICCHI
Dopo le polemiche della tarda serata di ieri, lunedì 18 gennaio, l’Assessorato al Welfare della Regione Lombardia prova a modificare il tiro.
Ma, di fatto, il tentativo di smentita non è altro che una conferma delle parole pronunciate da Letizia Moratti in una lettera indirizzata al commissario Domenico Arcuri.
La neo-assessora, entrata nella giunta Fontana con il rimpasto che ha portato all’addio (anche) di Giulio Gallera, ha chiesto una ripartizione delle dosi di vaccino anche in base al PIL. Una posizione che, inevitabilmente, ha provocato molte reazioni.
Nella lettera della discordia, che ha ottenuto anche l’apprezzamento da parte del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, Letizia Moratti ha elencato quattro criteri che, secondo lei, dovrebbero essere alla base della ripartizione delle dosi di vaccino da qui in avanti: il primo riguarda la densità della popolazione, il secondo si basa sulla mobilità , il terzo sulle zone maggiormente colpite dal virus. Poi si arriva al quarto: dare la precedenza alle Regioni che impattano maggiormente sul PIL italiano.
Insomma, le Regioni che producono più ricchezza per la loro produttività (e le loro aziende). E la Lombardia sarebbe (anzi è) in vetta a questa graduatoria.
Poco dopo l’inizio delle polemiche, è arrivata la risposta, tramite Twitter, del Ministro della Salute Roberto Speranza: «Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono. In Italia la salute è un bene pubblico fondamentale garantito dalla Costituzione. Non un privilegio di chi ha di più».
E’ stata male interpretata: la smentita che sa di conferma
Poi arriva la nota dell’Assessorato al Welfare lombardo che prova a spiegare come nelle intenzioni di Letizia Moratti ci fosse solo la volontà di richiedere una forte «accelerazione nella distribuzione dei vaccini in una Regione densamente popolata di cittadini e anche di imprese, che costituisce una dei principali motori economici del Paese”
Insomma, prima la Lombardia: è il Paese che ce lo chiede.
La smentita che sa di conferma.
(da agenzie)
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Gennaio 18th, 2021 Riccardo Fucile
SE NON VOTI PER I RAZZISTI SEI UN NEMICO
Non è una novità , ma ogni volta che succedono eventi simili non si può che affrontare il tema degli insulti a Liliana Segre con estrema tristezza.
La senatrice a vita, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, ha spiegato che domani — martedì 19 gennaio — si recherà a Roma per votare la fiducia al governo Conte-2. Parole che hanno innescato i classici insulti — con i soliti riferimenti alla sua storia — sui social. Una tradizione vergognosa che, però, si ripete ogni volta.
La senatrice a vita ha detto che domani sarà a Palazzo Madama, «per essere pronta a fare il mio dovere martedì a Palazzo Madama. Non partecipo ai lavori del Senato da molti mesi perchè, alla mia età , sono un soggetto a rischio e i medici mi avevano caldamente consigliato di evitare. Contavo di riprendere le mie trasferte a Roma solo una volta vaccinata, ma di fronte a questa situazione ho sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile».
Parole che hanno dato il via alla solita nauseante scia di odio sui social.
Insomma, il solito pot-pourri di odio contro la senatrice a vita che scenderà a Roma per votare la fiducia al governo Conte. Come nelle sue facoltà , come nel suo ruolo scritto nella Costituzione italiana. Eppure, anche di fronte alle evidenza, l’odio corre galoppando sui social network.
(da agenzie)
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Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile
URLA DI “EBREI AI FORNI”, “VI BRUCEREMO TUTTI”, “SONO TORNATI I NAZISTI”
Irruzione neonazista in tempo di pandemia. Nessuna squadra organizzata, nessuno striscione
srotolato, nessun fumogeno lanciato.
Solo tanto, tanto odio nel corso di una riunione via Zoom organizzata dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e dal Centro studi ebraici di Torino, insieme alla scrittrice Lia Tagliacozzo che stava presentando il suo ultimo lavoro La generazione del deserto, un toccante racconto sulla deportazione dal ghetto di Roma, durante i rastrellamenti nella Capitale.
A raccontare come sono andate le cose è stata la figlia di Lia Tagliacozzo, la ventenne Sara De Benedicits: «Un gruppo di persone organizzate sono entrate in massa nella riunione Zoom della presentazione, mentre stava parlando mia madre. Zittendola. Hanno iniziato ad urlare “ebrei ai forni”, “sono tornati i nazisti” ,“vi bruceremo tutti”, “dovete morire tutti”. Impostando come foto identificativa immagini di Hitler e svastiche enormi».
Su quanto accaduto, sta indagando la polizia postale che dovrà capire — oltre all’identità delle persone che si sono rese protagoniste di questo deprecabile accaduto — anche come hanno fatto a entrare all’interno della stanza di Zoom che era stata preparata per l’occasione.
Fa davvero senso che — in un’Italia dove è ormai difficilissimo riuscire a fare qualsiasi cosa e dove la cultura sta pagando un prezzo altissimo alla pandemia di coronavirus — sia invece rimasta intatta la voglia di odiare, che si può manifestare, a maggior ragione, dietro allo schermo di un computer.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
GOOGLE, APPLE E AMAZON HANNO RIMOSSO PARLER DAI LORO SERVER PER “ISTIGAZIONE ALLA VIOLENZA”
Il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato la sua adesione a Parler, la piattaforma alternativa
dei trumpiani che, dopo il bando del presidente Donald Trump da Twitter, non credono più nei social media tradizionali.
E così, dopo i tragici eventi di Capitol Hill dal capo del Carroccio arriva un nuovo segnale provocatorio con l’iscrizione a quella che si candida ad essere la piattaforma social del sovranismo internazionale. Eppure solo pochi giorni fa Salvini aveva finalmente ammesso la vittoria di Biden, sentenziando: “In democrazia chi vince ha sempre ragione”.
Di fatto il primo esito concreto della cancellazione dell’account Twitter di Trump è stato la corsa di adesioni a Parler, un piccolo e fino a pochi mesi fa semisconosciuto social fotocopia di Twitter, lanciato nel 2018 e deputato a dare voce al radicalismo americano e non solo.
Parler è diventato fin da prima delle elezioni Usa la voce dei trumpisti duri e puri che i social netowrk del mainstream cominciavano a segnalare o censurare. Trump non è un utente della piattaforma. Il senatore repubblicano del Texas, Ted Cruz, vanta 4,9 milioni di follower, mentre il conduttore di Fox News, Sean Hannity, ne ha circa sette milioni.
Proprio di oggi è la notizia che dopo Google anche Apple e Amazon hanno deciso di rimuovere Parler dai loro server.
Se l’app degli ultra-conservatori non troverà un nuovo server di web hosting entro stasera, scomparirà dalla rete, riferisce la Bbc, aggiungendo che Amazon ha trovato 98 post di incoraggiamento alla violenza.
Apple ha sospeso Parler dal suo app store “fino a quando la rete continuerà a diffondere post che incitano alla violenza”. In precedenza, Google aveva annunciato di aver rimosso Parler con le stesse motivazioni.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2021 Riccardo Fucile
LE PAROLE DI GREENBLATT E DI HUFFNAGLE
Per comprendere la portata del pericolo del terrorismo insurrezionalista dell’estrema destra americana, è bene rivolgersi a chi, in America, da tempo monitora la galassia neonazista del white power.
L’amministratore delegato della Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt e il direttore del Comitato ebraico americano per la lotta all’antisemitismo Holly Huffnagle, hanno parlato con Haaretz della responsabilità del presidente Donald Trump per la situazione attuale, così come delle azioni tangibili che l’amministrazione Biden può intraprendere per contrastare l’estremismo suprematista.
Le responsabilità di Trump
“Il presidente ha promosso la sedizione e incitato alla violenza”, ha detto Greenblatt in una dichiarazione di mercoledì. “Le persone che aggrediscono le forze dell’ordine o che violano gli edifici governativi devono essere arrestate e ritenute responsabili”.
Più di ogni altra cosa, quello che è successo al Campidoglio è il risultato diretto della paura e della disinformazione che è stata costantemente diffusa dallo Studio Ovale. La campagna di disinformazione di Trump è un chiaro e presente pericolo per la nostra democrazia”.
Greenblatt ha detto ad Haaretz, prima degli eventi di mercoledì, che mentre l’estremismo interno agli Stati Uniti non è un fenomeno nuovo, c’è stato un significativo incremento dell’estremismo, in quantità e pericolosità , da quando Trump si è insediato nel 2017.
“Ha amplificato e legittimato l’estremismo in un modo che non si era mai visto prima, e in modo allarmante e crescente. È iniziato durante la [prima] campagna, accreditando i media della supremazia bianca e ritweeting memi che sono nati in bacheche di estrema destra o oscuri subreddit e sono improvvisamente emersi nella conversazione pubblica attraverso il candidato”, spiega Greenblatt.
Huffnagle fa eco a questo, spiegando che c’è stato un aumento e una crescita dei movimenti di supremazia bianca negli ultimi quattro anni. L’anno 2015 “ha segnato una svolta in un aumento degli incidenti antisemitici”, dice. Abbiamo dati di percezione ebraica, statistiche dell’Fbi e altre indagini sui dati degli incidenti che lo dimostrano”. È più difficile misurare gli atteggiamenti, ma i dati sugli incidenti mostrano un aumento degli incidenti, che sono anche diventati più violenti e più aperti”.
Greenblatt osserva che i sostenitori della supremazia bianca sono stati incoraggiati dalla retorica di Trump durante il suo mandato di presidente. “Abbiamo visto questa recrudescenza dell’estremismo di destra, iniziata durante la campagna elettorale che ha poi marciato all’aperto a Charlottesville [durante il raduno di Unite the Right nell’agosto 2017]. Dal 2016 al 2019, solo i sostenitori della supremazia bianca hanno ucciso 116 persone negli Stati Uniti, e altri estremisti di destra hanno aggiunto circa 21 morti in questi tre anni”, riferisce Greenblatt. “L’Fbi vi dirà che il pericolo più chiaro e presente, in termini di terrore interno, è l’estremismo di destra”. Huffnagle concorda sul fatto che Trump ha dato potere, o almeno ha dato forza agli antisemiti.
“Penso che sia una distinzione importante il fatto che non chiamiamo i nostri leader di governo antisemiti – ma le parole portano all’effetto antisemita, se non all’intenzione”, dice. “Anche se non era intenzione del presidente, c’è una correlazione con le sue parole e con i movimenti di supremazia bianca che si sentono incoraggiati. Sentono il fischio del cane. Hanno sentito quello che volevano sentire”.
“I leader devono guidare”
Per Greenblatt che la prima azione del neo presidente democratico, una volta insediato, il prossimo 20 gennaio alla Casa Bianca, dovrebbe essere quella di dimostrare una capacità di leadership che è stata assente negli ultimi quattro anni. “I leader devono guidare. Va ricordato che quando [Biden] ha annunciato la sua candidatura, l’ha legata a Charlottesville e a quella sfacciata dimostrazione di antisemitismo e razzismo. I leader hanno bisogno di condannare in modo chiaro, convincente e coerente la supremazia bianca e l’odio razzista e antisemita. Non solo a parole, ma nei fatti. Hanno bisogno di incarnare questa idea che la diversità è un punto di forza in questo Paese. Sono contento di vedere l’amministrazione [in arrivo] abbracciare questo concetto dal modo in cui ha costruito il suo gabinetto, dal vice presidente in giù”, dice.
Il Ceo di Adl propugna la costituzione di una task force che coinvolga i diversi rami del governo in uno sforzo coordinato per combattere l’estremismo. “Uno sforzo sia a livello globale che nazionale, poichè si tratta di una minaccia terroristica globale”, rimarca Greenblatt. Mi assicurerei che vada al di là di questo approccio di tutto il governo; guarderei anche alle forze dell’ordine statali e locali”. Mi assicurerei anche che il nostro sistema educativo non permetta alle radici della radicalizzazione di radicarsi”, dice.
Huffnagle spera anche che la Casa Bianca istituisca un organismo inter-agenzie per i crimini d’odio che migliori il coordinamento tra le agenzie federali per affrontare l’estremismo interno.
“Si tratta di due parti: la denuncia e l’azione penale”, puntualizza. “Speriamo che il No Hate Act passi e fornisca più risorse alle forze dell’ordine”. La raccomandazione principale di Huffnagle è di migliorare la protezione della comunità ebraica.
“Negli ultimi tre anni abbiamo constatato che la comunità ebraica non si sente sicura. Il 56 per cento delle istituzioni ebraico-americane ha aumentato la sicurezza negli ultimi due anni; un ebreo americano su tre ha evitato certi luoghi a causa delle sue preoccupazioni per la sicurezza. L”amministrazione Biden deve impegnarsi a fornire ulteriori risorse per la protezione della comunità ebraica. Non è qualcosa che possono o devono necessariamente fare da soli”, dice.
Greenblatt e l’Adl hanno guidato l’anno scorso la campagna “Stop Hate for Profit”, conducendo un boicottaggio pubblicitario contro le aziende dei social media – in particolare Facebook – nel tentativo di responsabilizzarle per aver ospitato l’odio sulle loro piattaforme e aver valorizzato i profitti rispetto al pregiudizio. Dice che i social media sono stati “la forza fondamentale” dietro il rapido mainstreaming dell’estremismo e l’ampliamento delle divisioni sociali.
“Dall’account Twitter del presidente al modo in cui le piattaforme amplificano algoritmicamente i nostri peggiori impulsi, è piuttosto allarmante”, spiega Greenblatt. “Quando l’amministrazione cerca di capire come combattere ‘odio, deve concentrarsi completamente su come fare ii conti con il ruolo che questi prodotti svolgono nell’eliminare e normalizzare i pregiudizi, e su come prendiamo le misure per garantire che, se affrontiamo questo problema, useremo un approccio di tutta la società per combattere non solo l’antisemitismo o il razzismo, ma tutte le forme di estremismo. e i social media hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel frenare alcuni dei peggiori attori”.
Huffnagle ritiene che combattere l’estremismo interno sia per molti versi una lotta contro “la digitalizzazione del problema”. Uno dei motivi principali per cui sappiamo che i gruppi della supremazia bianca sono riusciti a crescere in modo così significativo negli ultimi cinque anni è l’impollinazione incrociata di algoritmi, soprattutto su Facebook, e la loro capacità di crescere online – che ha conseguenze offline. Il governo può spingere queste aziende più di quanto non abbia fatto, senza violare i diritti del Primo Emendamento”.
(da Globalist)
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Gennaio 7th, 2021 Riccardo Fucile
SE SEI AFROAMERICANO VIENI SOFFOCATO DALLA POLIZIA, SE SE BIANCO PUOI ESPUGNARE CAPITOL HILL VESTITO DA VICHINGO
Il confine tra “patriot” e “riot” in America lo decide il colore della pelle. 
Il diritto di vivere, di manifestare, di non ledere la libertà degli altri negli Usa, ancora oggi, lo decide il colore della pelle. Un’ingiustizia sociale che spacca il Paese da secoli e che, prepotentemente, continua a venire fuori: se essere nero nell’America del 2020 è ancora una sentenza di morte, in quella dei primi sei giorni del 2021 invece puoi assaltare il Congresso armato e vestito da vichingo, ma se sei bianco nessuno ti sfiorerà nemmeno con un dito.
Le due Americhe
L’emblema di questa frattura sociale, che è forse la più grande ferita della democrazia statunitense, ce lo restituiscono due immagini, entrambe difficili da dimenticare. Da una parte i sostenitori di Donald Trump che saccheggiano Capitol Hill proprio nel giorno della transizione dei poteri: l’arroganza dei piedi sul tavolo della speaker della Camera Nancy Pelosi, la sfrontatezza dei pugni sul petto in segno di possesso tribale, la cattiveria delle imitazioni della morte di George Floyd e la cecità nei cartelli complottisti QAnon. Il tutto rimasto impunito per ore.
Dall’altra parte, le truppe militari dispiegate per ogni manifestazione pacifica dei Black Lives Matter, il più grande movimento per i diritti degli afroamericani: le armi, i lacrimogeni, i manganelli. Ma soprattutto i morti e i feriti.
Law and Order, ma non vale sempre
“Law & Order” raccontava ai suoi durante tutta la campagna presidenziale Donald Trump, che significava anche non avere alcuna remora a mandare l’esercito in molte città dove le manifestazioni erano più partecipate. Ed ora, dopo aver invitato i suoi a protestare a Washington nel giorno della certificazione ufficiale della vittoria di Joe Biden, si meraviglia di come nessuno abbia difeso il santuario della democrazia. Trump non solo sapeva, ma è stato proprio lui, per quattro lunghi anni, ad agitare le masse.
Ben diversamente aveva risposto dopo l’omicidio di George Floyd da parte della polizia americana: il 2 giugno 2020 davanti al Lincoln Memorial, durante le proteste tenutesi a Washington, è intervenuta la Guardia Nazionale. E anche in molte altre città la polizia si è scontrata violentemente con i manifestanti.
Il Black Lives Matter Global Network ha descritto le rivolte di ieri come un “vero colpo di stato”. Aggiungendo che è stato “un altro esempio dell’ipocrisia nella risposta alla protesta da parte delle forze dell’ordine del paese”. “Quando i neri protestano per le loro vite, sono troppo spesso accolti dalle truppe della Guardia Nazionale o dalla polizia equipaggiati con fucili d’assalto, scudi, gas lacrimogeni ed elmetti da battaglia. Se ieri i manifestanti fossero stati neri, sarebbero stati attaccati con gas lacrimogeni, picchiati e anche colpiti”, ha detto il portavoce del gruppo. Si chiama supremazia bianca, non ha altro nome. E basta mettere a confronto alcuni eventi per vederne la terribile violenza
Manifestazioni a confronto: radiografia di un colpo di Stato
1. La Guardia nazionale solo in alcune occasioni
Lo scorso giugno membri della Guardia Nazionale, armati e con indosso uniformi mimetiche, sono saliti sui gradini del Lincoln Memorial, mentre folle di manifestanti stavano tenendo una protesta pacifica. Durante gli eventi di ieri invece, i rivoltosi erano già entrati nell’edificio prima che la Guardia Nazionale fosse attivata.
2. Diverso uso dei lacrimogeni e delle armi
Ancora, ieri mentre centinaia di manifestanti pro-Trump hanno preso d’assalto il Campidoglio, si potevano vedere agenti che distribuivano spray al peperoncino. A giugno invece, prima che Trump facesse le sue osservazioni al Rose Garden, la polizia vicino alla Casa Bianca ha lanciato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma contro i manifestanti nel tentativo di disperdere la folla per la prevista visita del presidente alla chiesa episcopale di San Giovanni.
3. La probabilità di morire
Nell’assalto al Campidoglio di ieri quattro persone, tra cui una donna uccisa da colpi di arma da fuoco, hanno perso la vita durante le proteste e gli scontri. Ma bisogna rapportare questi numeri ai dati di Mapping Police Violence, secondo cui lo scorso anno 1.099 persone sono morte per mano delle forze dell’ordine di cui il 24 per cento neri, nonostante siano solo il 13 per cento della popolazione americana. Gli afroamericani hanno infatti il triplo delle probabilità di essere uccisi dalla polizia rispetto ai bianchi, sebbene siano, in media, il gruppo etnico meno armato (come abbiamo raccontato anche in questo reportage video esclusivo dal quartiere afroamericano di Chicago).
4. Due pesi e due misure per le conseguenze
Lo scorso giugno, i manifestanti a Washington DC, un solo pomeriggio di protesta ha portato a 88 arresti. In confronto, il capo del dipartimento di polizia metropolitana Robert Contee ha detto che mercoledì sera che la polizia ha effettuato solo 52 arresti, 26 dei quali sono stati effettuati in Campidoglio. Per non parlare degli omicidi di afroamericani rimasti impuniti, i dati fanno paura: negli Stati Uniti dal 2013 al 2019, il 99 per cento delle uccisioni compiute da agenti in servizio non hanno avuto ripercussioni penali.
(da TPI)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
LA PRIMA NATA A GENOVA “NON E’ ITALIANA, NE’ LIGURE”, MA QUANDO SI TRATTA DI SPECULARE SUI BAMBINI VANNO BENE TUTTI: VOMITEVOLE
Di bambine la Lega se ne intende: come non ricordare che Salvini quasi ogni settimana pubblica le foto della figlia Mirta?
Anche di “Greta” la Lega se ne intende: vi ricordate la bambina portata sul palco di Pontida che fu spacciata per la minore di Bibbiano portata via ai genitori? Si chiamava proprio Greta.
Quello che il Carroccio è meno abituato a gestire è però la sua incoerenza.
Prendiamo ad esempio come i leghisti hanno commentato la foto che Giovanni Toti ha pubblicato per festeggiare la nascita della piccola Greta, la prima bimba nata a Genova nel 2021.
Secondo Stefano Mai, capogruppo in consiglio regionale in Liguria, la bambina non è italiana, e non è ligure, perchè nera.
Peccato che quando Salvini girava l’Italia qualche mese fa per la campagna elettorale non disdegnasse affatto circondarsi di bimbi di ogni tipo. Anche scrivendo “Viva le famiglie italiane, di tutti i colori ma tutte tricolori”.
Partiamo dall’inizio. Il presidente della Liguria Toti festeggia i primi nati in Liguria con un bel tweet in cui c’è la foto della piccola Greta:
Subito la parola “liguri” diviene il pretesto per una miriade di commenti e insulti razzisti, che Toti ha poi annunciato di voler rimuovere.
La Lega, tramite Mai, diffonde una nota in cui prende una posizione, contraria, rispetto al presidente: “Non si puo’ definire italiano, ne’ ligure, chi nasce sul nostro territorio da genitori stranieri”
Toti difende il post, Greta e il senso della reltà contrattacando: “Stupisce, lascia amareggiati e per la verità anche un po’ perplessi che qualcuno, in un anno come questo, riesca a fare polemica anche su un post di benvenuto al mondo per una bimba nata in una notte così carica di dolore e di speranza. Nel Paese con il tasso di natalità più basso del mondo, una nuova creatura è un fatto positivo, quale che sia la sua nazionalità e il colore della sua pelle. Greta, si chiama così, è nata in un ospedale ligure, con medici e infermieri liguri. Sua madre ha in tasca una tessera sanitaria del nostro Paese. Non ho chiesto alla Direzione del San Martino se fosse immigrata, naturalizzata, cittadina italiana o di un altro Paese. Francamente non me ne frega nulla in questo caso. Greta è nata qui, andrà qui in Liguria all’asilo e a scuola. I suoi genitori e anche lei, quando crescerà , da lavoratrice avrà gli stessi diritti e gli stessi doveri degli altri lavoratori. E gli stessi diritti e doveri sociali. Nulla c’entra tutto ciò con i diritti politici concessi dalla cittadinanza, provenga essa dallo Ius soli o da altri strumenti di diritto. Di questo si occuperà il Parlamento nazionale, non certo la nostra Regione. Ed è un dibattito assai più complesso di quello che ruota attorno a un post. Se mai il Parlamento deciderà di affrontare questo tema (direi che oggi francamente abbiamo altre priorità ), spero che tutti i partiti lo facciano consapevoli della delicatezza dell’argomento e dei sofisticati risvolti civili, sociali, legali ed economici che porta con sè. E senza l’approssimazione e i sottotesti sgradevoli che ho letto e ascoltato oggi nell’assurdo dibattito su un neonato!” Diventa virale uno screenshot di Toti che afferma: “Chi nasce in Liguria è ligure!”
Sembra passata un’eternità da quando Salvini girava l’Italia per la campagna elettorale per le regionali. Allora di selfie con bambini di ogni colore il “Capitano” ne aveva fatti proprio tanti. Praticamente era un’abitudine.
Addirittura in Puglia Salvini con in braccio una meravigliosa bimba con le treccine affermava: “Viva le famiglie italiane, di tutti i colori ma tutte tricolori”
Insomma quando Salvini è in campagna elettorale si strizza l’occhio anche a un elettorato più moderato, quando invece le urne sono chiuse la Lega strilla, a sproposito, sullo Ius Soli. Tanto chi si ricorda più?
(da “NextQuotidiano”)
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