CHIUSE FINO AL 3 APRILE LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE NON STRETTAMENTE NECESSARIE: ECCO QUALI
APERTI SUPERMERCATI, FARMACIE, TABACCHI ED EDICOLE
Una decisione che dal dopoguerra ad oggi non era mai stata presa: fino al 3 aprile l’Italia chiude le fabbriche che non producono generi di prima necessità , intesi come alimenti, bevande, farmaci, cibo per animali.
Resteranno aperte le industrie che si occupano di riparazioni e manutenzione. Ma tutta la filiera dell’abbigliamento e dell’automobile, per esempio, subirà la serrata.
Un fatto che inevitabilmente cambierà il corso della storia. Il punto di non ritorno viene segnato quando viene comunicato l’aggiornamento quotidiano dei dati. È il più nero di sempre: 793 morti in più rispetto al giorno precedente e 4821 nuovi casi solo oggi. Il picco dei contagi da Coronavirus non si vede all’orizzonte. E di fronte a questi dati, il premier Giuseppe Conte incontra i sindacati e i rappresentanti delle imprese, in pressing da giorni, e matura la svolta.
Ormai, i tentennamenti non sono più concessi. Al Nord, nel Nord delle fabbriche, il virus continua a circolare con numeri che fanno paura. Nonostante i divieti emessi nelle ultime settimane, le persone che si muovono per motivi lavoratavi sono troppe. Dunque ecco che il presidente del Consiglio si convince a nuova stretta, l’ennesima. Salvaguardare i servizi definiti essenziali, come i supermercati, farmacie e parafarmacie, trasporti, sanità , servizi postali, bancari, assicurativi, tabacchi ed edicole, e fermare invece tutto il resto, cioè quelle fabbriche che non producono generi di prima necessità .
“Rallentiamo il motore produttivo del paese ma non lo fermiamo”, dirà il premier alle undici e mezza di sera in una diretta facebook slittata di un’ora rispetto all’orario fissato. Conte prova a rassicurare, al termine di un’altra giornata infernale. Non solo le opposizioni ma anche il Movimento 5 Stelle e lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza erano per la chiusura totale.
Alla fine il premier è costretto a cedere e annuncia che il governo “interverrà con misure straordinarie che ci consentiranno di rialzare la testa e di ripartire quanto prima”.
La settimana scorsa si era discusso delle misure sulla sicurezza sul lavoro, ora invece la situazione è ancora più preoccupante, da qui la richiesta firmata da tutti i sindacati: “Chiediamo di valutare misure ancor più rigorose, la sospensione di attività non essenziali in questa fase per il nostro Paese”. Perchè, avverte il leader della Cgil Maurizio Landini: “La paura della gente si può trasformare in rabbia”
In sostanza nelle fabbriche, in una catena di montaggio, è impossibile rispettare le misure di sicurezza. E quindi la vita di chi lavora e delle loro famiglie è esposta a rischi enormi.
Non solo, soprattutto nel Nord d’Italia, le persone che ancora stanno andando fisicamente a lavorare sono troppe. Ed è per questo che il governatore Attilio Fontana oggi ha perso la pazienza emettendo una sua ordinanza in cui vieta lo sport all’aperto, chiude i cantieri e gli studi professionali.
Confindustria chiede di assicurare alle imprese tutta la liquidità di cui hanno bisogno per superare la fase transitoria, in caso di chiusura volontaria o meno, attraverso un fondo di garanzia che riguardi piccole, medie e grandi aziende.
Ormai la linea è quella indicata dai sindacati, ovvero chiudere tutte quelle attività non considerate necessarie su tutto il territorio nazionale. E Conte, che aveva più di qualche dubbio, è costretto a cedere.
(da “Huffingtonpost”)
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