CINQUESTELLE: “STIAMO ANDANDO A SBATTERE E NESSUNO HA UN DISEGNO CHIARO”
TRA POCO LA LOMBARDI SARA’ SOSTITUITA DA “TORQUEMADA” NUTI
È come una maionese impazzita, il Movimento 5 stelle in Parlamento.
Nessuno sa più bene dove andare, nè dove va.
Non ha una voce univoca sul risultato delle elezioni amministrative: il consiglio fatto filtrare dalla “comunicazione” è di non commentare. Il risultato è che ognuno dice la sua.
La balcanizzazione riguarda tutti. Anche i dissidenti.
Alcuni di quelli che erano alla cena di martedì scorso si sono rivisti lunedì sera, altri non lo hanno neanche saputo.
Perchè lì dentro si giocano partite diverse.
C’è chi è davvero interessato a uscire dalle dinamiche pesanti del Movimento al più presto possibile, magari formando un gruppo che possa partire dai principi cardine della legalità e dei beni comuni per attirare i democratici delusi dal governo di larghe intese.
Ma c’è anche chi ha una storia di destra, e guarda a quella parte del campo.
O chi non accetta di farsi controllare ogni singolo scontrino dal futuro capogruppo alla Camera Riccardo Nuti, soprannominato Torquemada, che tra pochi giorni succederà a Roberta Lombardi.
Non è finita, la storia della diaria.
Non è sopita, almeno in una parte del gruppo.
Sui risultati elettorali, poi, sono in molti a tirare fuori la loro delusione.
«Mi chiedo se Grillo abbia davvero un disegno politico », chiede uno sconsolato Aris Prodani. «Siamo come una macchina lanciata a 200 all’ora che non si accorge di stare andando contro un muro», si sfoga una deputata.
E se per Federica Daga l’esito delle amministrative «è oro, siamo entrati in 200 consigli comunali, avere due consiglieri partendo da zero è già tantissimo », Mara Mucci pensa che alcuni risultati siano a dir poco deludenti: «Dobbiamo capire che le persone contano. Che sono importanti. A Imola avevamo un signor candidato e abbiamo raggiunto il 19,7 per cento. Altrove non ne siamo stati capaci».
La storia dei portavoce che non importa chi sono, che devono solo eseguire, non le va giù: «Su Facebook qualcuno mi scrive che io non devo pensare. Ma dico: sei fuori? Che ragionamento è?».
Eppure è il metodo, quello che secondo il consulente della comunicazione al Senato Claudio Messora, Grillo e Casaleggio vorrebbero fosse «declinato con purezza». Niente da fare, sono in tanti a considerarlo un’iperbole, un’utopia — se non una distopia irrealizzabile.
Tanto che la confusione ieri ha raggiunto l’ennesima potenza quando si è affrontato il tema riforme.
Il Movimento non riesce a rispondere a domande urgenti come quella sulla legge elettorale: il porcellum va abolito oppure no?
Vito Crimi va a parlare con una delegazione del governo dicendo «massima apertura, valuteremo, forse si può fare un referendum », e mezz’ora dopo arriva una mozione sconosciuta ai più (in assemblea non è passata) che preclude qualsiasi trattativa.
In molti si infuriano: «Discutiamo di tutto e non di come cambiare la Costituzione?», protesta chi quel testo, già mostrato alle altre parti politiche, non lo ha neanche ricevuto. Figurarsi discusso.
Gli onorevoli a 5 stelle (ma un testo identico sarà presentato anche al Senato) chiedono che il governo si impegni a ridurre il numero di deputati, senatori e membri dei consigli regionali, eliminando nel contempo le province e dando impulso al processo di accorpamento dei comuni.
I mandati elettorali ricopribili a qualsiasi livello dovranno essere due per legge.
Non si potranno candidare i condannati a oltre dieci mesi con sentenza definitiva. Quanto al modello, presidenzialismo, parlamentarismo, proporzionale o maggioritario, i grillini invocano un referendum di indirizzo.
Di tutto questo si parlerà probabilmente domani.
L’assemblea, per ora, è stata convocata senza ordine del giorno, ma lì si farà di certo l’analisi del voto, e di quello che non va.
Che però, secondo gli ortodossi, sono i giornali a ingigantire.
Roberto Fico si ferma in Transatlantico a spiegare ai cronisti che si soffermano troppo sugli aspetti negativi, che non devono continuare a dar voce a dissidenti che non hanno il coraggio di metterci la faccia: «Se trenta davvero vogliono andar via, lo dicano chiaramente, piuttosto che parlare alla stampa. Abbiano il coraggio di uscire allo scoperto. Se non lo fanno siamo al gossip».
Alessio Villarosa, il successore di Riccardo Nuti, a una cronista che gli chiede cosa pensa dei risultati delle amministrative dice solo: «Che vi toglieremo i finanziamenti all’editoria».
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica“)
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