I SONDAGGISTI: “IL CENTROSINISTRA VINCE SE HA VOLTI NUOVI E FORTI”
“IL CASO MARINO E LA SERRACCHIANI LO DIMOSTRANO”
Che a Roma sarebbe andata così – dicono i sondaggisti – era abbastanza chiaro, almeno per quanto riguarda i rapporti di forza tra i tre principali candidati.
I flussi di voto dicono anche che Marino è fortemente favorito per il secondo turno, ma la partita è aperta.
Anche se i sondaggi non possono essere diffusi, abbiamo vagliato umori di tre illustri guru del settore: Nicola Piepoli, Antonio Noto di Ipr Marketing e Roberto Weber di Swg.
Per quanto riguarda il passato, sia Weber che Piepoli confermano che il dato elettorale corrisponde alle rilevazioni dell’ultima ora: una città che percepiva un senso di decadimento generale della qualità dei servizi, alcuni scandali locali e regionali che mettevano in cattiva luce una certa classe dirigente, e poi la grande disillusione per la politica che a Roma si viveva in maniera perfino amplificata, data la contiguità fisica coi Palazzi del potere.
Da qui il vantaggio per lo sfidante Marino e, soprattutto, la rilevazione della vasta zona d’ombra dell’astensione amara.
E adesso?
«Secondo i nostri dati – dice Nicola Piepoli – l’inconscio collettivo ha già scelto e Ignazio Marino dovrebbe essere il prossimo sindaco di Roma con il 57-58% dei voti». Ma la situazione è magmatica, perchè il bacino da cui trarre il consenso è vastissimo e per oltre la metà è senza una bandiera, «per cui aggiunge Antonio Noto – tutto è possibile. Ciò detto il sindaco uscente è in forti difficoltà , perchè ha raccolto il voto politicamente orientato ma non è andato oltre». La possibilità di rimonta appare problematica, intorno al 15-20%.
Ignazio Marino, invece, deve consolidare i voti ricevuti «e gli basterebbe – secondo Piepoli un 7,5% di consensi per vincere, cioè, in numeri assoluti 100 mila voti: pochi rispetto alla grande base elettorale».
Ed è soprattutto all’elettorato di Alfio Marchini che il chirurgo dovrebbe rivolgersi, perchè è quello a lui più affine: moderato sì, ma tendenzialmente di sinistra, borghese ma progressista. Non sembra probabile, invece, secondo Noto, che il centrosinistra possa sfondare le linee dei Cinque Stelle «dato che i delusi di quel movimento non sono andati a votare. E se sono delusi da Grillo figurarsi da un “partito tradizionale” come il Pd, e quindi anche dal candidato che ne è bandiera».
Molto più difficile è la strada per Alemanno: «Se si eccettua il caso di Berlusconi – dice Weber il centrodestra ha ovunque una grave crisi di progetti ma soprattutto di uomini. E quindi Alemanno, che ha preso tutto il voto orientato a destra, ha molta più difficoltà ad emergere rispetto al suo avversario. La strategia di puntare su personalità forti e nuove che ha attuato il centrosinistra, ha dato buoni risultati ovunque – basti pensare al caso della Serracchiani che in Friuli ha preso il 25% in più della sua lista – ma il centrodestra non ha un personale politico tale da smuovere un elettorato che non sia il suo».
Tuttavia – dice Piepoli – la battaglia di Alemanno non è affatto da considerarsi chiusa: «Ha detto che ricomincerà tutto da capo e che la campagna comincia ora. Mi sembra bene. Ma deve puntare su cose concrete: metropolitane, strade, raccolta differenziata. Lasci perdere destra e sinistra».
Raffaello Masci
(da “La Stampa“)
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