COSI’ ACEA E’ DIVENTATA IL POLTRONIFICIO DEL M5S: “COSE MAI VISTE IN DECENNI DI POTERE DI DESTRA E DI SINISTRA”
LA EX MUNICIPALIZZATA E’ STATA COLONIZZATA DAI GRILLINI CHE HANNO ASSUNTO SOLO FEDELISSIMI
Raccontano strabuzzando gli occhi che, al confronto, il noto Manuale tipizzato dal democristiano Massimiliano Cencelli sia persino troppo raffinato.
Dicono che quel che sta accadendo in Acea, scatola nera del potere romano, non l’hanno mai visto in decenni di potere di destra e di sinistra: e sì che chi naviga in queste acque è abituato a vederne di tutti i colori.
Insomma nella Capitale il paradosso grillino è il seguente: dopo aver urlato alla discontinuità e al rifondiamo tutto, giunti al potere i Cinque stelle hanno in effetti compiuto davvero una impresa diversa dal solito.
Trasformare lo spoil system nel tabula rasa system.
Via tutti, largo ai fedelissimi, trasformando così, nel giro di pochi mesi, la società quotata in borsa della quale il Comune ha il 51 per cento (Gaz de France il 23, Caltagirone il 5 e via dettagliando) in una specie di feudo esclusivo, ancorchè occupato tutt’altro che da neofiti del potere.
E se come usava dire Luigi Di Maio già all’epoca della vittoria, Roma anticipa ciò che accadrà al livello nazionale, tenersi forte.
All’Acea, alla faccia delle attente procedure di selezione, si va allegri di cooptazione e epurazione grilline, naturalmente entrambe con le dovute eleganze (chi arriva, proviene dai soliti poltronifici), con parcheggi e stanzini più o meno metaforici per i dipendenti improvvisamente fuori linea o, per dirla con chi sa stare a tavola, “preparati, ma troppo attivi” (tra gli stanzinati c’è pure il fratello di un noto attore vicino alla destra, non siamo mica a un pranzo di gala).
Con una velocità di esecuzione soprattutto nelle nomine che, dicono, dipenda pure dal timore di veder anzitempo tramontare la stella della sindaca Virginia Raggi, peraltro chiamata giusto il 9 in Tribunale anche lei per questioni di nomine.
In attesa di veder realizzato il pur ambizioso piano industriale appena presentato (3 miliardi di euro di investimenti in quattro anni) dal nuovo management formato dal presidente Luca Lanzalone e dall’ad Stefano Donnarumma, scorrazzano così per la multiutility di acqua e luce nuove figure di comprovata fede. Otto in più solo nella comunicazione, per dire.
Prima fra tutte Massimiliano Paolucci, ex relazioni esterne a Condotte spa, prima ancora Telecom e Aeroporti di Roma (dove ha conosciuto Donnarumma), si dice legato a Fabrizio Palenzona, che è riuscito — segno di indubbio potere — a riassumere in sè le deleghe alle relazioni esterne e quelle agli affari istituzionali, prima separate: non è un caso che nei corridoi di Acea si usi ormai soprannominare l’intera azienda “Paolucci spa” a significare la carta bianca di cui dispone.
In prima fila, e in ottimi rapporti con lui, ci sono infatti Giuseppe Gola, ex Enel, Wind e altre di telecomunicazioni, che è arrivato dopo l’estate alla guida di Amministrazione, Finanza e controllo, previa defenestrazione del predecessore dopo soli 18 mesi; il Ceo Office Massimiliano Garri, ex Bip e Deloitte consulting; Michele Grassi, che viene da Enel e adesso è responsabile Commerciale e trading AceaEnergia; quello che è il vero nuovo capo delle risorse umane, Pierluigi Palmigiani, per far posto al quale è stato gentilmente messo da parte il predecessore, peraltro fratello del medico personale di Berlusconi (non siamo a un pranzo di gala).
Molti ingressi come si diceva nello specifico della comunicazione, dove messi da parte i tre che c’erano, ne sono arrivati sei — dirigenti esclusi.
Tutti inquadrati, per lo meno come quadri o super quadri e, nel caso dei consulenti, prossimi all’assunzione o garantiti con stipendi equiparati (complessivamente una media di settanta mila euro all’anno, giusto per dare l’idea).
Tutti personaggi che vengono da mondi noti. Vi è chi lavorava alla segreteria tecnica dell’ex assessore Colomban e di Romeo, chi stava con Paolucci già in Condotte, chi proviene da Telecom o da Alitalia, chi era direttore generale di Assoelettrica e ha collaborato con il management Acea ai tempi di Alemanno.
Insomma la solita trasversalità , solo molto più feroce.
(da “L’Espresso”)
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