DA CACASENNO A CACASOTTO: RENZI RINVIA L’ABOLIZIONE DELLA PATACCA DEL REATO DI CLANDESTINITA’
“BISOGNA STARE ATTENTI A NON PERDERE VOTI” LA NOBILE MOTIVAZIONE… QUANDO BASTEREBBE FAR CAPIRE AGLI ITALIANI CHE NON SERVE A NULLA E PEGGIORA LA SITUAZIONE
I fatti di Colonia sparigliano le carte e consigliano prudenza. Mentre in tutta Europa monta la polemica politica intorno alla vicenda delle donne aggredite e molestate la notte di Capodanno, il governo Renzi invoca “valutazioni di opportunità politica” per fare di nuovo marcia indietro sulla cancellazione del reato di clandestinità .
Così l’approvazione in Consiglio dei ministri della versione definitiva del decreto legislativo che riduce al rango di illeciti amministrativi alcuni reati, attesa per venerdì, slitta di una settimana.
E l’abolizione dell’articolo 10 bis del Testo unico sull’immigrazione introdotto dalla legge Bossi-Fini rischia di essere ancora una volta archiviata, nonostante siano passati 20 mesi dal varo della legge delega che ne prevede espressamente l’abolizione.
E nonostante le Camere, a cui il testo provvisorio era stato passato per le osservazioni, abbiano dato parere favorevole su quel punto.
Fu per catturare voti che, nel 2009, il governo Berlusconi gettò nella mischia il reato di clandestinità . Adesso, a palazzo Chigi, soppesando le 15 righe che potrebbero cancellarlo firmate dal Guardasigilli Andrea Orlando, si agita un sentimento simile, ovviamente capovolto.
Con le elezioni amministrative alle porte, diventa protagonista la paura di perdere i voti di chi non capirebbe perchè, con il terrorismo islamico ormai in casa, il governo si avventuri sull’impervia via della cancellazione del reato.
Effetto dunque, più che sostanza, visto che il reato, già adesso, non manda in galera nessuno, nè tanto meno comporta un’espulsione immediata.
Ma ieri, quando Renzi ha letto Repubblica con la notizia che il reato stava per sparire proprio ad opera del suo governo, ha cominciato a interrogarsi se questa fosse proprio la mossa giusta da fare. Perchè, è opinione del premier, la depenalizzazione in sè ci può stare, ma non si può prescindere dagli effetti che può produrre sulla «percezione della sicurezza».
Come prima cosa, Renzi ha preso tempo. In consiglio dei ministri s’è trovato di fronte sia Orlando che Alfano. Hanno scambiato qualche idea. Quella di Renzi esplicita: nell’anniversario di Charlie Hebdo, dopo Parigi e Colonia, l’Italia non può prendere decisioni che possano essere interpretate come un segnale di lassismo contro il terrorismo. Alfano, ovviamente, concorda.
Proprio lui che questo reato lo ha sottoscritto da ministro e in queste ore lo ha difeso strenuamente. Orlando resta freddo. Chi lo ha sentito, poco prima di Natale, in una conferenza stampa in via Arenula col procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, lo ha visto fare sì con la testa quando il magistrato spiegava perchè il reato è un ostacolo ad acchiappare i trafficanti, quindi anzichè bloccare l’arrivo dei migranti, per assurdo lo agevola.
Se fosse per Orlando il reato potrebbe tranquillamente essere abolito, per la semplice ragione che è inutile, non viene applicato, la Cassazione lo ha ridimensionato proprio per le stesse ragioni per cui la Ue lo ha bocciato, in quanto non punisce un comportamento criminale, ma uno stato, l’essere un migrante clandestino
Ma adesso è Renzi a decidere. E certo le sue paure non calano dopo il tam tam di Ncd e della Lega. Dice ai suoi il premier: ma perchè dobbiamo regalare a Salvini e alla destra su un piatto d’argento questa occasione? Che facciamo, gli mettiamo in mano uno strumento contro di noi? Piglia piede così l’idea di non buttare a mare del tutto l’abolizione del reato di clandestinità , ma di arrivarci per un’altra strada, che non impegni direttamente il governo.
Il nuovo protagonista del colpo di spugna sulla norma voluta, e tuttora sponsorizzata, da Maroni e dalla Lega, potrebbe essere il Parlamento. Che potrebbe fare una legge ad hoc oppure piazzare la norma in una legge già esistente. Una mossa che otterrebbe ben tre risultati.
Il governo, secondo Renzi e le sue teste d’uovo, non avrebbe un ritorno negativo sul piano dell’immagine. Il Parlamento confermerebbe la scelta già fatta nel 2014, quando fu approvata la legge sulla messa alla prova che conteneva già la previsione di abolire il reato di clandestinità . In secondo luogo si placherebbe subito il conflitto con Ncd, col quale ci sono già altri fronti aperti, come le adozioni e la prescrizione. In terzo luogo i magistrati otterrebbero comunque quello che vogliono, cancellare il reato, ma con tempi più lunghi, ben oltre il voto di fine primavera.
È il responsabile Giustizia del Pd David Ermini, notoriamente un renziano doc, a far intravvedere quella possibilità : «Intanto da qui al 15 gennaio c’è tempo, e poi non si può escludere affatto che, se il governo non cancella il reato, a farlo non possa essere il Parlamento che peraltro ha chiesto al governo di abolirlo».
Perchè è stata proprio la commissione Giustizia della Camera, presieduta dalla Pd Donatella Ferranti a suggerire a palazzo Chigi di tirar via il reato di clandestinità .
“La logica vorrebbe la scelta della depenalizzazione”, ammettono fonti renziane “ma nella componente sicurezza l’elemento psicologico e di percezione è molto importante”.
Morale: in questo momento la percezione degli elettori fa propendere per un nuovo rinvio.
Come se l’alternativa non fosse quella di spiegare giuridicamente come stanno realmente le cose.
(da agenzie)
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