DA SINDACA ICONA A MINISTRA ALIBI: RENZI LA USA, IL SUD LA GETTA
POVERA MINISTRA LANZETTA, RECUPERATA AL’ULTIMO MINUTO
Nella perenne disputa tra terronisti, e cioè tra italiani del Nord, del Centro e del Sud che vivono di pregiudizi e rivendicazioni, chi ora rischia di più è proprio lei, l’ex sindaca anti ‘ndrangheta di Monasterace, nella Locride abbandonata.
Al governo non ci sono veneti e piemontesi, eppure chi si lamenta per questo non aggiunge al danno dell’esclusione anche la beffa dell’autoflagellazione.
Nel caso della neoministra, invece, le due cose si sommano.
Matteo Renzi, dicono i sudisti, la usa come alibi, come specchietto per le allodole.
Ma così dicendo, gli stessi inevitabilmente la gettano via, ne sottovalutano la presenza nell’esecutivo fino a ritenerla insignificante.
Cosa vuoi che sia averla ripescata all’ultimo minuto, probabilmente al posto di Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria destinato alla Giustizia, per collocarla agli Affari regionali?
È pur vero che prima, con Massimo Bray, Nunzia de Girolamo e Gaetano Quagliariello, di ministri meridionali ce n’erano di più, ma è un fatto che, nella foga localistica, di Angelino Alfano, siciliano di Agrigento, quasi ci si dimentichi.
Così come è un fatto che alla povera Maria Carmela Lanzetta, ieri icona da esibire, oggi nulla venga perdonato.
Perfino quel suo abbandonare la carica di sindaco per protesta contro l’immobilismo generale ora le si ritorce contro.
Eppure, ancora non molti mesi fa, la sua storia, raccolta da Goffredo Buccini in L’Italia quaggiù , riceveva applausi al limite della commozione.
Da sindaca, vestiva camicette di seta anni Settanta; da ministra, sabato al Quirinale era l’unica a indossare gli stivali e non i tacchi a spillo. Lei di certo non è cambiata
Mentre l’Italia leggera, oltre alla genovese Arisa, festeggia il salernitano Rocco Hunt, cantore della Terra dei fuochi, e lo difende dalle battute equivoche della Gialappa’s, l’Italia pesante dei sindacalismi territoriali torna a dividersi.
C’è poco Mezzogiorno nel governo, lamenta da Napoli a Bari. Vero o falso, l’assunto merita una premessa.
Pochi dibattiti si sono rivelati tanto noiosi quanto inconcludenti come quello sulla questione meridionale.
Se dunque Renzi volesse una volta tanto rispondere con i fatti e non con le teorie, perchè scoraggiarlo? Una riforma al mese, ha promesso.
E allora facciamo così: quella relativa al Mezzogiorno mettiamola in coda, a novembre o a dicembre, ma mettiamola.
Marco Demarco
(da “il Corriere della Sera“)
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