DAGLI ABBRACCI E I SALAMELECCHI AL “VAFFA”: ORA TRA DONALD TRUMP E ELON MUSK È GUERRA TOTALE
LA CADUTA IN DISGRAZIA DI MUSK È LA RIVINCITA DEL MONDO “MAGA”, DA STEVE BANNON ALLO STRATEGA STEPHEN MILLER … MUSK VUOLE CONCENTRARSI SU ALCUNI STATI E FAR PERDERE LA MAGGIORANZA AI REPUBBLICANI ALLA CAMERA E AL SENATO
La lista dei nemici di Elon Musk nell’Executive Building è lunga. Nei cinque mesi in cui ha guidato il Doge, il capo di Tesla ha avuto momenti di tensione – con alcuni sfociati in alterchi fisici – con i big dell’Amministrazione.
Susie Wiles, capo dello staff di Trump, è stata sin dall’inizio l’unica capace di arginare le ambizioni smodate di Elon. Voleva un ufficio nella residenza, Wiles si è opposta e il capo del Doge trovò riparo al primo piano dell’Eisenhower Building, il palazzo adiacente dove ha sede la macchina del governo.
Dentro l’Amministrazione Musk ha tre grandi rivali: il primo è Scott Bessent, la ruggine risale a quando dopo la vittoria di Trump di novembre, Musk voleva mettere becco in ogni nomina governativa. Il suo preferito per il posto di segretario al Tesoro era Howard Lutnick.
Il capo di Tesla considera infatti Bessent old school, un repubblicano vecchio stile. E con lui c’è stato il famoso alterco, rivelato dal Daily Mail, in aprile quando i due vennero alle mani. Bessent lo accusò di non fare abbastanza e che le promesse del Doge erano ben lungi dall’essere mantenute. Dovette intervenire Donald: «Ora basta».
Con Peter Navarro la tenzone è dell’8 aprile. Navarro è il falco protezionista, Musk non ha mai sostenuto le tariffe e, a un certo punto, i due hanno iniziato a dibattere in pubblico.
Parlando con la Cnbc Navarro definì Musk «un assemblatore di auto» e non un costruttore. Musk gli replicò dandogli «del ritardato mentale». «È più stupido di un sacco di mattoni», disse prima di definirlo “Peter Retardo”.
I guai con Stephen Miller, stratega anti-migrazione e teorico di gran parte delle politiche trumpiane, sfiorano il gossip. Katie Miller, moglie 33enne di Stephen, è stata la vice di Musk al Doge.
Andato via lui, anche lei ha lasciato andando a lavorare per le aziende di Elon che nel 2024 hanno raccolto 4 miliardi di dollari
di contratti con 17 agenzie governative.
Infine, fuori dal governo, c’è Steve Bannon. I due si detestano. Gli scambi di insulti sono al vetriolo sin dall’inizio dell’Amministrazione Trump. Alcune fonti a La Stampa hanno raccontato che in maggio c’è stato un importante riavvicinamento di Donald verso il suo ex stratega coinciso con l’uscita dall’orbita di Musk.
Così sabato Steve dai microfoni della sua trasmissione radio War Room ha tuonato: «C’è un non americano che fonda America Party. Sei un sudafricano, guarderemo i tuoi documenti e dovresti essere deportato». All’altezza delle aspettative la replica. «Bannon? Uno sporco, grasso ubriacone. Dovrebbe stare in cella».
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