DAL PRIMO MESSAGGIO AL SILENZIO DEL MINISTERO
TUTTI I BUCHI SU ALMASRI
Gli uffici tecnici hanno inviato le loro comunicazioni ai vertici del ministero, poi però qualcosa si è inceppato. La faccenda è al vaglio del tribunale dei ministri, il governo si difende dagli assalti e il Guardasigilli non intende gettare la spugna. Eppure il caso del generale libico Osama Najeem Almasri, tra bugie e contraddizioni, resta un pasticcio
Andiamo con ordine.
Il generale viene fermato dalla polizia a Torino la sera del 18 gennaio, mentre con alcuni amici è appena rientrato in hotel dopo aver visto una partita all’Allianz Stadium. Viene arrestato su mandato di cattura internazionale e ci sono dei dettagli procedurali che in questa storia sono particolarmente significativi.
Quando la corte dell’Aja emette un mandato di questo tipo, la trasmissione degli atti avviene tramite il ministero degli Esteri e in particolare tramite le ambasciate. In questo caso viene contattato l’ambasciatore e anche il magistrato di collegamento (o più precisamente l’esperto giuridico distaccato presso l’ambasciata) Alessandro Sutera Sardo. Proprio lui, come da procedura, carica i documenti sulla piattaforma riservata Prisma. Non solo.
Avvisa anche informalmente i colleghi italiani degli atti che stanno per arrivare. Il caso Almasri è un’eventualità, soprattutto con quell’urgenza, particolarmente rara. E così dal dipartimento degli Affari di giustizia si attivano tutti.
E nel primissimo pomeriggio l’ex capo del dipartimento degli Affari di giustizia Luigi Birritteri scrive un’email alla capa di Gabinetto di via Arenula Giusi Bartolozzi. Segnala l’eventualità che il ministro Nordio avrebbe dovuto compiere «un atto urgente». Quello necessario per tenere in carcere il generale libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità.
L’allora capo del Dag, poi esautorato, specifica di rivolgersi a Giusi Bartolozzi «per doverosa informazione» e perché «gli eventuali provvedimenti da adottare ci vedono privi di delega. Potrebbe dunque emergere la necessità di atti urgenti a firma dell’On. Ministro».
Bartolozzi, la «zarina» come la chiamano in via Arenula, risponde alle 15.28. Dice di essere già a conoscenza della vicenda e si raccomanda la massima riservatezza.
Arriva al punto di dire: «Meglio chat su Signal. Niente per mail
o protocollo».
La piattaforma Prisma, su cui erano stati caricati i nove documenti inerenti all’affaire Almasri, la può aprire solo il consigliere diplomatico del ministro della Giustizia. Prisma è stata visionata già nella giornata di domenica? Così verrebbe da pensare a leggere l’email di Bartolozzi: «Ero stata informata. Massimo riserbo e cautela».
Certo, la questione è delicata. E Almasri, al vertice della Rada, una delle milizie più potenti in Tripolitania, una sorta di direttore del carcere di Mitiga, è un nome importante nello scacchiere internazionale e nei rapporti tra Italia e Libia.
In quella risposta, Bartolozzi non fa alcun tipo di riferimento agli atti «urgenti» sollecitati da Birritteri, necessari a rendere valido l’ordine d’arresto. Lunedì 20, come da procedura, il procuratore generale di Roma Giuseppe Amato, intorno a mezzogiorno, scrive a tutta la catena gerarchica una nota: «Si è in attesa delle determinazioni della Signoria Vostra in ordine alle attività da porre in essere».
Birritteri prepara la bozza del provvedimento necessario per tenere l’alto ufficiale libico in carcere. Intorno alle 14 la invia al capo di Gabinetto per sottoporla al Guardasigilli. Di norma, il ministro si avvale degli organi tecnici per confrontarsi
Da quel carteggio di domenica sembra che l’ex capo del Dag sul tema non abbia più ricevuto alcun tipo di informazioni da via Arenula. E nel buon senso dei più resta valido il pensiero che se il capo di Gabinetto è informato, anche il ministro è informato.
Quella bozza di provvedimento resta lì, non verrà mai firmata. Il 21 gennaio Almasri viene rilasciato. E con un Dassault Falcon 900 con bandiera tricolore viene riportato in Libia, dove viene accolto come un eroe nazionale. L’aereo parte da Ciampino, arriva a Torino intorno alle 12 e poi attende sino alle 19.51 il generale.
Tutto già pronto, insomma. Ma sino a sera il Guardasigilli continua a dichiarare – «considerato il complesso carteggio e i rapporti con la Corte de L’Aja» – di star ancora valutando la questione.
(da la Stampa)
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