DALL’APPUNTAMENTO DAL NOTAIO ALLA CASA DI APPUNTAMENTO CON DI MAIO: STORIE DI ORDINARIA PROSTITUZIONE DEL CENTRODESTRA ITALIANO
E ALLA FINE IL PARADOSSO: NE ESCE MEGLIO CHI E’ CONOSCIUTO COME PUTTANIERE …. CHI VOLEVA CHE BERLUSCONI FIRMASSE IL PATTO ANTI-INCIUCIO E’ STATO IL PRIMO A TRADIRE
Era il 18 febbraio quando al cinema Adriano andava il scena la commedia “Io non tradisco”, regia della confraternita di Giorgia Meloni.
Dopo mesi di menaggio sul fatto che Berlusconi sarebbe stato pronto a nuovo patto post-elettorale del Nazareno con Renzi, Giorgia Meloni voleva andare dal notaio per firmare un patto anti-inciucio con il quale i tre leaders del centrodestra si impegnassero solennemente a “non partecipare a patti di governo che tradiscano il programma condiviso con gli alleati del centrodestra italiano”.
Salvini per settimane sostenne l’iniziativa della Meloni, facendo intendere che Berlusconi era restio a firmare per chissà quali oscure trame.
Il 18 febbraio al cinema Adriano la Meloni firma da sola, insieme ai suoi candidati, perchè Berlusconi aveva da tempo sostenuto che tra galantuomini “conta la parola e una stretta di mano”, non la firma dal notaio, mentre Matteo Salvini , con la scusa italica di un impegno improvviso, dette buca nel modo più a lui congeniale, ovvero dandosela a gambe.
Quella mattina la Meloni disse: “Mi dispiace che stamattina non ci siano Berlusconi, Salvini, gli alleati. Questa iniziativa l’avevamo concordata, poi con scuse di vario genere hanno preferito non esserci. Berlusconi dice addirittura che questa iniziativa è dannosa. Salvini ha detto che aveva altri impegni… Comunque, oggi i nostri candidati giurano che non saranno voltagabbana, trasformisti, traditori del voto degli elettori. Si impegnano formalmente con il popolo italiano”.
Qualcuno già allora fece notare, noi per primi, che forse la Meloni avrebbe dovuto guardarsi dalla “coerenza” di Salvini, non solo da quella del Cavaliere, evidenziando che l’inciucio tra Salvini e i M5s era in atto da tempo.
Arrivano le elezioni, il centrodestra ottiene il 37%, nei collegi uninominali l’elettore di Forza Italia vota il candidato unico del suo collegio che può essere della Lega o di Fdi, convinto che il voto vada alla coalizione di centrodestra, spesso contribuendo alla sua vittoria.
Quei deputati e quei senatori oggi siedono in Parlamento (compresi i 6 senatori che fanno la differenza al Senato) grazie anche a quel voto.
Ma quel voto Salvini e la Meloni non lo usano per un governo o una opposizione di centrodestra, ma per eleggere premier un grillino esperto nel taroccare il curriculum, quel voto lo “vendono per interesse” al M5s, l’avversario elettorale “contro” il quale quel voto è stato dato.
Tanto valeva votare per Di Maio direttamente.
Si è passati dal potenziale appuntamento dal notaio alla certificata presenza alla casa di appuntamento “Maison DiMaio” per la marchetta di rito.
Chi strillava “Io non tradisco” e accusava gli altri di possibili tradimenti in battaglia aveva già in mente di disertare, buttando la divisa di sedicente “patriota” della domenica.
Con il paradosso che il noto puttaniere ne esce come uno che ha mantenuto il decoro, mentre i fautori della “famiglia tradizionale” sono stati sorpresi a praticare lo scambio di coppia in qualche club privee a Cinquestelle.
Ormai agli italiani che hanno valori di destra non resta che sperare in una incursione della Buoncostume.
Evviva il governo non votato dal popolo.
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