DATEGLI IL NOBEL PER LA VANTERIA
UNA VOLTA SAREBBE STATO PRESO A PERNACCHIE
È possibile che Trump, dopo l’autocandidatura al Nobel per la Pace, ambisca anche a quello per la Medicina (grazie ai suoi approfondimenti sul rapporto tra paracetamolo e autismo), per la Fisica (ha scoperto la legge di gravità osservando le palline da golf), per la Letteratura (twitta disinvoltamente con entrambi i pollici) e quant’altro.
Anche nell’ipotesi che gli vengano assegnati tutti in blocco, e senza neanche dover invadere la Scandinavia, rimarrebbe lo sbalordimento per la totale naturalezza con la quale questo signore si proclama meritevole, ammirevole, bravissimo, formidabile, incoronabile.
Trump si piace come forse nemmeno Berlusconi (pioniere mondiale dell’autocelebrazione) si piacque. Parla di se stesso con una venerazione totalmente immune da quel tanto di esitazione, e di pudore, che in genere contraddistingue la persona intelligente e soprattutto la persona equilibrata. Bastano un briciolo di introspezione, un pizzico di saggezza, per dubitare di se stessi.
In nessuna cultura e in nessuna epoca vantarsi è stato considerato una qualità. Esattamente al contrario, colui che si vanta (dico colui perché è un’attitudine soprattutto maschile, ansia prestazionale allo stato puro) in genere è oggetto di critica e di dileggio. Parte il pernacchio.
Che cosa sia accaduto, al genere umano, perché il senso del limite (insieme a diversi altri) sia spazzato via, non è dato sapere. Bisognerebbe chiederlo alla immensa claque mondiale di Trump, ma non è abituata a rispondere alle domande.
(da La Repubblica)
Leave a Reply