DELUSIONE E AMAREZZA, ZINGARETTI SI CONSOLA CON L’AGLIETTO DEI TERRITORI
IL SEGRETARIO PD STUDIA LA MAPPA DELLE REGIONI: “NON CI SARANNO RIPERCUSSIONI”… MA NEI PALAZZI ROMANI LA SCISSIONE E’ UN TERREMOTO POLITICO
Asserragliato al Nazareno. Dalla sede del Pd, Nicola Zingaretti per tutto il giorno osserva, tra delusione e amarezza, questa spaccatura prendere forma.
La scissione di Matteo Renzi lo ha lasciato sconcertato e con l’amaro in bocca: “È un errore dividere il Pd, specie in un momento in cui la sua forza è indispensabile per la qualità della nostra democrazia”. Con i suoi fedelissimi il segretario dem studia la mappa dei territori, chi va con chi, chi scappa e chi resta. Da qui la magra consolazione: “Nelle Regioni non ci sarà la scissione. Poca roba”.
L’operazione dell’ex segretario dovrebbe fermarsi, almeno per ora, alla Camera e al Senato. Lo stesso Renzi dice che “sindaci e governatori di Regione è bene che restino lì. Non è un’operazione per portare via amminstratori, ma per portare la gente ad entusiasmarsi”.
Quanto basta tuttavia, nonostante dal quartier generale di Zingaretti si provi a minimizzare, per vivere tutto ciò come un vero e proprio terremoto politico.
Zingaretti prova a riconquistare terreno e nel suo commento aggiunge una frase programmatica che spiega come intenda muoversi: “Ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Partito Democratico”. Zingaretti a quanti lo hanno sentito ha ribadito che l’attività di governo, anche se si incentrerà su istanze innovative come la svolta ambientale, il lavoro e il welfare, non può esaurire il compito del Pd: sarebbe ripetere l’errore compiuto proprio da Renzi.
Quindi lo sguardo è puntato sui territori. Il Pd deve trovare anche una sua nuova collocazione nella società .
Questo sarà favorito, secondo il segretario, dal fatto che sul territorio pochi dirigenti hanno seguito Renzi, a cominciare dai sindaci, come ha precisato di buon mattino Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, anch’egli ex renziano.
E anche Dario Nardella, il primo cittadino di Firenze, ha scelto di rimanere nel Pd così come i dirigenti della Toscana.
In Campania c’è chi si è affrettato a cancellare la prenotazione per il 20 ottobre alla Leopolda, sintomo di una decisione ormai assunta. Altri tentennano un po’, ma non sembrano voler compiere il grande passo. Per portare un altro esempio l’addio di Matteo Renzi al Partito democratico non ha ‘sfondato’ neanche in Emilia Romagna. Pochi i ‘proseliti’ tra i parlamentari espressione del territorio. E nessuna ‘defezione’ al momento tra i consiglieri Pd eletti in Regione dove presto si tornerà al voto.
Per quel che riguarda dunque il Partito due sono i percorsi che indica Zingaretti.
Il primo è il cosiddetto “Modello Casal Bruciato”, dal nome del quartiere romano dove Zingaretti ha riaperto la sede del Pd dopo anni di assenza.
E poi c’è il Web, non con una piattaforma chiusa come Rousseau, bensì come strumento per scardinare le correnti e promuovere nuove forme di partecipazione su campagne, istanze e tematiche.
Infine Zingaretti ha annunciato una tre giorni (dal 3 al 6 ottobre) con un Pd in piazza per lanciare il tesseramento di tutti i simpatizzanti. Un modo per stabilizzare un partito che nei palazzi romani è a dir poco scosso.
(da “Huffingtonpost”)
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