DI MAIO RESTA L’UNICO BIG, IN ARRIVO SOLO CANDIDATI MINORI, FICO RINUNCIA, MA LA SORPRESA SARA’ IL RICORSO DI BORRE’
IL FINANCIAL TIMES: “SCARSA TRASPARENZA DEI CAPI DEL MOVIMENTO”… L’AVVOCATO DEI DISSIDENTI: “VIOLATO L’ART 7 DEL NON STATUTO”
Da imbattibile super-favorito a imbattibile per assenza di avversari “alla sua altezza”: scaduto il termine per l’invio delle candidature, Luigi Di Maio resta per ora l’unico “big” in corsa per le primarie del M5S. Ma in arrivo ci sarebbero i nomi di altri esponenti “minori” del Movimento.
Nessuno dei leader pentastellati si è fatto avanti per sfidare il vicepresidente della Camera.
Lo stesso Alessandro Di Battista su Facebook ribadisce di non voler correre: “È la scelta giusta. Tra poco si inizierà a votare e invito alla massima partecipazione”. Rinuncia definitivamente a candidarsi anche Roberto Fico, esponente dell’ala ortodossa e in dissenso con la regola secondo cui il vincitore delle primarie sarà anche il capo politico del M5S, ruolo finora tenuto da Grillo.
Un dissenso che Beppe Grillo, arrivato ieri sera a Roma, proverà a placare incontrando probabilmente lo stesso Fico, che paventa il rischio che una serie di poteri sia accentrata non più nel “garante” ma in un suo esponente, presumendo così un conflitto di interessi.
Un tema ripreso anche dal Financial Times, che dedica un’intera pagina alla “scarsa trasparenza” dei capi del M5S, in riferimento a Davide Casaleggio e al ruolo della sua società all’interno del Movimento. Ruolo che, secondo quanto sostiene il principale quotidiano economico britannico, sarebbe “coperto da segretezza”.
Per il resto, il rebus sui candidati sembra risolversi in un nulla di fatto. Silenti Barbara Lezzi e Nicola Morra.
Fuori dai giochi anche Roberta Lombardi, che venerdì ha annunciato ufficialmente su Facebook la sua candidatura alla presidenza della Regione Lazio nel 2018.
Mentre un altro potenziale avversario di Di Maio, Carlo Sibilia, si fa da parte augurando “in bocca al lupo” a chi correrà alle primarie e richiamando il Movimento delle origini.
Ma in coda alle polemiche interne c’è un’altra ombra all’orizzonte delle primarie, quella dei ricorsi.
“Le regole violano l’art.7 del ‘Non Statuto’ sul punto degli indagati e il codice civile vietando a chi ha fatto causa al Garante di candidarsi”, spiega l’avvocato Lorenzo Borrè rivelando di essere stato contattato, in via precauzionale, già da diversi iscritti. E Borrè oggi sarà al Tribunale di Palermo, chiamato a decidere se confermare o meno il congelamento delle Regionarie in Sicilia dopo il ricorso di Mauro Giulivi.
L’Isola dove, anche ieri, è tornato il candidato premier in pectore Di Maio, a testimonianza di una partita che si preannuncia più difficile del previsto.
(da “La Repubblica”)
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