DI PIÙ STUPEFACENTE DEI SOVRANISTI CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA
ESILARANTE IL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO… MA QUANDO SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. ALLORA TUTTO SI SPIEGA
Di più stupefacente della destra ci sono solo i suoi giornali maldestri. Sulla vicenda Venezi a Venezia il catalogo di falsità,
imprecisioni, sciocchezze, fake news, travisamenti, errori, invenzioni, notizie non verificate e verifiche senza notizie è già più lungo di quello di Leporello (nota per il sottosegretario Mazzi: trattasi di personaggio del “Don Giovanni”, opera pre-elettrica di Mozart). Più bufale che nell’intera Campania.
Ma, sfogliando la rassegna stampa questa mattina, la realtà supera davvero la fantasia. Succede che giovedì si inauguri con “La Clemenza di Tito” (per Mazzi: sempre di Mozart) la stagione del Teatro La Fenice fra le applauditissime proteste di chi ci lavora. Per l’occasione, l’ineffabile sovrintendente del teatro, Nicola Colabianchi, promosso a Venezia dal governo del merito dopo aver fatto danni a Cagliari, dà i numeri: abbonamenti cresciuti del 7%.
E allora, si festeggia. Titolo di “Libero” in prima pagina: “Rosiconi contro Venezi. La Fenice fa più abbonati”. Titolo della “Verità”, nome non omen: “La Fenice rinasce con la Venezi: salgono gli abbonamenti al teatro”. Titolo del “Secolo d’Italia” (ma allora esiste!): “La Fenice, boom di abbonamenti con Venezi”.
Basterebbero i nomi di chi firma i pezzi per non prenderli sul serio. Visto però che esiste anche la verità con la minuscola, forse giova ricordare che Beatrice Venezi sarà, forse, direttrice musicale del teatro, ma dall’ottobre dell’anno prossimo, quindi dalla stagione 2026-27, e che in quella attuale non dirige alcunché.
Quindi non si capisce come la Fenice possa “risorgere” (da cosa, poi? È uno dei teatri italiani che va meglio, anzi andava prima della cura del trust Giuli-Mazzi-Mollicone-Brugnaro-Colabianchi) con una direttrice che non ci dirige.
A completamento dell’informazione, si possono aggiungere un paio di dettagli che il MinCulPop a testate unificate ignora. Il primo è che il merito dell’aumento degli abbonamenti alla stagione appena iniziata è di chi l’ha progettata, quindi di Fortunato Ortombina, predecessore di Colabianchi, che si è ben guardato dal ringraziarlo o anche solo dal citarlo.
Il secondo è che i sindacati dei lavoratori della Fenice, mostrando un buonsenso non sempre frequente nelle vertenze musicali, hanno invitato chi ha l’abbonamento a non disdirlo per non danneggiare l’istituzione.
Fin qui si sorride. La risata (più pernacchio) invece arriva con il titolo del secondo articolo che il “Secolo” dedica alla vicenda, a firma di tal Lucio Meo: “Buona la prima: 7 minuti di applausi per Venezi”. Peccato che, appunto, non dirigesse affatto lei, ma Ivor Bolton, come c’è scritto perfino nel pezzo. Buonanotte e maraMeo. Incredibile ma vero. Però lì sotto c’è la gerenza del giornale, dove si scopre che ne è direttore editoriale Italo Bocchino. E allora tutto si spiega…
(da Dagoreport)
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