DOPPIA FAGLIA ATTORNO A LOTTI: IL 15 MARZO LA MOZIONE DI SFIDUCIA
A DESTRA IL SOCCORSO AZZURRO ANTI-SALVINI, A SINISTRA L’USCITA DALL’AULA DEI BERSANIANI
La mozione su Lotti è una scossa, che apre una doppia faglia.
Già una settimana prima del 15 marzo, giorno in cui approderà in Aula. A metà pomeriggio appena viene stabilito il calendario, ecco la prima (faglia): ai dichiaratori di Forza Italia viene chiesto di rispondere a Matteo Salvini. Il quale aveva dichiarato, con la consueta brutalità , a proposito dell’annuncio in pompa magna che il partito di Berlusconi è contrario alla mozione di sfiducia: “Prima si manda a casa questo governo, meglio è. Forza Italia ha un problema di identità politica”.
Seguono le solite frasi degli azzurri sul “garantismo” , anzi sul “garantismo anche con gli avversari”.
Un distillato del Berlusconi e del Ghedini pensiero che, di qui al giorno delle votazioni, produrrà altri titoli sulla “barbarie giustizialista”.
Anche Maurizio Gasparri, parlando con alcuni senatori, ha giudicato eccessivo questo correre in soccorso all’ex sottosegretario di Matteo Renzi, prima ancora che venisse calendarizzata la mozione di sfiducia.
Ecco Miguel Gotor, sempre a metà pomeriggio: “Ce la vogliamo dire la verità ? Siamo di fronte a un garantismo peloso da parte di quelli che difendono Lotti. Ricordi le dichiarazioni di Renzi sulla Idem, su Lupi, sulla Cancellieri, sulla Guidi? Diceva che c’è un’opportunità politica a prescindere dal fatto che non erano indagati. Ora fa il garantista, perchè stanno toccando un suo amico. Ma mica te lo ordina il medico che devi fare il ministro. Lotti ha il dovere di un passo indietro”.
È la seconda faglia. I Democratici e progressisti valuteranno nei prossimi giorni il da farsi. L’orientamento è quello di alzare il tiro sulle dimissioni di Lotti e di non partecipare al voto, perchè un gruppo di maggioranza non può votare una mozione di un partito di opposizione, altrimenti sarebbe all’opposizione, e nel caso specifico i demo-progressisti non hanno i numeri per presentare una propria mozione. Presenteranno una mozione di “censura” che chiede a Gentiloni di valutare se ritirare o meno le deleghe di Lotti, ma chissà quando sarà discussa.
Due faglie, attorno a Lotti. Nazareniche.
A destra il soccorso azzurro, peraltro dopo due settimane che tutti i sondaggi danno il centrodestra, tutto unito, in vantaggio sia sul Pd sia sui 5 stelle.
A sinistra l’uscita dall’Aula dei bersaniani, che vedono nell’inchiesta Consip la vera storia di questi anni. Per la serie: “Quando denunciavamo l’asse con Verdini… Ora si capisce perchè…”.
Due faglie che, nonostante un esito scontato del voto, hanno un grande significato politico, che già lascia prefigurare i titoli di giornata sul petalo più pregiato del giglio difeso da Berlusconi, con la sinistra che ne chiede le dimissioni e i 5Stelle che in cuor loro ringraziano per lo spot gratuito e poi scatenano l’inferno in Aula.
Si capisce perchè quella vecchia volpe di Zanda voleva mandare la mozione alla Camera, dove i numeri sono più definiti.
E aveva chiesto, durante la riunione della capigruppo che si sentissero i due presidenti (di Camera e Senato) per decidere, dal momento che i 5Stelle avevano presentato la mozione in entrambi i rami del Parlamento. Volontariamente o involontariamente è stato proprio il presidente del Senato a “suggerire” come dipanare la matassa.
Ai senatori pentastellati che, in modo un po’ concitato, lo invitavano a “non farsi portare a passeggio da Zanda”, il presidente del Senato ha risposto: “È evidente che basta il ritiro della mozione ad una Camera per rendere l’altra investita”.
Detto. Fatto. Con annessi soliti malumori, a microfoni spenti, su Grasso. Per il luogo (Senato e non Camera) ma non per i tempi. Perchè, dopo qualche giorno di riflessione in cui la parola d’ordine era “prendere tempo”, pare che anche l’ex premier si sia convinto a fare presto: “Queste cose — dice una fonte vicina — prima te le togli e meglio è”.
Soprattutto prima che possa uscire altro dalle procure che complichi la difesa a oltranza. Perchè a quel punto la scossa sarebbe più intensa e le faglie più profonde. Dopo la mozione invece, resta la polemica politica, ma dal punto di vista parlamentare non ci sono più strumenti.
(da “Huffingtonpost”)
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