“È L’ECONOMIA, CAZZAROLA!”
TREMONTI, IL PRECARIO DELLA SCUOLA DI “ANNO ZERO” E LO SFOGO FUORI ONDA DOPO LA LEZIONE ALLA LAVAGNA…IL CONFRONTO TRA I RAGAZZI DELLA GENERAZIONE PERDUTA E IL MINISTRO DELL’ECONOMIA E’ PROSEGUITO DOPO LA FINE DELLA TRASMISSIONE DI SANTORO
Rischi fatali.
Il titolo della puntata di Annozero di giovedì, dedicata alle conseguenze della crisi maghrebina, alla globalizzazione e all’impoverimento dell’occidente, cade a pennello sulla testa di uno degli ospiti, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Per lui il rischio fatale non è stato, durante la trasmissione, il contraddittorio con un redivivo Fausto Bertinotti, il severo Eugenio Scalfari e Ferruccio de Bortoli.
Il rischio è arrivato a fine puntata nella persona di Giacomo Russo, palermitano precario della scuola che ad agosto era finito all’ospedale dopo uno sciopero della fame di 15 giorni contro i tagli all’istruzione.
Russo, ospite di Generazione zero e intervistato da Giulia Innocenzi, a Tremonti non le aveva mandate a dire: “È lei il ministro dell’Istruzione, lo abbiamo capito tutti”.
Le decisioni di Mariastellla Gelmini, insomma, sono una conseguenza delle forbici.
E a proposito di crisi, Russo rincara: “Prima era povero chi non lavorava, oggi anche chi lavora. Produciamo di più, lavoriamo di più e guadagniamo meno”.
E rivolto a Tremonti: “In un paese migliore non ci sarà posto per i suoi privilegi”. Se Bertinotti, rinvigorito dall’impeto del giovane, dice che la rabbia del 30enne precario è “un’energia per il paese”, il ministro non risponde all’intervento perchè “personale e violento”.
Ma, aggiunge, “in termini meno aggressivi, le risponderei volentieri”.
Il momento è arrivato prima del previsto.
A sipario calato, appena spente le telecamere, il ministro e Russo iniziano il match.
Russo, circondato dagli altri ragazzi della “generazione” perduta, resta sul balcone dello studio.
Tremonti, per mezz’ora, lo guarda dal basso all’alto, appoggiato alla balaustra della scenografia.
“Sono tre anni che protestiamo — esordisce Russo — occupiamo provveditorati e non vi degnate nemmeno di vederci”.
Russo incalza, non lascia tregua. Tremonti balbetta: “Mi sembra la qualunque di sinistra”.
Russo parla con la foga di chi, finalmente, può rivolgersi a chi in teoria dovrebbe ascoltarlo sempre.
E allora il ministro è in difficoltà : “Posso…?”, gli chiede.
Alla fine Tremonti sbotta, infondendo un insegnamento di vita: “Alla mia età , posso dirlo: non esiste uno che ha tutte le ragioni! Cazzarola! Questo modo di fare è totalmente intollerante: devi capire anche le ragioni degli altri. Devi chiederti cosa è successo in questi vent’anni”.
Interviene un altro ragazzo: “Sì, ma lei, pensa di aver fatto il massimo?”. Sì.
“In coscienza — si confessa Tremonti — ho fatto tutto quel che potevo”.
Al che, il precario Giacomo si arrabbia sul serio.
“Il centrodestra, negli ultimi 17 anni, ha governato la maggior parte del tempo. La Corte dei conti dice che in Italia la corruzione raggiunge i 65 miliardi di euro. Ma se uno che è al governo non è capace di fare qualcosa! E non dico totalmente, ma almeno di dire: rubate la metà ! Ma mi rendo conto che ho più interesse di lei a risolvere il problema: ho 30 anni, secondo le statistiche devo vivere in questo paese quasi altri 50 anni. Mentre lei vive in un ambiente ovattato e ha più anni di me”.
E Giacomo snocciola i dati sui tagli firmati Gelmini.
Centocinquantamila stabilizzazioni accantonate, sei miliardi in meno in tre anni università escluse. Tremonti scuote la testa: “No, non è così”.
E Giacomo: “Allora com’è che io sono disoccupato?”.
“Ma tu, da quando sei disoccupato”, gli chiede il ministro.
“Da quando voi siete al governo” risponde il precario.
Al che Tremonti fa per andarsene borbottando ah, ecco. “Se vuole le porto i contratti di lavoro”.
Tremonti ci ripensa: “Posso parlare?”.
E Russo va avanti, a raffica: “Perchè non mettete il reddito minimo garantito? C’è in Francia, Germania, Spagna”.
Tremonti continua a fare “no, no” con la testa.
Giacomo, quasi impietosito, gli lascia la parola.
“In molti paesi d’Europa non ci sono gli assegni alle famiglie che esistono in Italia — spiega il ministro, illustrando l’amore italico per il focolare domestico — Poi uno può dire: invece di dare l’assegno al genitore, è meglio darlo al figlio. Da noi la scelta è sempre stata di usare la famiglia come ammortizzatore”.
Russo non è per niente convinto: “Allora com’è che vedo ragazzi che, una volta scaduta la disoccupazione, non hanno nessuno che li aiuti?”.
Tremonti è all’angolo. Non gli resta che appellarsi agli usi consolidati: “Non il governo ma la Repubblica italiana ha una spesa sociale enorme. Puoi dire che deve essere diversa, ma è altissima”.
E anche Russo alza il tiro: “Di vita ne abbiamo una sola. La produttività ha senso se produce benessere collettivo, ma se produce malessere collettivo, non ha senso. Noi vogliamo la vita. Vogliamo innamorarci! Ha capito cosa intendo?”. Tremonti, ironico: “Vagamente, il monopolio dell’intelligenza ce l’hai tu. Io sono disumano e tu sei umano. Tu sei intelligente, io sono un pirla”.
Prosaicamente, i massimi sistemi sono interrotti da un tecnico : s’è fatta l’ora.
Gli studi devono chiudere.
Tempo scaduto. Il ministro si è salvato.
Elisa Battistini
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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