EUROVERGOGNA: LA MERKEL CHIAMA NAPOLITANO PER NON PARLARE A BERLUSCONI
BERLUSCONI ALLA UE SENZA IDEE ANTI-CRISI SNOBBATO DAGLI ALTRI LEADER EUROPEI…SARKOZY INFURIATO PER LA PROMESSA NON MANTENUTA DELLE DIMISSIONI DI BINI SMAGHI
Lui proprio non voleva incontrarla, lei di sicuro non era felice di trovarselo di fronte.
Alla fine, però, è successo. Silvio Berlusconi e Angela Merkel si sono incrociati dopo una cena del Partito popolare europeo, a Bruxelles, giusto un fugace contatto, non certo un vertice ufficiale che Berlino non voleva e Roma temeva.
Silvio Berlusconi non è mai stato tanto nei guai in Europa come oggi, stritolato in una violenta morsa franco-tedesca.
Ma, stando alle agenzie stampa Agi e Adn, ha sostenuto “di averla convinta”.
Di cosa? I guai del Cavaliere sono troppi.
La prima ragione di imbarazzo sono le famose intercettazioni telefoniche mai trascritte, ma rilanciate dalla stampa (anche tedesca) proprio sulla Merkel . E considerate da tutti se non vere almeno credibili.
Anche prima di averlo davanti, la Merkel ha fatto capire in quale considerazione tenga il premier.
Due giorni fa, per informarsi sulla situazione italiana, ha chiamato direttamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e lo stesso ha fatto il premier lussemburghese Jean-Claude Junker, che da presidente dell’Eurogruppo è il vero regista della reazione alla crisi del debito.
Secondo quanto risulta al Fatto, la Merkel non ha commentato la (presunta) intercettazione. Ma come rivelato con grande enfasi dal Corriere della Sera di ieri, la cancelliera ha sottoposto a Napolitano tutte le perplessità che ci sono a Bruxelles e a Francoforte, sede della Bce, sul reale impegno dell’Italia nel risanamento contabile .
Quello che il governo considera già raggiunto, nonostante ci sia grande incertezza su almeno metà dei 60 miliardi di correzione previsti dalla manovra estiva.
Non bastasse questo ceffone diplomatico, ieri la Merkel ha mandato un messaggio ancora più esplicito.
Parlando davanti alle giovanili della sua Cdu, Angela Merkel ha detto che tutte le misure europee serviranno a poco per i Paesi in difficoltà “se non faranno niente con i loro bilanci, se continueranno ad avere indebitamenti pari al 120 per cento del Pil come l’Italia”.
Palazzo Chigi aveva provato nei giorni scorsi a rassicurare i partner europei su questo punto: il risanamento dei conti è un po’ ballerino, ma sono in arrivo portentose misure per la crescita che faranno schizzare il Pil, nel famoso decreto Sviluppo che dovrebbe dare all’Italia la “frustata” promessa da tre anni.
Invece il Cavaliere arriva al Consiglio europeo di oggi a mani completamente vuote: non è stato capace neppure di approvare il solito provvedimento a costo zero, dove le buone intenzioni non compensano mai l’assenza di denari.
Non ha neanche il condono (che ora si chiama “concordato fiscale”), mai andato oltre il dibattito sulla stampa.
Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti ha cercato di riempire il vuoto di contenuti inventandosi un creativo piano “Eurosud”, che ha discusso ieri con il presidente della Commissione Ue Josè Barroso.
Niente di concreto, ovviamente — giusto una proposta di rivedere le procedure di utilizzo dei fondi europei nel Mezzogiorno — ma buono per riempire i titoli dei giornali ed evitare l’impressione di un immobilismo totale del governo dal lato della crescita.
Anche l’altro cardine del traballante direttorio europeo, la Francia, è pronto a presentare a Berlusconi il conto di promesse non mantenute.
L’irritazione di Nicolas Sarkozy è stata finora contenuta soltanto dalla distanza fisica e dalla gioia della paternità .
Ma adesso, a quattr’occhi, potrà finalmente chiedere al Cavaliere perchè diavolo Lorenzo Bini Smaghi non si sia ancora dimesso dal comitato direttivo della Banca centrale europea per lasciare spazio a un francese dopo la fine del mandato di Jean-Claude Trichet (sostituito alla presidenza Bce da Mario Draghi).
Berlusconi lo aveva promesso a Sarkozy già ad aprile, in cambio dell’appoggio francese al nome di Draghi.
Chi ha parlato con il banchiere italiano lo racconta amareggiato, deluso perchè Berlusconi non ha mantenuto la promessa (l’ennesima) di farlo diventare governatore della Banca d’Italia.
Alla fine ha prevalso Ignazio Visco e ora Bini Smaghi non ha più poltrone alternative a disposizione, se non quella di direttore generale del Tesoro dove pare Tremonti lo vedrebbe bene al posto di Vittorio Grilli, altro candidato deluso a Bankitalia.
Dopo essersi addirittura paragonato a Tommaso Moro, ghigliottinato per la troppa indipendenza dal sovrano, ora Bini Smaghi sembra intenzionato a calarsi fino in fondo nel ruolo di banchiere centrale che risponde solo a Francoforte, non certo a Roma.
Berlusconi si potrebbe anche rassegnare, ma non certo Sarkozy che nell’anno elettorale non può tollerare di vedere due italiani e nessun francese al vertice dell’unica istituzione europea che conta, la Bce.
E oggi il presidente francese insisterà per le dimissioni di Bini Smaghi.
Ma il guaio diplomatico, per Berlusconi, ormai è senza rimedio.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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