EVASIONE, STORIE DI LADRI: DALL’IDRAULICO AI POLITICI
NIENTE CUSTODIA CAUTELARE E INTERCETTAZIONI, UNA PENA DI 5 MESI E 10 GIORNI CON LA CONDIZIONALE: TUTTI GLI SCONTI CONCESSI AL PIÙ GRANDE FURTO IN ATTO ALLE TASCHE DEI CITTADINI ONESTI
A un certo punto ho capito che l’evasione fiscale era un crimine grave: 150 miliardi di euro in media all’anno non li rubano nemmeno tutte le rapine, i furti e le truffe messi insieme; quanto alle corruzioni, senza evasione fiscale non si potrebbero fare perchè non ci sarebbero i tesoretti riservati.
Però quasi nessuno dei pm miei colleghi aveva una gran voglia di occuparsene. Così ne radunai due o tre che erano interessati e cominciammo a studiare; e poi a lavorare. Eravamo a metà degli anni 80.
Nel mondo dei ciechi… sapete come si dice. Finì che, a furia di scrivere articoli e libri sul fatto che la legge penale-tributaria era tutta sbagliata, mi nominarono presidente di una commissione tecnica incaricata di scriverne una nuova.
Io non ero più tanto giovane nemmeno allora; ma stupido e ingenuo sì.
Così ci credetti e cominciai a lavorare. Ci impiegammo sei o sette anni (i governi cadevano e risorgevano come funghi e ogni volta si doveva ricominciare da capo) ma, alla fine, venne alla luce una legge coi fiocchi.
Era anche ovvio: in commissione eravamo magistrati, funzionari delle imposte, Gdf, avvocati, tutti del mestiere; se non lo sapevamo noi quello che si doveva fare per contrastare l’evasione…
Come metodo di lavoro adottammo le storie di vita vissuta; ce ne erano a migliaia ma, stringi stringi, appartenevano tutte a tre categorie: il “nero”, le fatture false e l’abuso del diritto (o elusione fiscale).
Poi gli avvocati insistettero per considerarne un’altra: la bugia pura e semplice. E da lì cominciarono i guai.
Tremila euro senza fattura per i lavori al bagno del pensionato
Io raccontai la storia dell’idraulico. Allora, c’è un idraulico che viene incaricato di rifare un bagno nella casa di un pensionato. Presenta un preventivo, lo discute con il suo cliente e alla fine si accordano: 3.000 euro.
A lavoro fatto arriva il momento di pagare. “Con fattura o senza?”, dice l’idraulico. “Che differenza fa — dice il pensionato — abbiamo stabilito 3.000 euro”.
“Sì, ma con fattura c’è l’Iva, 600 euro. Capisci, debbo annotare la fattura in contabilità e a questo punto l’Iva va versata”. “Ma così io debbo pagare 3.600 euro!”. “Eh, che ci posso fare. Certo, se mi dai contanti, io non ti faccio la fattura, non devo versare l’Iva, 3.000 euro avevamo detto e 3.000 sono”.
Non gli dice che non pagherà nemmeno l’Irpef, hai visto mai che il pensionato gli chieda uno sconto.
“Niente fattura — dice il pensionato — Passa domani per i primi mille euro in contanti”. Rapido calcolo sull’ammontare globale dell’evasione: 600 euro di Iva e 900 di Irpef (ipotizzando un’aliquota del 30%). L’idraulico ha fregato allo Stato 1.500 euro.
Come lui, milioni di artigiani, commercianti, professionisti, piccoli e medi imprenditori, ogni giorno evadono con lo stesso elementare sistema; alla fine dell’anno questo popolo dell’Iva sottrae allo Stato (secondo Corte dei Conti, Eurispes, Agenzia delle Entrate) dai 100 ai 120 miliardi di euro.
In effetti è un fenomeno preoccupante. Ok — dissero gli avvocati — ma consideriamo il nero dei lavoratori dipendenti che fanno anche loro gli idraulici, o gli imbianchini o i giardinieri. A questi non gli facciamo niente?
Bè sì, ma prima di tutto è un fenomeno assai meno grave: vuoi mettere un avvocato o un dentista con un operaio in cassa integrazione che arrotonda? E poi l’evasione delle partite Iva è più difficile da accertare, loro hanno una contabilità che fa fede fino a prova contraria se tenuta regolarmente; e l’omissione delle fatture non è facile da scoprire,ci vanno indagini bancarie oppure controlli incrociati sugli acquisti, nel caso dei commercianti.
Va bene — dissero gli avvocati — prevediamo due reati di evasione: la dichiarazione infedele, punita fino 3 anni, per quelli che si limitano a presentare una dichiarazione falsa (il nero degli operai in cassa integrazione, pensa tu se bisognava costruire un reato per gente così!); e la frode fiscale, punita fino a 6 anni, per quelli che supportano la dichiarazione falsa con artifici: contabilità e documenti falsi, cose del genere. Litigammo per un paio di mesi; poi dal ministero arrivò il diktat: due reati di dichiarazione, l’infedele e la fraudolenta.
Era già pronto il trabocchetto per indebolire la legge
Dovevo capirlo che stavano preparando un trabocchetto; ma — come ho detto — ero molto stupido. E poi una dichiarazione fraudolenta punita fino a 6 anni permetteva la custodia cautelare e le intercettazioni telefoniche: mi sembrò comunque un buon risultato.
I poveracci — pensai — si beccheranno sei mesi con la sospensione condizionale della pena.
Il nostro progetto finì in Parlamento. E lì gli evasori fiscali giocavano in casa.
Il nero delle partite Iva rimase frode fiscale, come no.
Però, perchè si potesse parlare di frode, occorrevano “artifici”; e, disse il Parlamento sovrano, non è poi detto che la violazione degli obblighi di fatturazione e registrazione sia da considerare sempre mezzo fraudolento: bisogna considerare le sue particolari modalità , la sistematicità , le circostanze di contorno che eventualmente le conferiscano una particolare “insidiosità ”.
Insomma, non basta creare una contabilità falsa omettendo fatture, ricevute, parcelle e dunque omettendo l’annotazione di quanto percepito: occorre qualcosa in più.
Cosa, non si sa. Che resta da fare al professionista che, dopo il quinto cliente, comincia a farsi pagare in contanti e non emette fattura? Mah.
Da allora gli idraulici evadono in pace. E anche il resto del popolo dell’Iva.
Se li beccano, solo “dichiarazione infedele” è. Niente custodia cautelare, niente intercettazioni, pena piccolina (la tariffa è 5 mesi e 10 giorni con la condizionale). Pensate che un ladruncolo che si frega un navigatore da una macchina si prende come minimo un anno.
Naturalmente ci restammo tutti un po’ male (ma non gli avvocati). Quello che mi dette da pensare per molti mesi fu che questo bel regalo agli evasori non lo avevano fatto Berlusconi&Co.
Il decreto legislativo 74/2000 venne emanato da un governo presieduto da Massimo D’Alema, con ministro delle Finanze Vincenzo Visco e ministro della Giustizia Oliviero Diliberto. Da allora cominciai a essere meno stupido.
L’autore è stato magistrato dal 1967 al 2008. Tra il 1992 e il 2000 è stato presidente di tre commissioni ministeriali per l’elaborazione di una nuova legge penale tributaria per sostituire la 516/82; il Parlamento italiano approverà la nuova legge con modifiche tali da snaturarne completamente l’impianto, sì da renderla del tutto inefficiente.
Bruno Tinti
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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