FINI GIOCA A TUTTO CAMPO: SU CALIENDO SFUGGE ALLA MARCATURA E IL CAVALIERE RESTA SOTTO PRESSING
LA RIUNIONE DI 88 DEPUTATI TRA FUTURO E LIBERTA’, UDC, API E MPA SEGNA UNA SVOLTA IN PARLAMENTO…. SBAGLIATO PARLARE DI UN TERZO POLO CENTRISTA PERCHE’ NON C’E’ UNA DESTRA AL GOVERNO, SOLO UN PARTITO DEGLI AFFARI… FINI SI ASTIENE SU CALIENDO PERCHE’ IL CAMPIONATO NON SI VINCE IN UNA PARTITA, SOLO DI PIETRO FA FINTA DI NON CAPIRLO
Sul caso Caliendo ha detto parole intelligenti Eugenio Scalfari nell’editoriale di domenica su “Repubblica”: in sintesi il “vecchio saggio” della sinistra italiana ha rimbrottato Di Pietro e Vendola che non sanno far altro che chiedere elezioni anticipate per “interessi di bottega”.
Scalfari fa notare che se si andasse a votare ora, con le divisioni che permangono nella sinistra, si farebbe solo un favore a Berlusconi.
Reclamare tafazzianamente il mito del voto vuol dire non comprendere che l’elettore da un lato non vede a sinistra ancora un’alternativa credibile al premier, dall’altro subire le conseguenze di un monopolio dei media tv in atto da mesi.
Scalfari quindi ritiene che al voto si debba andare dopo un periodo di governo tecnico e istituzionale che faccia decantare i miti berlusconiani e la sua longa manus su quasi tutti i Tg nazionali.
Non a caso i falchi del Pdl e Lega ogni giorno minacciano elezioni anticipate, un po’ per farsi coraggio, un po’ per intimidire i peones trasversali che temono per la loro pensione, un po’ perchè si illudono che Napolitano le conceda senza battere ciglio.
Speravano in fondo che i finiani votassero la sfiducia a Caliendo, ma il Gianfri non è fesso, sa di avere la golden share sul futuro del governo, ma non ha certo fretta, il tempo gioca a suo favore.
La si pensi come si vuole sul presidente della Camera, ma è indubbio che quanto ad abilità nel muoversi sembra la cavalleria contro un fante sfiatato. Ha già assestato i colpi necessari, non si gioca la crisi su Caliendo quando a ottobre può giocarsela sul processo breve, magari unito a qualche nuovo scandalo che potrà colpire quel Pdl che sembra sempre più un “partito della libertà vigilata”.
Ma Fini non ha rinunciato comunque a una mossa strategica: poteva astenersi coi suoi 33 deputati che Berlusconi non è riuscito a comprare, invece ha preferito coinvolgere Casini coi suoi 39, l’Mpa con 5, l’Api con 8 e i repubblicani con 2..
Totale: uno schieramento di 87 deputati definita “area di responsabilità ” e che promette di creare altri problemi al governo.
Con uno schieramento più ampio alle spalle, cresce la credibilità di Fini e diventa più facile aggregare altri transfughi del Pdl in un contenitore nuovo che garantisce più possibilità .
Più diminuisce il consenso al governo (e ciò accade nonostante i sondaggi taroccati che ci elargisce il premier), più l’elettorato moderato, di destra ma anche di sinistra, troverà uno sfogo elettorale credibile in un terzo polo “antagonista”, più il premier si vende alla Lega più aumenterà il consenso per Fini al centro sud, più il Pdl dimostrerà di proteggere gli inquisiti più si comprometterà .
Immagino già che qualcuno potrebbe obiettare: ma della destra cosa rimane? Provocatoriamente verrebbe da rispondere: sempre più di quello che attualmente esprime il governo attuale che di destra non ha nulla.
E’ solo un partito degli affari dove giustizia è diventato sinonimo di come scapolare i processi personali, gestione del potere è divenuto troppo spesso corruzione, dove si caccia l’antimafia di Granata e si applaude chi definisce Mangano un eroe, dove si permette a un ministro della Repubblica di insultare il meridione e il tricolore in nome di una padagna che non esiste.
Questa sarebbe una destra?
Quella che ora ci vuole propinare un federalismo d’accatto che permetterà ai comuni di aumentare le tasse ai cittadini e di rendere i poveri ancora più poveri?
Partendo dal concetto che la destra non è più rappresentata, se non nel folklore, non è importante forse avviare un’operazione “recupero dei valori di destra”, indipendentemente dagli schieramenti?
Un esempio banale: la destra è meritocrazia?
Allora che ci fanno La Russa e Gasparri in ruoli chiave del Pdl?
Che c’azzeccano Verdini e Bondi, Cosentino e Calderoli?
Che senso ha che un Brunetta ne abbia fatto una appropriazione indebita, quando nella P.A. fanno carriera sempre i dirigenti leccaculi dei politici?
Occorre ripartire dal basso, non sappiamo se Fini ci riuscirà e non siamo neanche tra chi scommette che ne sarà all’altezza.
Ma ha sicuramente un merito: ha avuto il coraggio di rompere un muro di omertà e di provarci.
Ha sbagliato a entrare nel Pdl, ha sbagliato a creare una An senza anima, per il calcolo delle probabilità chissà che stavolta non ci azzecchi.
Intanto peggio di così, per chi professa i valori di una destra sociale e non reazionaria, non può andare.
E se Fini contribuisse intanto a liberarci della metà dei servi interessati che stanno nel Pdl, compresi gli ex aennini di corte, avrebbe già lasciato un buon segno del suo passaggio su questa terra.
Non sottovalutatelo: sa giocare a tutto campo, sa difendere e attaccare, fare incursioni e sottrarsi al pressing, non sbaglia i rigori e sa anche “dove andare a parare”.
A differenza di chi si crede un fuoriclasse, ma ha ormai il fiato corto e pensa di vincere le partite giocando da fermo.
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