GENOVA, INCHIESTA SULLA POLIZIA LOCALE, SILVIA SALIS HA TRASFERITO I 15 VIGILI INDAGATI A MANSIONI “NON OPERATIVE”
UNO DEGLI INDAGATI E GLI SCHIAFFI DURANTE UN CONTROLLO: “SEI UNO SCARTO DELLA SOCIETA’”… I SELFIE CON LA “SCIARPA DEI VERBALI”
La sindaca di Genova Silvia Salis, già 48 ore fa, non appena è deflagrata la doppia inchiesta che ha coinvolto da un lato l’ex assessore Sergio Gambino per corruzione, dall’altro 15 agenti
del Reparto sicurezza urbana della locale (11 uomini e 4 donne) per presunte violenze e altri abusi su persone fermate e perquisite, ha sottolineato come “oggi non sono in discussione i nuclei o i numeri ma il clima, la questione non è agire sulla struttura ma sul messaggio e sull’atteggiamento da tenere, deve essere chiaro che determinate cose non si devono fare”.
E il primo messaggio è arrivato nel tardo pomeriggio di mercoledì 18 giugno.
Oltre alla scelta di opportunità di collocare “in ferie” il comandante della polizia locale Gianluca Giurato, indagato per rivelazione di segreti d’ufficio, la sindaca Salis e il vicesindaco Alessandro Terrile hanno ottenuto dalla direzione competente il trasferimento con effetto immediato i 15 agenti di polizia locale indagati per lesioni, peculato e falso ideologico a mansioni non operative. Il provvedimento è operativo da questa mattina, giovedì 19 giugno.
Solo più avanti, nel caso fossero sottoposti a misura cautelare o ne venisse chiesto il rinvio a giudizio, l’amministrazione comunale avrebbe gli strumenti per chiederne una sospensione o peggio. Ma intanto la scelta cautelativa è stata quella, immediata, di toglierli dalla strada.
Per la pm Sabrina Monteverde i 15 indagati facevano un “uso spregiudicato della violenza, anche con lo sfollagente e ponevano in essere condotte minacciose e gravemente offensive di persone che vivono ai margini della società”.
Dalle 31 pagine di documento emergono sei episodi contestati, a vario titolo, ai 15 (difesi tra gli altri dagli avvocati Andrea e Maurizio Tonnarelli, Igor Dante, Federico Fontana) ma anche uno spaccato di violenza verbale riversata nella chat “Quei bravi
ragazzi” e di pratiche come quella del “sussurro nell’orecchio“, di insulti per provocare la persona fermata e per poterlo poi arrestare per resistenza a pubblico ufficiale.
A raccontare tutto ai poliziotti della squadra mobile erano state due vigilesse. Le due agenti in un caso avevano descritto i pestaggi avvenuti prima dentro una macchina di servizio e poi anche nei bagni degli uffici, ma anche i furti di soldi e piccole quantità di droga fatti durante le perquisizioni per poterli usare poi durante altri fermi. Le due agenti si erano rivolte in primis allo stesso ex assessore Gambino per denunciare il comportamento dei colleghi: ne era nata un’inchiesta interna, condotta dal comandante Gianluca Giurato e dal capo della sezione investigativa dei vigili Emiliano Anania terminata, a quanto si apprende, senza alcun provvedimento, ma con un’informativa in Procura, che ha voluto vederci chiaro e ha delegato la squadra mobile a svolgere gli approfondimenti sfociati nelle perquisizioni di martedì.
In un caso, dopo aver sottratto 1200 euro nel corso di uno sgombero, una delle agenti indagate di vantava di aver accesso la bodycam “solo dopo” i fatti rassicurando i colleghi in caso di denuncia. Ma uno di loro a un certo punto in chat si preoccupa: “Il problema è che con questo giochino ne abbiamo commessi di reati“.
Uno degli indagati a un fermato: “Se eri nella mia macchina ti avrei ammazzato di botte”
Sempre nelle chat acquisite sono stati trovati i riscontri con diversi episodi di pestaggi e i poliziotti della squadra mobile hanno trovato ulteriori conferme sentendo le persone offese e alcuni testimoni. Tra questi, secondo quanto ricostruito, una
delle due vigilesse che hanno denunciato i fatti era presente la sera del 5 ottobre del 2024 quando in via Mura degli Zingari era stata controllata un’auto senza assicurazione nella quale stava dormendo una coppia di italiani.
L’uomo, stando al racconto della testimone, sarebbe stato subito afferrato da uno degli indagati, che lo ha schiaffeggiato: “Sei uno scarto della società, non servi a un c… Ti va bene che non eri nella mia macchina perché ti avrei ammazzato di botte”.
A quel punto lo stesso agente gli avrebbe infilato in tasca 0,26 grammi di hashish. E una volta contestato il ritrovamento della dose, l’uomo si era messo a urlare, dicendo che quella roba non era sua, consumava solo crack: “Menomale che voi siete la polizia“. La vigilessa ha spiegato alla pm che “in quell’occasione mi sono vergognata della mia appartenenza al corpo della polizia locale”.
Anche questo episodio, viene ampiamente commentato nella chat ‘Quei bravi ragazzi’: uno degli indagati posta la foto dell’auto controllata aggiungendo “Pulizia in via Mura degli Zingari”, poi si fa un selfie con una “sciarpa di verbali“, vantandosi nel numero di sanzioni irrogate, un altro commenta con “Sussurri” facendo riferimento secondo l’accusa alla prassi delle minacce sussurrate e poi “Il ragazzo aveva finito i flare (falso bersaglio” impiegato come contromisura dai velivoli in procinto di essere colpiti da missili a ricerca di calore., ndr) per cui è stato preso in pieno“.
Intanto una decina dei quindici agenti indagati ha fatto ricorso al Riesame per chiedere il dissequestro dei telefoni.
(da Genova24)
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