GIOVANNI TOTI: “CON LA POLITICA HO CHIUSO, MI OCCUPO DI COMUNICAZIONE”
NON C’E’ SPERANZA DI RAVVEDIMENTO: “NON MI RITENGO COLPEVOLE NE’ MORALMENTE NÉ LEGALMENTE. IL PATTEGGIAMENTO NON È UN’AMMISSIONE DI COLPA. ORA SEGUIRÒ LA POLITICA DA TELECRONISTA”… GUARDA CHE POTEVI AFFRONTARE IL PROCESSO SE TI RITENEVI INNOCENTE, COSI’ POTEVI ESSERE ASSOLTO
«Con la politica chiudo, ho deciso di voltare pagina». Giovanni Toti taglia anche l’ultimo legame con l’attività pubblica che ha subito uno stop brusco con l’inchiesta che lo ha costretto un anno fa a lasciare la guida della Regione Liguria. Oggi si riunisce il Consiglio nazionale di Noi Moderati. Toti rassegnerà le dimissioni da presidente.
Perché questa scelta?
«È un ruolo che non ho mai esercitato. È giusto che lo lasci a chi ha voglia, tempo e passione. Io consiglio di affidarlo a Ilaria Cavo, donna capace ed esperta, con la mia stessa visione politica».
Ma è possibile davvero rinunciare ad una passione?
«Diciamo che anziché fare politica in prima persona, farò il telecronista. Ho avviato un’agenzia di comunicazione e sono tornato a scrivere».
Non sembrava questo il suo destino professionale.
«Visto quel che è successo con il terzo mandato, anche la mia esperienza da presidente era agli sgoccioli. Ed escludo che qualcuno mi avrebbe offerto qualcosa di altrettanto gratificante quanto l’esperienza da governatore».
Ha tentato la strada da leader nazionale fondando un partito (Cambiamo). Non è andata bene.
«Ho provato a rafforzare l’area moderata del centrodestra che mostrava forte gracilità. Avendo vissuto l’epopea berlusconiana mi pare che quell’area abbia un ruolo minoritario se non residuale».
Servirebbe un altro Berlusconi.
«Pier Silvio non lo ha escluso. Per uno di famiglia sarei disposto a tornare indietro».
Silvio Berlusconi la scelse come consigliere.
«Successe tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. C’era già una forte affinità politica, allora dirigevo il Tg4. Il Cavaliere in uno dei tanti sforzi di rinnovamento pensò a me».
Un consiglio Berlusconi lo diede anche a lei, quello di dimagrire. Non l’ha ascoltato
«L’ho perseguito con tenacia ma con scadentissimi risultati».
Come vede Forza Italia senza Berlusconi?
«Antonio Tajani ha fatto un lavoro enorme e nessuno ci avrebbe scommesso. Ma la sopravvivenza è una condizione necessaria ma non sufficiente».
Cosa suggerisce?
«Serve una rivoluzione come nel ‘94, non basta abbassare dello 0,1% le tasse».
Lei non ha nulla da rimproverarsi?
«Errori ne ho commessi tantissimi. Ma non mi ritengo colpevole ne moralmente né legalmente. Il patteggiamento non è un’ammissione di colpa. Sicuramente l’essere ingombrante o caustico in qualche occasione non mi ha regalato simpatie. Resto convinto che la magistratura abbia sbagliato l’interpretazione del nostro modo di far politica. Non do la colpa a nessuno, ma rilevo che c’è una zona grigia che è la stessa che oggi viene rimproverata a Beppe Sala».
Lo ha difeso, infatti.
«Non ho capito se la maggioranza che lo sostiene è orgogliosa o no del modello Milano. Se sì, deve difendere sindaco e assessore e non chiedere di cambiare rotta. Se no, devono andare tutti a casa. Ma al fondo di tutto, c’è che se si vuole distribuire la ricchezza ci deve essere chi la produce. E invece, domina una visione manichea. La famosa avidità di cui si parla è il motore che crea ricchezza anche per chi è rimasto indietro. Di sicuro, il giudizio sulle scelte non va lasciato alla magistratura».
(da Corriere della Sera)
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