GIULIA VIOLA PACILLI, VITTIMA DELLA BESTIA DI SALVINI: “NON MI DISPIACE PER MORISI, E’ IL KARMA”
FINITA NELLA GOGNA MEDIATICA ORCHESTRATA DA MORISI, HA RICEVUTO PER MESI INSULTI E MINACCE
Due volte nella gogna mediatica di Salvini. Quella creata dalla “Bestia”, quella macchina infernale sui social creata dal Luca Morisi.
Ora, dopo le ultime notizie sulle indagini che coinvolgono l’ormai ex spin doctor della Lega, c’è chi non se la sente di intraprendere la via della carità e della pietas cristiana. È il caso di Giulia Viola Pacilli, la giovane finita nel tritacarne degli insulti social provocati proprio da quel meccanismo di crudeltà social.
Una delle tante vittime del meccanismo della “Bestia” di Matteo Salvini: quel circolo comunicativo sui social che puntava tutto sull’aggressione dialettica e la gogna mediatica.
Lei, Giulia Viola Pacilli, è comparsa per ben due volte sui profili del leader della Lega, all’epoca controllati proprio da Luca Morisi. E, anche a distanza di tempo, ha continuato a ricevere insulti e minacce. Insomma, la macchina del fango non si è mai spenta. E lei lo racconta in una lettera pubblicata su Domani:
“Per ben due volte ha pubblicato il mio viso perfettamente riconoscibile su uno dei profili social più seguiti in Italia. Sul profilo social di chi, al tempo, era ministro dell’Interno e quindi, in teoria, garante della sicurezza dei propri cittadini”.
Una foto, pubblicata e ribadita, che ha dato il via libera ai una serie infinita di commenti. Ne avevamo già parlato nel lontano marzo del 2019, quando Matteo Salvini era ancora capo del Viminale. Insomma, doveva tutelare l’ordine pubblico, ma sui social aizzava la gogna mediatica contro tutte le persone che lo contestavano.
Commenti e insulti irripetibili che hanno condizionato la sua vita. Il tutto dopo esser comparsa, per ben due volti, con nome e volto sui profili social del segretario della Lega. E alla notizia dell’indagine nei confronti di Luca Morisi – deus ex machina di quel tipo di comunicazione – Giulia Viola Pacilli non può fingere di provare empatia o pietà: “Avevo ventidue anni all’epoca, ora ne ho venticinque. Quegli stessi amici mi hanno chiamata per chiedermi cosa ne penso di tutta questa faccenda su Morisi. E io vorrei essere più matura, vorrei dire loro di aspettare, di non fare il suo stesso gioco, di non mettere in giro ipotetiche fake news, di stare attenti quando si parla della vita privata di un individuo. Vorrei essere così matura. Ma se penso alla faccia di Morisi oggi, costretto a leggere ovunque di sé informazioni sensibili, frasi false, vicende personali, mi viene in mente un’unica parola: karma”.
Perché, alla fine: ” Non dirò che mi dispiace per lui. Dirò che chi di social ferisce, di social perisce”.
(da agenzie)
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