GLI STIPENDI D’ORO DELLA REGIONE LAZIO: OGNI ELETTO COSTA COME UN APPARTAMENTO, 335.000 EURO L’ANNO
INDENNITA’ E SUPER RIMBORSI PER I TRASPORTI: I COSTI DELL’ASSEMBLEA AUMENTATI A 115 MILIONI DI EURO… I CONSIGLIERI SONO 71 E OCCUPANO 79 POLTRONE
Nel Lazio, con la metà degli abitanti della Lombardia (5 milioni contro 10), i consiglieri regionali percepiscono uno stipendio doppio di quello dei loro colleghi del “Pirellone”: 10mila euro contro 5.
Ognuno dei 71 eletti costa ogni anno ai cittadini del Lazio quanto un appartamento, 335mila euro, il 20% in più di quanto “valeva” nel 2009.
E con la logica del melius abundare, per i 71 ci sono 79 poltrone.
Nessuno è consigliere semplice, insomma. Sono tutti “graduati”.
E in tanti, cumulano più d’una carica, con emolumenti e prebende al seguito: 4 segretari del Consiglio, 17 capigruppo (ma in 8 “gruppi” c’è un solo consigliere), 19 presidenti e 57 vice per 19 commissioni (sono 8 in Lombardia e 15 quelle di Camera e Senato).
Le commissioni erano 20 fino a cinque settimane fa, quando è stata abolita quella per i “Giochi olimpici” che ha resistito però quattro mesi dal ritiro della candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020.
Per tutti i consiglieri, oltre a diaria e indennità di ruolo (4.252 più 4.003 euro al mese), c’è un’altra indennità , quella di funzione, che va dai 2.311 euro per il presidente del Consiglio regionale ai 594 euro dei vicepresidenti di commissione.
Appelli e annunci, ma stipendi, vitalizi e indennità sono rimasti gli stessi.
Per credere basta sfogliare il bilancio consuntivo del Consiglio regionale, approvato a fine giugno.
I rimborsi spese, ritoccati all’insù per gli spostamenti con auto propria (40 centesimi al chilometro), vengono elargiti senza pezze d’appoggio. Basta l’autocertificazione.
Così, si dichiara di aver trasferito il proprio domicilio ai confini dell’alto Lazio o nei lembi estremi di quello meridionale e si lucra quotidianamente sulle note spese.
Ma c’è un ma: sul certificato dei redditi, neppure la metà dei consiglieri dichiara di possedere una macchina e c’è chi non ha neanche la patente.
I costi dell’assemblea regionale sono lievitati di 5 milioni e 300mila euro, passando dai 109 milioni 700mila ai 115 milioni.
Preventivo alla mano, sarebbero dovuti scendere a 103: 9 milioni di scarto.
A concorrere all’ascesa ecco le consulenze esterne.
Il Consiglio, quest’anno, nel consuntivo non ha messo in chiaro le singole voci di spesa.
Certo è che con una delibera approvata da tutti, destra, sinistra e centro, è stata autorizzata, per i primi sei mesi del 2011 (lo spiega il Bollettino ufficiale della Regione), un’uscita di un milione e 60mila euro (già liquidata) per affidare a 45 esperti “bipartisan”, ex assessori ed ex consiglieri, amici e amici degli amici, “studi dei regolamenti regionali”, “progetti di finanza attiva”, “cura della comunicazione per il garante dei detenuti” e via elencando.
“Si tratta di consulenze inutili se si guarda alle professionalità interne che restano con le mani in mano”, commenta il segretario regionale della Cisl, Tommaso Ausili.
“Scelta tanto più grave”, continua, “perchè compiuta da maggioranza e opposizione consociate”.
La Regione, con debito e deficit sanitari più alti, è tra le più spendaccione.
“I privilegi della politica sono uno schiaffo alla povertà che cresce”, ancora Ausili, “Da anni si sarebbero dovuti abbattere i costi e i privilegi della casta che sono tanto più iniqui se misurati con i livelli bassissimi della produzione legislativa del Consiglio regionale: otto leggi in questi primi sette mesi del 2012 e di queste cinque di emanazione della giunta”.
“Nel 2011”, conclude, “non è andata meglio: su 21 leggi approvate, una quindicina sono state “lavorate” su impulso dell’esecutivo del Lazio”.
Carlo Picozza
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