GRILLO, SMENTITO DALLA BASE, VA ALLE CONSULTAZIONI
IL GRUPPO PARLAMENTARE SEMPRE PIU’ SCONCERTATO DALLE SCELTE E DAI METODI DEI VERTICI
Per la seconda volta in poche settimane la Rete sconfessa Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Per un pugno di voti – 20.843 favorevoli, 20.397 contrari – gli attivisti si pronunciano a favore della partecipazione alle consultazioni con Matteo Renzi.
Toccherà al leader genovese guidare la delegazione pentastellata. Con una richiesta già formalizzata sul blog: tutto si consumi in streaming.
Il via libera ai colloqui con il premier incaricato, però, arriva al termine di una giornata caotica. Alle 15.16 gli iPhone dei parlamentari grillini iniziano a trillare all’unisono.
Chiusi da un’ora in assemblea per decidere se incontrare Renzi, scoprono che si tratta di fatica vana. Con un post, Grillo e Casaleggio affidano alla Rete la scelta.
Uno schiaffo all’intera pattuglia pentastellata, un affronto a chi si batte per cambiare il Movimento dall’interno.
E infatti poco dopo, sconfortato, Luis Orellana si sfoga con altri dissidenti: «È l’ennesima umiliazione ».
Non si tratta di una scelta facile. E infatti i parlamentari sono divisi, anche un’anima degli ortodossi punta a «smascherare Renzi ».
La conta è in bilico, i vertici fiutano l’aria. La notizia plana sul quartier generale di Casaleggio. In un baleno i due Fondatori sconfessano clamorosamente il summit romano: «Ci sono posizioni differenti. Noi crediamo che non sia opportuno andare per non partecipare a una farsa. Comunque ci sembra corretto che su questa decisione si pronuncino gli iscritti attraverso la Rete».
L’assemblea è disorientata. I capigruppo giurano: «Non ne sapevamo nulla».
Il deputato Walter Rizzetto non la prende bene. Lascia la riunione, poi su Twitter digita: «D’accordissimo sul voto online, non d’accordo sull’indirizzare il voto».
L’ala dura, invece, si produce in una batteria di no al premier. «È una buffonata indegna di un Paese serio», sostiene Manlio Di Stefano.
Il gruppo si scioglie, poi si ricompone in capannelli improvvisati. A Montecitorio i dialoganti – facce lunghe per l’ennesimo schiaffo – si ritrovano sotto un gazebo del cortile. In pochi immaginano la sorpresa del web.
Ma qualcuno, nel quartier generale milanese, studia il piano B. Non a caso, a sera si diffonde una voce: Grillo è pronto a guidare ladelegazione (con Bersani andò diversamente).
Mentre l’assemblea si divide, al Senato cresce la tensione.
Capitanati da Orellana, le colombe soffrono la chiusura a ogni confronto.
E parlano i dettagli: in una mail indirizzata ai colleghi senatori, Serenella Fucksia si schiera al fianco di Roberto Cotti, “scomunicato” da Grillo dopo la partecipazione a Ballarò.
«Dalla politica dei problemi siamo passati alla politica della passerella? – domanda – In tv deve andare solo il pool di eletti? Alla faccia di uno vale uno!».
E ancora: «Se dobbiamo essere tutti fighetti costruiti alla DIBA (il più amato dalle italiane, il santo subito…) allora noi siamo più adatti per Mediaset che per le piazze e la gente!».
E infine: «Perchè creare i 10 fenomeni da riportare alle elezioni ed il resto da spremere come limoni?».
Consapevole delle lacerazioni grilline, Pippo Civati si muove. Il deputato dem riunisce a pranzo i suoi sei senatori.
Attovagliati al ristorante di Palazzo Madama, criticano “l’operazione Renzi-Alfano” Walter Tocci e Felice Casson, Sergio Lo Giudice e Donatella Albano, Lucrezia Ricchiuti e Corradino Mineo.
«Vogliamo concentrarci sui contenuti – spiega quest’ultimo – perchè se si fa un governo fotocopia, fallisce. Certo che guardiamo ai grillini, per sfidarli e non per fare scouting».
E in effetti i pentastellati osservano, sempre cautamente.
«Qualsiasi movimento nella direzione di un maggior ascolto delle istanze dei cittadini – spiega il senatore M5S Francesco Campanella – è degno di attenzione».
Civati, intanto, “corteggia” i vendoliani.
Non solo i filo-governativi ma anche il gruppo di testa. Non a caso ieri, davanti a un caffè, il deputato dem ha ragionato del futuro con il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica“)
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