RENZI IN MEZZO ALLA PALUDE: PER ORA COMANDA ALFANO
I DOLORI DEL GIOVANE INCARICATO, TRA LE PRETESE DI NAPOLITANO (5 MINISTRI) E I DIKTAT DELL’ALLEATO ANGELINO
Correre, correre, correre”: a tutti gli interlocutori, nelle consultazioni, Matteo Renzi ha ripetuto il suo mantra.
Quasi un programma per il governo in formazione. Eppure le consultazioni nella sala del Cavaliere, la stessa dove Pier Luigi Bersani, da premier pre-incaricato, fece le sue, sono un rito stanco. Sfilano i gruppi. Ma gli incontri e le trattative vere si fanno fuori.
Fuori il premier in pectore parla con Massimo D’Alema e Luca Cordero di Montezemolo. Fuori va avanti una trattativa, che riconosce a Ncd il ruolo di alleato centrale di governo.
Fuori da oggi pomeriggio partiranno i colloqui definitivi per arrivare a chiudere in settimana.
Negli incontri, quelli ufficiali, Renzi ribadisce che l’orizzonte è il 2018.
E si immagina pure il profilo della sua premiership: simile a quello del sindaco d’Italia; una volta a settimana in giro per una regione, scegliendo una scuola, un’azienda, un museo da visitare.
“Io sono sindaco sul serio, non come voi due”, andava ripetendo a Guerini e Delrio.
Pensieri e progetti che evidentemente lo proiettano al di là di giornate complicate, paludose, con una trattativa nella quale rischia di cedere molta della sua identità , visto che il governo che si va profilando a molti sembra un Letta bis.
O un governicchio con poche possibilità . Anche se i fedelissimi sono pronti a scommettere che ci sono carte coperte , sorprese in arrivo.
Nella giornata di ieri, si va dal sì di Scelta civica al governo a quello “condizionato” dei Popolari europei, dal no della Lega, a quello “non fazioso” di Vendola. E alle condizioni di Alfano.
Uno dopo l’altro leader maggiori e minori parlano alle telecamere. Ognuno pianta la sua bandierina, mette i suoi paletti.
Le consultazioni ufficiose iniziano in mattinata, quando Renzi parla con Massimo D’Alema. C’è chi dice che si sono visti, chi che si sono solo sentiti. Fatto sta che si sono parlati a lungo. D’Alema vorrebbe la riconferma di Massimo Bray alla Cultura, un modo per continuare a pesare nel governo.
E forse c’è il suo zampino anche nell’ipotesi Carlo Padoan, presidente dell’Inps, che continua a circolare per l’Economia.
A un certo punto Renzi chiama Gianni Cuperlo, fuori dal calendario ufficiale. Lui gli porta un documento della minoranza: vuole che sia esaminato nella direzione di domani.
Una grana per il presidente del Consiglio incaricato: la minoranza riunita in assemblea permanente è lacerata. Ma Renzi non può permettersi di non tenerne conto.
E per lasciare Alfano al Viminale, Franceschini vuole la Cultura, quindi Bray va sacrificato. Questioni aperte.  Com  ‘è aperta la questione dello Sviluppo economico: a Roma Renzi ha incontrato Montezemolo (altra consultazione parallela). Per ora, non ha detto ancora ufficialmente di no.
Ed è aperto il nodo Tesoro: ieri si sono rincorse tutte le voci possibili e immaginabili. Con un Piero Fassino in ascesa. Insistente quella che voleva Graziano Delrio: un politico, soprattutto uno dei pochi di cui Renzi si fida veramente .
Un modo per accentrare a Palazzo Chigi molto potere. Per i vice ministeri si potrebbe far ricorso a due tecnici, uno sul versante interno, uno su quello estero.
A Napolitano l’ipotesi non piace. Infatti avrebbe chiesto garanzie su cinque ministeri: Interno, Esteri, Giustizia, Economia e Difesa. A proposito di questioni aperte.
Altre sembrano ormai chiuse. Come la necessità di cedere a buona parte delle richieste dell’Ncd. Alle 20 e 15 Alfano mette sul tavolo le sue richieste: “Se c’è la patrimoniale, Ncd non ci sta”, tuona a uso delle telecamere.
Spiegano i renziani che la patrimoniale non c’è mai stata, uno dei motivi — dicono — per cui Fabrizio Barca non sarebbe potuto diventare ministro dell’Economia.
“Vogliamo la stessa maggioranza del governo Letta, senza la sinistra”.
Anche questo, un dato già acquisito.
Resta il nodo di poltrone e ministeri. Ma tutto succede prima, durante e dopo l’incontro ufficiale: Alfano chiede 4 ministeri per ottenerne 3 (la riconferma di lui stesso all’Interno, Lupi a Trasporti e Infrastrutture e Lorenzin alla Salute) e un vice ministro di peso.
Sul programma fa fede quello che dice Graziano Delrio, presente ad ogni incontro con il premier incaricato: “Stiamo lavorando bene, sul programma chiudiamo in settimana” .
La tendenza è quella di mettere in secondo piano tutti i temi divisivi (dalle unioni civili per i gay allo ius soli) e iniziare con provvedimenti che possano andar bene a Ncd.
Il vero braccio di ferro è sull’Italicum (che Berlusconi vuole approvato così com’è) e sulle riforme, sulle quali fa fede l’asse con Forza Italia.
Gli alfaniani, infatti, chiedono che sparisca il ministero delle Riforme: se Renzi lo tiene per una fedelissima come la Boschi e poi parla con Berlusconi loro sono tagliati fuori.
Oggi, tanto per mettere i puntini sulle i, ci sarà un vertice di maggioranza.
Dopo che in mattinata Renzi si sarà consultato con Berlusconi e Grillo.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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