“GRINZANE, SOLDI IN NERO A POLITICI E ATTORI”
SORIA FA I NOMI DI CHI AVREBBE RICEVUTO REGALI, VIAGGI E PAGAMENTI CASH… NELLA LISTA BRESSO, CHIAMPARINO, AUGIAS, ELKANN, ISABELLA FERRARI, SANDRELLI E FRANCO NERO… PIOGGIA DI SMENTITE E QUERELE
Sei anni dopo lo scandalo, Giuliano Soria porta i suoi nomi in aula di tribunale.
Siede davanti al giudice per la prima volta e chiede di parlare.
È il processo d’appello per l’inchiesta sul Premio Grinzane Cavour, si discute la condanna per il patron a 14 anni di carcere inflittagli dal tribunale per peculato, maltrattamenti, malversazioni. Soria appare invecchiato e stanco.
Sale sul banco degli imputati a fatica, reggendosi a una stampella. Porta con sè solo qualche foglio di appunti: il libro nero di politici, scrittori, attori e giornalisti. Sono gli immorali, i «voraci», i «patetici » che ha dovuto, dice, compiacere per una vita.
Per far crescere la «sua creatura »: il premio letterario che «considera come un figlio», che ha nominato suo «unico erede nel testamento», per il quale ha impegnato ogni proprietà , a cui ha «dedicato 28 anni di carriera»
Soria racconta di quando andava al festival di Stresa con centomila euro in banconote per pagare gli artisti sottobanco.
Fondi neri forniti da un imprenditore che emetteva fatture false intestate al premio letterario e pagate da soldi pubblici. «È una consuetudine nel mondo dello spettacolo – racconta Soria – i premi venivano pagati in nero, gli artisti vogliono così altrimenti non vengono o chiedono cinque volte tanto».
E fa i nomi di Corrado Augias, «il più vorace di fondi neri», Philip Roth che «voleva almeno 30mila dollari», e poi «Giancarlo Giannini, Eleonora Giorgi, Stefania Sandrelli, Charlotte Rampling, Michele Placido, Fabio Troiano, Franco Nero, Isabella Ferrari, Vincenzo Cerami, Vassili Vassilikos».
Qualcuno ammette, Franco Nero nega: «Sono in America, non so neanche cosa sia quel premio e quel signore non l’ho mai conosciuto».
Il «patetico Alain Elkann aveva preteso di volare a New York con la moglie in business class e ci costò 13mila euro», dice Soria.
«Parlerà il mio avvocato», risponde lui. Anche dirigenti del ministero dei Beni culturali erano di casa, così come i politici, che attingevano pure dalle casse del Premio: «L’assessore di Torino Fiorenzo Alfieri aveva chiesto denaro per l’allora sindaco Sergio Chiamparino e in due occasioni glielo diedi ». Secca la replica del governatore: «Mai avuto rapporti finanziari con lui».
Giuliano Soria rievoca gli anni floridi, tratteggia le trame di politica e salotti. «Il Grinzane Cavour dipendeva dai politici e in particolare da Mercedes Bresso, che lo usava per le sue attività di relazione.
Molte manifestazioni sono state organizzate per compiacere lei e il marito, anche per il loro compleanno», è il suo colpo di fioretto.
L’ex presidente della Regione Piemonte ribatte: «Semmai era il Grinzane che sfruttava la mia presenza, però ho sempre pensato che il Premio potesse avere un valore per il Piemonte».
Soria sa che le sue parole faranno rumore e gli daranno ancora un giorno di celebrità . Potrebbe sembrare lo sfogo di un imputato che si concede un’ultima comparsata ora che non ha più nulla da perdere.
Ma le sue parole sono perfettamente studiate e anche le persone che trascina nello scandalo sono evidentemente solo una parte di quelle che ha frequentato. I magistrati avrebbero festeggiato per una confessione così anni fa, quando indagavano sulla capacità di penetrazione del «sistema Grinzane».
Oggi, al massimo, potrà servirgli a ottenere una condanna un poco più lieve per se stesso e per suo fratello Angelo.
Federica Cravero e Ottavia Giustetti
(da “La Repubblica”)
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