HA 5 DITA IN MENO MA NON CERCA FACILI ALIBI: “NON SONO SVANTAGGIATA”. LA MERAVIGLIOSA STORIA DI FRANCESCA JONES, LA TENNISTA INGLESE CHE SARÀ NELLE PRIME 100 DEL MONDO DA LUNEDÌ
HA CINQUE DITA IN MENO TRA MANI E PIEDI A CAUSA DI UNA RARA MALATTIA GENETICA DETTA “SINDROME EEC” … HA ADEGUATO IMPUGNATURA E RACCHETTA, HA SUBITO INNUMEREVOLI INTERVENTI CHIRURGICI MA NON HA MAI MOLLATO
Il manico della racchetta va stretto talmente forte che, spesso, un’unghia salta. E l’equilibrio sul piede dominante – il destro – è precario, con solamente tre dita su cui potersi stabilizzare. Eppure, si può vincere anche così. Con cinque dita in meno tra mani e piedi a causa di una condizione genetica rara: l’ectrodattilia-displasia ectodermica-labiopalatoschisi, detta anche sindrome EEC.
Il suo nome è Francesca Jones, con bandiera britannica (è nata a Bradford nel settembre 2000) e tanti anni trascorsi in Spagna, a Barcellona, lontana dai genitori, perché lì era giusto stare se si voleva inseguire il sogno di vivere di tennis, contro il parere di esperti che dicevano che sarebbe stato tutto inutile.
Francesca, da lunedì, sarà tra le prime 100 giocatrici del mondo. Traguardo raggiunto grazie alla semifinale conquistata in Italia, nel Palermo Ladies Open: stasera giocherà contro la russa Tatiana Prozorova con il sogno di spingersi fino alla finale. Ma a prescindere da come andrà oggi, per la 24enne inglese da settimana prossima ci sarà un ranking a due cifre.
Traguardo a cui solo lei credeva, trovando dentro di sé una speranza impossibile. Jones ha perso il conto delle volte in cui è dovuta finire sotto i ferri, subendo interventi chirurgici per gestire una situazione di vita – non solo di sport – debilitante. Jones ha quattro dita nella mano destra, quattro nella sinistra, tre nel piede destro e quattro nel piede sinistro. Da sempre, da quando è nata.
Per Francesca, il tennis è sempre stato lo sfogo per dire innanzitutto a sé stessa che no, non è impossibile sognare come gli altri.
Ha preso per la prima volta in mano una racchetta perché si sentiva «cicciottella» (parole sue), eppure i colpi uscivano piuttosto bene. L’impugnatura è stata adeguata alla sua situazione, la racchetta alleggerita, e c’era chi, vedendola giocare così, in modo «strano», non perdeva occasione di schernirla, bullizzarla.
Lei andava avanti, iniziava a raccogliere risultati, entrava e
usciva dall’ospedale, per poi prendere una decisione: me ne vado, sogno con il tennis. Barcellona (nell’accademia Sánchez-Casals) è diventata la sua nuova casa, a migliaia di chilometri da mamma e papà, consulenti finanziari.
Il Jones-pensiero è tutto in queste parole: «Sto solo giocando con un set di carte diverso, ma ciò non significa che quelle carte non possano comunque vincere la partita». Con questo approccio, si è trovata a 14 anni a essere numero 4 del ranking di categoria. E ancora: «Molte persone direbbero che è uno svantaggio, ma io non sono d’accordo: ho sempre pensato che fosse un vantaggio. Sento che questa condizione mi pone un passo avanti a loro sotto molti aspetti e ho imparato a essere indipendente, imparando molto su me stessa e sulla vita».
Francesca ha lavorato molto sull’equilibrio, per ovviare alla mancanza di due dita sul piede forte. Ma la terra sotto i piedi non sempre è stabile, la vita di Jones resta debilitata. Solamente pochi mesi fa, ad aprile, l’inglese collassava in campo a Bogotà, messa a dura prova dall’aria rarefatta dell’altura colombiana. Ha lasciato lo stadio in sedia a rotelle, ma non si è mai messa in discussione. Da lunedì sarà tra le prime 100 giocatrici del mondo ed è la numero 4 di Gran Bretagna. «Voglio che la mia storia sia di ispirazione ai ragazzi più giovani». Lo sarà sicuramente.
(da agenzie)
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