IGNORATA DALLA SANITÀ ITALIANA E SCARICATA DALLE ISTITUZIONI: IL TRISTE DESTINO DI MARIA CRISTINA GALLO. AL FUNERALE DELLA PROFESSORESSA DI MAZARA DEL VALLO, MORTA DI CANCRO A 56 ANNI DOPO AVERE ATTESO PER OTTO MESI L’ESITO DEL SUO ESAME ISTOLOGICO, NON C’ERA UN RAPPRESENTANTE DELLA REGIONE SICILIANA, NÉ DELL’ASSESSORATO ALLA SALUTE
DOV’ERA IL GOVERNATORE DELLA REGIONE RENATO SCHIFANI? A UN FESTIVAL ENOGASTRONOMICO, EPPURE LA DENUNCIA DELLA DONNA AVEVA FATTO EMERGERE ALTRI 3.300 CASI DI REFERTI INVIATI DALL’ASP DI TRAPANI CON RITARDI FINO A 8 MESI
Ieri Mazara del Vallo ha detto addio a Maria Cristina Gallo, la professoressa di italiano morta di cancro a 56 anni, dopo avere atteso per otto mesi l’esito del suo esame istologico da parte dell’Asp di Trapani.
Adesso è lotta contro il tempo per acquisire le testimonianze degli altri malati oncologici che, dopo di lei, hanno denunciato i ritardi (in tutto nove, tre dei quali deceduti) e che rischiano di non vedere iniziare il processo. Per questo l’8 settembre è iniziato l’incidente probatorio chiesto dalla procura di Trapani per cristallizzare la situazione. Saranno i consulenti nominati dal gip Massimo Corleo a sentire i malati e ad acquisire le storie cliniche di tutte le parti offese. Sono oltre 3.300 gli esami refertati con ritardo fino a otto mesi: 300 di questi hanno confermato la presenza di un tumore.
Al momento ci sono 19 indagati fra medici, infermieri e tecnici di laboratorio. Per loro le contestazioni, sono omissione di atti d’ufficio in concorso, morte a causa di colpa medica e lesioni. È stata proprio la denuncia di Maria Cristina Gallo a far emergere lo scandalo dell’Asp di Trapani ad agosto dell’anno scorso.
Lo hanno ricordato in tanti, ieri mattina, nella cattedrale di Mazara del Vallo, piena di centinaia di persone accorse nel dolore per salutarla un’ultima volta. Grande assente il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, occupato a partecipare nelle stesse ore, a Galati Mamertino, al Festival del giornalismo enogastronomico. Assenti anche i vertici dell’assessorato regionale alla Salute.
«Un’assenza che racconta più di mille discorsi — dice Davide Faraone, vicepresidente di Italia Viva — Perché il presidente della Regione, il primo responsabile di quanto è accaduto, finora è riuscito a non dire nemmeno una parola in ricordo della coraggiosa professoressa. Il silenzio del governo suona per Maria Cristina Gallo come un secondo abbandono».
Il figlio maggiore, Vincenzo Tranchida, che lei per un soffio ha visto diventare poliziotto lo scorso giugno, subito dopo avere accompagnato la madre al cimitero ha lanciato un messaggio su Instagram: «Chissà come dormiranno stanotte quelli che avrebbero dovuto salvarla».
(da agenzie)
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