IL CASO MORISI NON E’ AFFATTO CHIUSO: L’ANSIA SOVRANISTA DEL “NIENTE DI PENALMENTE RILEVANTE” SI SCONTRA CON LA REALTA’
SE MORISI HA FORNITO E CEDUTO LA COCAINA DURANTE IL FESTINO NON CAMBIA L’IMPUTAZIONE ANCHE SE NON E’ STATO LUI A FORNIRE LA DROGA DELLO STUPRO
Il caso non è chiuso. Nonostante l’ansia leghista di mettere sulla disavventura di cui è stato protagonista Luca Morisi, l’etichetta del “niente di penalmente rilevante”, l’indagine sull’ex guru della comunicazione di Matteo Salvini prosegue
Lo dice espressamente a Repubblica la procuratrice capo di Verona, Angela Barbaglio: «È prematuro parlare di archiviazione, il pm a cui è stato affidato il fascicolo (Stefano Aresu, ndr) sta conducendo altri accertamenti. Ogni ipotesi, compresa quella che vede Morisi vittima di un possibile ricatto dei due escort romeni, è al vaglio».
Lo dice perché, per quanto tutti sembrino dimenticarsene, questa non è una storia “da guardoni” o di “meri affari personali”, come da definizioni ultime di Salvini. Ma di droga.
Nell’appartamento di Belfiore, poco fuori Verona, i carabinieri durante la perquisizione il 14 agosto scorso hanno trovato e sequestrato cocaina. Droga che apparteneva a Morisi e che è stata consumata — per loro stessa ammissione — dai due ospiti romeni.
È possibile che, date le modiche quantità rinvenute (una bustina nascosta dentro un libro con 0,31 grammi di polvere bianca e tracce di polvere su due piatti), l’ipotesi di spaccio cada. Ma, certamente, Morisi ha comprato cocaina. E l’ha data ai due ragazzi.
È quello che sabato Petr R., 20 anni, ha confermato nel corso dell’interrogatorio con il pm veronese. È indagato, come l’ex social media manager del leader della Lega, per cessione di stupefacenti.
Al magistrato, Petr (che nei giorni scorsi ha rilasciato diverse interviste, spesso contraddicendosi su alcuni passaggi chiave del racconto) ha ribadito che la bottiglietta di Ghb, la cosiddetta “droga dello stupro” che lui stesso ha consegnato ai carabinieri tirandola fuori dal suo zaino, non era sua.
E quasi certamente neanche di Morisi, come invece aveva dichiarato in un primo momento ai militari.
Il perché abbia mentito sarà oggetto di approfondimento: sul tavolo c’è anche l’ipotesi del ricatto. In ogni caso, dalle chat appare chiaro che l’avesse portata Alexander, l’altro escort romeno partito da Milano insieme a Petr.
Tanto basta, secondo la Lega, a chiudere la questione. Ma così non è: col pm lo stesso Petr ha ammesso di aver fatto uso, durante l’incontro avvenuto tra le 8 e le 17 del 14 agosto, sia di Ghb sia di cocaina. In quantità importanti, tanto da essere costretto ad andare al pronto soccorso perché strafatto. E questo per Morisi può essere un problema.
Il consumo di gruppo è una fattispecie prevista dal Codice penale.
La giurisprudenza dice questo: non è punibile se è volontario e soprattutto partecipato, ossia se tutti coloro che fanno uso di stupefacente insieme hanno contribuito economicamente ad acquistarlo. In questo caso è uso personale.
Altrimenti, è vietato, perché si configura la cessione di modiche quantità: il reato per cui Morisi è tuttora iscritto sul registro degli indagati.
Se Morisi, attraverso il suo bravo avvocato Fabio Pinelli, riuscirà a dimostrare che la cocaina offerta ai suoi due ospiti faceva parte del pagamento delle prestazioni sessuali, otterrà l’archiviazione. L’interrogatorio non è stato ancora fissato.
Comunque vada, gli resterà la segnalazione in Prefettura come consumatore abituale. Oltre che, chiaramente, la bugia politica: all’inizio di settembre Luca Morisi non ha lasciato improvvisamente la Bestia, come è stato ribattezzato l’apparato social di Matteo Salvini, per “motivi familiari”, “per le condizioni di salute del padre”, o per “stress”.
Ha abbandonato la sua creazione perché sapeva cosa era successo. E perché, nonostante l’interessamento di qualcuno col Viminale per tenere riservata la storia, sapeva che la notte di Belfiore non sarebbe finita il 14 agosto.
(da La Repubblica)
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