IL COLPO DI SPUGNA SUI PAGAMENTI DIGITALI: BEN L’80% DEI PAGAMENTI CON LA CARTA SONO SOTTO I 60 EURO
ENNESIMA MARCHETTA AGLI EVASORI
Otto pagamenti con carta su dieci sono sotto i sessanta euro. E’ questa la mole di operazioni sulla quale la manovra del governo Meloni disarma i consumatori, mettendo al riparo dalle multe gli esercenti che negano loro il Pos. “Non vedo l’ora che arrivi il primo gennaio per accettare solo pagamenti da 60 euro in su”, dice un tassista pasdaran della cartamoneta, sulla strada tra l’aeroporto di Linate e il centro di Milano. “Dovrà abituarsi a girare coi contanti”, avverte.
Non tutti credono, a dire il vero, a questo estremismo. Ma certo si teme l’effetto liberi-tutti. “L’auspicio è che la manovra non abbia conseguenze drammatiche sulle abitudini a pagare digitale che gli italiani hanno assimilato – spiega la direttrice dell’Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano, Valeria Portale – Ma è un segnale culturale negativo: i pagamenti elettronici abilitano servizi innovativi, oltre ad essere un deterrente per gli evasori. C’è in gioco la modernità del Paese”.
D’altra parte è vero che le sanzioni, attuate dal governo Draghi dopo un’attesa lunga un decennio, sono in vigore solo da luglio. E la crescita dei pagamenti digitali viene da prima: quest’anno potrebbero sfondare quota 400 miliardi, avvicinando il 40% del totale delle spese. Ma togliere il deterrente delle multe, insieme all’innalzamento da mille a cinquemila euro del tetto all’uso del contante, dà un chiaro messaggio ai naviganti. “Scelte politiche”, le bolla il leader della Confindustria, Carlo Bonomi, “che non portano neanche un decimale di Pil”.
Quel che molti lamentano è il peso dei costi. Davvero strozzano le attività? Di norma i contratti con le banche prevedono due voci: un canone mensile, se presente, e le commissioni sulle singole transazioni. A cui si può aggiungere il prezzo d’acquisto del Pos. Ci sono sempre più offerte, poi, di nuovi operatori fintech.
Secondo le statistiche Global Data, gli esercenti italiani pagano lo 0,7%, meno di Olanda (1,4%), Germania (1,3%) o Regno Unito (0,8%).
“Se hai un ampio giro d’affari, possono offrirti anche il Pos gratis – segnala Stoppani – Ma per il piccolo esercente le spese di noleggio e manutenzione sono consistenti”. Dietro i registratori di cassa, le posizioni si fanno sfumate. Un ciclista in zona Navigli, a Milano, tira fuori il contratto. “Due euro e novanta al mese di canone, più una commissione dello 0,9% sul transato con bancomat e carte di credito: 1.400 euro su dieci mesi di apertura piena. Per la mia attività è sostenibile, ma per altre che lavorano tirando al massimo i prezzi per restare competitivi non è scontato”.
Luigi, titolare di un ristorante, fa parte di quelli che non lo vivono come un peso: “Pago lo 0,39% sui pagamenti con bancomat, lo 0,79% per quelli con Visa e salgo al massimo all’1,5% per quelli con American Express; nessun canone se arrivo ad almeno 6000 euro di transato, che per un’attività come la mia è sicuramente fattibile. Se anche facessi il 100% degli incassi con i pagamenti digitali l’importo totale delle commissioni non supererebbe l’1%: di che cosa stiamo parlando?”, sottolinea. “Abbiamo una clientela giovane e internazionale, abituata a girare con poco contante in tasca”, ragiona il titolare di una pasticceria. “Siamo ormai al 70% di pagamenti con carta: il mondo va in questa direzione, è del tutto normale”.
A puntellare i bilanci degli esercenti gioca il credito d’imposta al 30% su queste voci e, per tutto l’anno prossimo, un contributo fino a 50 euro per acquistare i dispositivi. Molti istituti, poi, hanno azzerato i costi per le transazioni di importo minore. Ma si tratta di offerte a tempo e Stoppani chiede interventi strutturali, “perché sulle microtransazioni si rischia di vedersi mangiare tutto il margine. Ecco perché chiediamo che vengano azzerate stabilmente fino a 25 o 30 euro”.
Il contante, a dire il vero, non è un’alternativa gratis. “Presenta costi nascosti legati alla microcriminalità, alla gestione della cassa, ai rischi di errori nel resto”, spiega Portale. “Cifre che lievitano in ottica nazionale: trasporti, stampa e approvvigionamento degli Atm generano secondo Bankitalia e Bce un costo sociale tra 8 e 10 miliardi l’anno”, ricorda Portale, “in linea con quelli legati alla remunerazione dell’ecosistema che sta dietro i pagamenti digitali”.
(da agenzie)
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