IL FORTINO ROSSO VACILLA: MILITANTI SCONCERTATI
NELLA SEZIONE DI VIA DEI GIUBBONARI A ROMA A MAGGIORANZA CUPERLIANA: “CERTE INDELICATEZZE DI RENZI FANNO RABBRIVIDIRE”
Enrico Letta esce di scena davanti a tre immobili spettatori del circolo Pd di via dei Giubbonari. Gli schermi mostrano un flash d’agenzia che non ammette rivincita: “Domani al Colle per dimissioni”.
Il signor Renato, iscritto dal 1970 nella sezione più rossa della Capitale, sembra stordito.
Più in là , la signora Maria ignora la tv, persa in un solitario scacciapensieri. Ma è un attimo: «Si segano le gambe da soli — sibila — Io mi vergogno, nessuno ci capisce più niente».
È la staffetta democratica vista da chi milita. Atmosfera crepuscolare.
Ti aspetti gioia o rabbia, vince una malinconica rassegnazione.
La cuperliana Giulia Urso guida il circolo, anche se oggi è costretta a casa: «Mi stanno chiamando tutti. Gli iscritti sono sconcertati»
Sulla porta della sezione c’è ancora la Quercia, sul muro d’ingresso la targa del vecchio Pci. «Ero rossa che più rossa non si può — giura Maria, quella del solitario a ‘sto punto non so più a chi credere. Ci rinuncio, se continuano così straccio la tessera».
Nel fortino della minoranza dem (90% a Cuperlo alle primarie di circolo) tutti sanno che tra gli sponsor dell’operazione Renzi ci sono proprio cuperliani, bersaniani, dalemiani.
E il malessere non trova sfogo
Responsabilità e rammarico vanno a braccetto. «Prendiamo atto di quanto accaduto — dice Urso — ma la verità è che il partito non era pronto. Va bene, la situazione gravissima imponeva un’accelerazione forte. Renzi se ne fa carico, lo sosteniamo. Eppure tante sue indelicatezze fanno rabbrividire».
«Le persone mi chiamano — racconta la presidente — si stanno contorcendo».
Contorcendo, dice proprio così. Si affaccia un anziano signore modenese e conferma: «Ero a casa, davanti alla tv. Sono dovuto venire qui, sentivo una cosa allo stomaco. Ero troppo nervoso. Mi hanno fatto riflettere i miei figli, però. Pensano che sia giusto così».
Le pochissime sentinelle del circolo non sembrano d’accordo.
E neanche la Rete, affollata da migliaia di tweet che bombardano la staffetta
Sul tavolo (rosso) c’è un pacco di volantini. Accanto spunta un manifesto, scritto a mano da un anziano militante: «In questo circolo: 1) Mai più nominati, ma preferenze su ampie liste 2) Ridurre i costi della politica 3) Emarginazione dei delinquenti in politica tipo Berlusconi. Renzi ha fatto tutto il contrario e non va bene».
La versione originaria era “Renzi fa schifo”, ma la presidente l’ha fatta cancellare.
Stavolta, però, non è solo il sindaco nel mirino: «Il malessere c’è — ammette Urso — noi dobbiamo farcene carico. Con responsabilità , per evitare che si scada nel populismo. E dobbiamo vigilare affinchè il Pd non diventi un partito personale come quello di Berlusconi».
Nessuna riunione, stasera. «Faremo un’assemblea nei prossimi giorni».
E allora in quattro chiudono in fretta il circolo. Fuori tempo massimo si affaccia un’altra iscritta: «Roba da matti, quello di oggi non è un metodo democratico. Così ci rivolgiamo alla pancia della gente, non alla testa».
Poi, voltandosi: «Comunque noi restiamo qua, sul fronte. Vero, Renato? ». Renato è di poche parole: «Non mi piace, così». «Pensavo di trovare qualcuno — volta le spalle la signora Maria — Non vado neanche al cinema, che se poi il film è una bufala davvero nun ce la posso fa’ ».
Tutti a casa alle 19, è meglio così: «Tanto chi vuoi che viene, stasera?».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica“)
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