ECCO IL PIANO-RENZI: TRA DEMAGOGIA, LIBRO DEI SOGNI E DATI SBAGLIATI
TASSE ACCORPATE, TAGLIO ALLE INDENNITA’ DEI CONSIGLIERI REGIONALI E STOP ALLE BUROCRAZIE
Velocità e semplicità . Saranno le parole chiave del programma di governo che Renzi sta preparando in queste ore.
Il “sindaco d’Italia” sogna un paese in cui ciascun cittadino riceverà a casa un modulo comprensibile da compilare per pagare tutte le sue tasse in una volta sola, senza complicazioni nè trappole lessicali.
L’inefficienza della macchina burocratica è il primo vero ostacolo da abbattere.
Basta con le lentezze, i rinvii, i documenti che prendono polvere sulle scrivanie per anni.
Arriverà lui e risolverà tutto, insomma, almeno a parole.
I dirigenti statali saranno valutati in base agli obiettivi raggiunti, i contratti dei nuovi assunti non saranno più a tempo indeterminato, ogni giorno sarà un esame, vietato perdere tempo: questo il messaggio che dovrà arrivare agli elettori, anche solo come “percezione”
Che tutte le spese saranno controllate, comprese quelle delle Regioni, e che verranno definiti costi standard per servizi e forniture, sul modello già adottato per sanità e trasporto locale.
Una decisione che, nei piani di Renzi, dovrebbe portare a risparmi notevolissimi.
Una delle priorità resta il lavoro. Oltre alla lotta al precariato contenuta nel jobs act, Renzi prometterà a un taglio dell’Irap per le imprese che le aiuti a far entrare giovani al primo impiego.
Renzi prometterà i risolvere l’emergenza abitativa sbloccandp gli immobili dello Stato inutilizzati nelle città , a cominciare dalle caserme, che dovrebbero essere trasferiti ai Comuni e ristrutturati per farne case o uffici.
Il calcolo del costo di questa partita rimasta ferma finora sarebbe, secondo i calcoli dei tecnici renziani, addirittura vicina ai 4.000 miliardi di euro, circa il doppio del debito pubblico. Una cifra fuori dal mondo, assolutamente in contrasto con quelle rilevate finora dai tecnici ministeriali. Una barzelletta, quella della vendita degli immobili pubblici, raccontata da vari governi.
Renzi punta molto poi a razionalizzare l’impiego dei finanziamenti europei, che nei prossimi sette anni porteranno in Italia 58 miliardi di fondi Fesr a cui si aggiungono 55 miliardi di fondi interni per lo sviluppo.
Un tema ricorrente in tutti i progranni di governo.
Nel pacchetto precedente ben 32 miliardi erano stati “persi” da alcune regioni per mancanza di progetti.
A Bruxelles durante il semestre europeo Renzi conta di risolvere altre due questioni che gli stanno a cuore.
La ridefinizione del limite del 3 per cento imposto all’Italia dal patto di stabilità e la gigantesca mole di sanzioni che il paese è costretto a pagare per le infrazioni alle procedure in tema di pagamenti ritardati ai fornitori privati da parte della pubblica amministrazione, sicurezza dei trasporti, sovraffollamento delle carceri e altri settori pubblici.
Ai suoi collaboratori Renzi ha spiegato che molte di queste multe sono legate a tardive o mancate risposte inviate a Bruxelles alle richieste di accertamento sui dati. Un altro spreco che va eliminato, insomma.
Così come saranno ridotti gli enti di consulenza delle istituzioni, come ad esempio il Cnel. Ridimensionati bruscamente anche i costi della politica.
Le indennità dei consiglieri regionali non potranno più superare quelle del sindaco del capoluogo della regione e i contributi ai gruppi politici subiranno uno stop.
Un po’ di fumo negli occhi degli eletori grillini, insomma.
Altra priorità , le infrastrutture.
Il premier è rimasto a bocca aperta quando Erasmo D’Angelis, uno dei pochi tra i suoi uomini fidati operativi nel governo Letta, gli ha raccontato che ci sono 1 miliardo e 600 milioni bloccati dalla pigrizia burocratica destinati alle opere di messa in sicurezza per il dissesto idrogeologico e ben 1.150 cantieri pubblici fermi.
Ma la burocrazia la cambi cambiando le leggi, non basta correre a vuoto.
E Renzi di tempo non ne avrà molto per tramutare i bluff in fatti concreti.
Leave a Reply