IL GIORNALISMO NON C’ENTRA NIENTE NELL’ARRESTO DELLA REPORTER ITALIANA A TEHERAN. È STATA UNA CATTURA PREVENTIVA, SENZA PROVE NÉ INDIZI DI “COMPORTAMENTI ILLEGALI”
UNA RITORSIONE PER L’ARRESTO DELL’IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI-NAJAFABADI: IL REGIME CHIEDE LA SCARCERAZIONE DEL TECNICO DEI DRONI, ARRESTATO SU MANDATO DEGLI STATI UNITI (CHE CHIEDONO L’ESTRADIZIONE E NON ACCETTANO RIPENSAMENTI),,, L’IPOTESI DEI DOMICILIARI È IMPROBABILE: GLI AMERICANI NON SI FIDANO DOPO LA FUGA DEL RUSSO ARTEM USS
Oggi l’autorità giudiziaria iraniana dovrebbe formalizzare i capi d’accusa contro Cecilia Sala, da undici giorni detenuta nel carcere di Evin, a Teheran. Le imputazioni verranno raccolte dall’avvocato messo a disposizione dall’ambasciata. Anche se ormai, in ambienti di governo, ci si prepara a una trattativa lunga e giocata, soprattutto, su altri tavoli.
Se immediatamente dopo l’arresto nell’esecutivo si respirava un moderato ottimismo, negli ultimi giorni qualcosa ha raffreddato gli animi e adesso si parla più vagamente di «tempi che possono anche diventare più lunghi di quelli del caso di Alessia Piperno», liberata dopo 45 giorni.
Per questo, la Farnesina si è attivata soprattutto per ottenere rassicurazioni sul trattamento riservato a Sala in carcere. Proprio ieri, l’ambasciatrice italiana nella Repubblica islamica, Paola Amadei, ha incontrato il viceministro degli Esteri iraniano Vahid Jalalzadeh ottenendo garanzie principalmente su due fronti: la tutela delle condizioni di detenzione della giornalista italiana e, non meno importante, il consolidamento del canale di comunicazione e di collaborazione a livello politico e diplomatico che si è aperto con il regime.
Le trattative per la liberazione sono invece in mano all’intelligence. Ieri Palazzo Chigi ha informato i vertici del Copasir degli ultimi sviluppi e spiegato la necessità di mantenere ancora un alto livello di riservatezza e di prudenza.
Punto sul quale si sta dimostrando una forte collaborazione istituzionale, anche con le opposizioni. L’organo parlamentare di controllo sui servizi segreti, infatti, non si riunirà nei prossimi giorni per discutere l’argomento, come sarebbe altrimenti di prassi.
Allo stesso modo, i partiti di centrosinistra non insisteranno nel chiedere al ministro degli Esteri Antonio Tajani di riferire in Parlamento. Frutto di un accordo che prevede, da parte del governo, la promessa di tenere informati in via del tutto informale i leader del centrosinistra.
(da agenzie)
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