IL GRANDE FLOP DEI CLUB “FORZA SILVIOâ€: RESTANO VIRTUALI NOVE ADESIONI SU DIECI
L’OBIETTIVO DI 12.000 CIRCOLI RIDOTTO A 6.000, MA ATTUALMENTE NON SAREBBERO NEANCHE 500… IL PROBLEMA E’ LA REGISTRAZIONE ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE CHE COSTA 200 EURO
«Sono un vecchietto, ma non posso permettermi di finire la mia avventura come un perdente». Rinuncia al controdiscorso di fine anno, Silvio Berlusconi, e non certo perchè ha cambiato idea su Napolitano.
Ma l’ennesimo attacco al «governo delle tasse» e la filippica sulla «vendetta giudiziaria» ai suoi danni vengono affidati al direttore del Tg5 Mimun e a una serie di telefonate ai club, da Torino a Napoli.
Cita ancora Erasmo e dice che per cambiare «questo povero Paese e avere la maggioranza assoluta serve una follia visionaria ». Serve l’elezione «diretta del capo dello Stato» e una riforma ispirata al sistema «all’americana, con due partiti».
Il Cavaliere lascia Villa San Martino per una puntata di alcune ore a Milano.
Per il resto, la testa è sui club, non senza preoccupazione. L’operazione finora si sta rivelando un flop.
I 12 mila da aprire «entro l’anno» sono già scesi ai seimila rivendicati ieri. E la ragione chiama in causa il coordinatore Marcello Fiori, finito a sorpresa sotto scopa. La procedura ideata per la costituzione dei club si è risolta in una trappola burocratica che avrebbe mandato su tutte le furie l’ex premier.
Ed è il motivo per il quale le poco più di 5 mila, in realtà sono semplici adesioni via web e monopersonali, che si arenano lì almeno nel 90 per cento dei casi, come spiega non senza dispiacere chi ci sta comunque lavorando.
Il fatto è che, chi si registra al sito per creare un club, scopre subito dopo di doverlo iscrivere come associazione all’agenzia delle entrate, al costo di 160 euro più marche da bollo (per un totale di 200 euro).
Passaggio necessario per registrare un codice fiscale. Ancora, è indispensabile la soglia minima di otto persone, cinque delle quali devono essere iscritte a Forza Italia, il vice presidente, i vice, il tesoriere (costo dieci euro per uno, totale 50).
Una corsa a ostacoli insomma che al 31 dicembre ha scoraggiato i più intraprendenti, salvo eccezioni nel Lazio, in Lombardia, in Puglia, Sicilia, giusto le regioni dove i parlamentari più radicati si sono datida fare per far bella figura col capo.
Sta di fatto che l’annunciata convention milanese dei club, la due giorni del 25-26 gennaio nel ventennale della discesa in campo, con molta probabilità si risolverà in una celebrazione del leader, comunque in qualcos’altro.
Berlusconi ci sta lavorando, spiegano.
Di certo, gongola in questi giorni più di un alto dirigente forzista. «La missione di Fiori si sta rivelando un fiasco alla Scelli, la verità è che se non ci siamo noi a riempire i teatri o le piazze, se non ci siamo noi a difendere il presidente nei momenti clou, non si va da nessunaparte e lui se ne sta rendendo conto » spiega uno dei big più in vista, dietro anonimato.
Altri sposano l’operazione. «Con Forza Italia e i club Forza Silvio, Berlusconi parla al cuore e alla testa degli italiani» dice Mariastella Gelmini.
Ma tutto piace assai poco ai dirigenti rimasti a bocca asciutta e in attesa di nomine ai vertici, che dovrebbero essere ufficializzate da Arcore a ridosso dell’Epifania.
«Forza Italia e Club sono due realtà che cammineranno insieme» rassicura Berlusconi dicendo al Tg5 che di club «ce ne sono già seimila: ognuno dovrà prendersi carico di 5 sezioni elettorali per puntare ad altri 4 milioni di voti, delusi e grillini».
Poi parte alla carica. «Questo è stato un Natale dimesso, in un clima di paura e sfiducia, colpa di tasse e spesa pubblica a pioggia».
E ancora, «contro di me una vendetta giudiziaria scientifica». Ma lui non molla la presa, come promette nella telefonata a un club di Torino.
In serata, a un altro di San Vitaliano, nel Napoletano, denuncerà «la situazione di stallo: stiamo per programmare un miracolo e mi sembra giusto cominciare da qui, prendendo esempio da quello di San Gennaro».
Un miracolo alla portata, «il 51 per cento deve votare per Forza Italia».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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