IL M5S HA GIA’ PERSO 52 PARLAMENTARI, TRA CAMERA E SENATO, UNO SU SEI
UN ESODO SENZA PRECEDENTI
L’ultima ad andar via, in ordine di tempo, è stata la deputata eletta all’estero Elisa Siragusa, finita nel mirino per aver votato No al referendum sul taglio dei parlamentari.
“Abbiamo svenduto, ogni giorno di più, un pezzo della nostra anima”, il commento enfatico con cui si è congedata la fuoriuscita numero 52 dalla rappresentanza parlamentare dei 5 Stelle.
Un vero e proprio esodo dall’inizio della legislatura ad oggi.
Una frana che non ha precedenti nella storia recente delle istituzioni repubblicane, fatte salve le scissioni che, per esempio, hanno visto nel 2010 la nascita di Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, nel 2013 dell’Ncd di Alfano e nel 2019 di Italia Viva di Renzi.
Ma qui non siamo di fronte alla costituzione di un nuovo partito (non ancora, almeno), quanto al graduale e massiccio disimpegno degli eletti in quella che rimane la prima forza politica in parlamento.
Una transumanza cominciata già prima delle Politiche, con la sospensione di sette candidati non in regola con i versamenti e dunque sbarcati subito su altri lidi.
Il primo addio, a legislatura cominciata, quello del deputato velista Andrea Mura, che dichiarò di poter svolgere il suo mandato anche da una barca, fu espulso e poi si dimise.
I gruppi hanno retto per il primo anno, poi la valanga: nel 2020 21 defezioni alla Camera e nove al Senato. Le ultime tre a Palazzo Madama in poco più di un mese: Marinella Pacifico e Tiziana Drago sono passati dal M5s al gruppo misto e Giovanni Marillotti è finito nelle Autonomie.
La caratteristica di forza non ideologica ha incoraggiato la fuga verso i lidi più diversi: sei senatori Stefano Lucidi, Ugo Grassi e Francesco Urraro sono finiti nella Lega, la collega Paola Nugnes è transitata in Leu.
Se il deputato Davide Galantino ha scelto Fratelli d’Italia e Matteo Dell’Osso è entrato alla corte di Berlusconi, il siciliano Santi Cappellani è l’unico ad avere lasciato i grillini per approdare nel Pd.
Un fenomeno che ha indebolito la maggioranza, anche se la maggior parte dei transfughi ha preferito rimanere nell’area grigia del misto.
Ma è un fenomeno, anche, che ha modificato il volto del Movimento, con l’abbandono (o l’espulsione) di figure simbolo, immagini di una campagna elettorale improntata da Di Maio all’apertura all’esterno: basti pensare al comandante Gregorio De Falco, al giornalista Gianluigi Paragone, alla collaboratrice di giustizia Piera Aiello che per la sua discesa in campo politica ha mostrato per la prima volta la sua vera identità . Tutti fuori.
Insomma, nella sua trasformazione da Movimento a partito, i 5S hanno lamentato un consistente numero di perdite.
E altre potrebbero giungere a breve, visti i malumori e i propositi di desistenza già espressi dai deputati siciliani Giorgio Trizzino e Antonio Lombardo.
Per non parlare della situazione di coloro che stan sospesi, come i deputati Andrea Colletti e Maria Lapia, che nell’ambito del procedimento che spinto Siragusa a sbattere la porta, sono stati sospesi per due mesi per le posizioni espresse a favore del No al referendum, mentre Andrea Vallascas è stato solo richiamato.
La scissione pentastellata, ufficialmente, non c’è, sempre in attesa delle mosse di Di Battista o del fantomatico partito di Maio.
Ma un sesto degli eletti ha già cambiato aria. Con problemi di tenuta della maggioranza, soprattutto al Senato, che non fanno dormire sonni tranquilli al premier Conte.
(da agenzie)
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