IL MINISTERO DELLA DIFESA VUOLE ISTITUIRE UNA “CORSIA PREFERENZIALE” PER GLI ACQUISTI DI ARMAMENTI, IN VISTA DELL’AUMENTO DELLE SPESE MILITARI AL 5% DEL PIL IMPOSTO DALLA NATO
I CONTROLLI SARANNO SOTTRATTI ALLA CORTE DEI CONTI PER ESSERE AFFIDATI A UNA “COMMISSIONE SPECIALE”, LE PROCEDURE SARANNO ACCELERATE, CON BUONA PACE DELLA NORMATIVA SUGLI APPALTI PUBBLICI, E SARA’ PIU’ SEMPLICE IMPORRE IL SEGRETO DI STATO SUGLI ACQUISTI
Più armamenti, con procedure accelerate, con più segreti. E senza controlli preventivi. Le opposizioni sul piede di guerra per il provvedimento con cui il governo Meloni è pronto ad aprire la corsia privilegiata all’acquisto e produzione di materiale bellico e militare – bombe, missili, radar, lanciatori, navi e treni militari – sottraendolo al filtro della Corte dei Conti e derogando, con il sigillo del segreto, alla normativa sugli appalti pubblici.
Questione di ore e il ministero della Difesa presenterà l’emendamento ad hoc nel Dl Infrastrutture.
Mentre dalla Difesa spiegano, «al di là di distorsioni e propaganda», che il dispositivo se da un lato punta ad accorciare «i tempi di alcuni processi» dall’altro aumenta i controlli con l’istituzione «di una commissione speciale».
Scettico il presidente dell’Anticorruzione, Giuseppe Busia. Che dice a Repubblica: «Visto che quegli investimenti sono destinati ad aumentare, sarebbe utile accrescere non ridurre la trasparenza».
A neanche due settimane dal vertice dell’Aia che ha fissato l’incremento delle spese militari al 5% ecco l’emendamento con la corsia privilegiata per gli acquisti di armi, mezzi, equipaggiamenti. No ai controlli preventivi dei magistrati contabili, sì a tempi serrati e segreti per blindare informazioni nell’interesse del Paese
«Un emendamento inquietante. E tutto a beneficio dei signori delle armi, delle lobby, dei fondi di investimento a supporto – incalza Giuseppe Conte – Non solo stanno dirottando tutte le nostre risorse pubbliche negli armamenti ma vogliono anche apparecchiare questa mangiatoia lontano da occhi indiscreti».
Niente di tutto questo, scuote la testa Franco Massi, segretario generale della Corte dei Conti, figura di peso, stimatissimo a destra, amici anche a sinistra, che ha fornito il suo contributo tecnico a quell’emendamento.
«Intanto questa “corsia” veloce riguarderà solo il 5 per cento dei contratti della Difesa, e già con altri governi se ne sentiva l’esigenza. In più, si bilancia l’accorciamento dei tempi con la creazione di una commissione composta da ben tre magistrati della Corte, un giudice del Consiglio di Stato, un avvocato dello Stato, i rappresentanti di forze armate e della Direzione degli
armamenti. Avremo più controlli».
Tesi non del tutto convincente. Almeno per l’Anac. «Affidare i controlli ad un organo creato appositamente, invece che alla Corte dei conti che già svolge tale funzione, non è detto che serva ad accelerare – ragiona il presidente Busia – Si vuole intervenire normativamente? Allora meglio allora rafforzare l’organico dei magistrati di quella Corte».
E sul segreto? «Fermo restando la necessità su alcune informazioni strategiche, sarebbe utile accrescere, non ridurre la trasparenza su quelle spese, destinate ad aumentare. La trasparenza non rallenta le procedure, ma, grazie alla digitalizzazione, consente di accelerarle. E aiuta il decisore politico».
(da Repubblica)
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