IL MISTERO DELLA PSICHE DI CROSETTO
UN POLITICO NON DEVE CERCARE DI FARE IL SIMPATICO, GLI SI CHIEDE SOLO DI ESSERE RISPETTABILE
La grottesca baruffa social di Capodanno del ministro Crosetto ha raccolto, sui media di ogni ordine e grado, commenti quasi unanimemente critici. Archiviato, con danno a carico del solo Crosetto, il piccolo incidente, resta però una grande domanda – e i lettori dell’Amaca sanno quante volte, in varie forme, me la sono fatta.
La domanda è questa: ma per quale mistero della psiche una persona molto nota, che ricopre una carica statale di primo livello, sente il bisogno di rendere pubbliche le sue inezie private (nel caso, una partita di burraco) e poi si incazza se qualcuno, tra i numerosi passanti, non apprezza e fa le pernacchie?
Passi per gli influencer, che sono la versione contemporanea dell’uomo-sandwich e sul web hanno scelto di esibirsi per mestiere; passi per chi si sente solo e sconosciuto (ce ne sono tanti) e trova conforto anche in una piccola manciata di contatti; passi per le star, che devono governare i loro greggi di fan; ma i politici, che già sono ogni due minuti sui giornali e nei tigì, vanno nei talkshow, sono sovraesposti e stringono le mani e fanno i selfie di gruppo prima e dopo i comizi, per quale stravagante pulsione devono esibire sui social perfino la loro residua fettina di privacy?
La risposta corrente è che vogliono “fare i simpatici” per dimostrare che sono “uguali a noi”. Ma è una risposta che non convince: per quanto ruffiano, anche il politico più scadente sa bene che non è questa fuffa demagogica, al contrario è la ricerca del prestigio perduto il vero problema della classe dirigente.
Che non deve essere simpatica e ciarliera, deve essere rispettabile e saper dosare le parole. E dunque, Crosetto: perché infilzarsi da solo su quello spiedo?
(da repubblica.it)
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