IL RITARDO DI TREMONTI IRRITA ANCHE BERLUSCONI “PAGO SEMPRE PER COLPA DEGLI ALTRI”
LA BOZZA DELLA MANOVRA NEL FINE SETTIMANA E’ RIMASTA SUL TAVOLO DEL MINISTRO ALIMENTANDO I SOSPETTI SULLE MODIFICHE POSTUME
Il “bozzone” della manovra è rimasto li, a rosolare sulla graticola di via XX Settembre per l`intero fine settimana.
Coi tecnici di Tremonti a mettere a punto il testo approvato sì giovedì sera ma che, in effetti, non ha ancora varcato il portone del ministero.
E la circostanza, prima ancora che il capo dello Stato, raccontano abbia mandato su tutte le furie in queste ore lo stesso presidente del Consiglio Berlusconi.
Perchè il testo, quello vero – è lo sfogo coi suoi del premier dal ri tiro di Villa Certosa- non è stato consegnato nemmeno a lui.
«Pago sempre per colpa di altri – si è lamentato dopo la nota del Colle – Abbiamo approvato a scatola chiusa il pacchetto delle buone intenzioni di Giulio. E su quel poco che è filtrato, ci siamo ritrovati già contro i sindacati amici e i nostri sindaci. Così non andiamo lontano».
La levata di scudi sulle pensioni lascia presagire poco di buono, per un governo che dopo la mazzata elettorale non gode di consensi e stabilità tali da poter reggere scioperi generali e barricate.
Il Cavaliere quella stretta se la sarebbe risparmiata, giusto ora.
Per non dire poi della rivolta degli amministratori locali Pdl: dal sindaco di Roma Alemanno al presidente delle Province Castiglione («Ci aspettavamo altro»), passando perfino per il presidente Anci e vicecapogruppo berlusconiano alla Camera, Osvaldo Napoli («Sparare contro i comuni vuol dire ammazzare un uomo morto»).
Berlusconi vede nero. Si sente stretto in un angolo.
Ce l`ha con Tremonti.
Ce l`ha con Bossi e Calderoli, che ormai «parlano come se non facessero più parte di questo governo», lamenta il premier che ha gradito poco la minaccia del ministro della Semplificazione di abbandonarlo «ai suoi divertimenti».
Oggi il Cavaliere rientra ad Arcore, ma fino a ieri sera era considerato improbabile il «caminetto» del lunedì sera ad Arcore col Senatur.
Dai rifiuti di Napoli alle missioni all`estero, alla manovra, troppe grane rischiano, per dirla con Calderoli, di far «volare le sedie».
E poi il Quirinale, tornato a bacchettare Palazzo Chigi 48 ore dopo aver strigliato il governo sull`«insufficiente» decreto sull`emergenza rifiuti a Napoli.
«Notaio» sempre più inflessibile agli occhi di Berlusconi. Figurarsi- è il ragionamento della cerchia ristretta – se davvero Berlusconi si impuntasse nel trascinare il Parlamento a occuparsi a tappe forzate della legge bavaglio.
Tutti pessimi segnali.
Che maturano quando ancora la manovra finanziaria non è stata nemmeno vistata dalla Ragioneria e inviata appunto al Quirinale.
Passaggi che si consumeranno oggi.
Sta di fatto che il buco delle 72 ore trascorse dall`approvazione in Consiglio dei ministri ha alimentato un ventaglio di sospetti su interventi correttivi e postumi alle misure più problematiche.
I democratici sostengono di avere riscontri certi, ad esempio, sul reinserimento della norma «ammazza rinnovabili».
E tanto è bastato a mettere subito in allarme il ministro d ell`Ambiente Prestigiacomo, già sul piede di guerra coi colleghi sulla questione.
«Giovedì sera quella norma non c`era, non so come possa essere stata reintrodotta» avverte.
Ma è solo uno dei tanti sospetti di correzione in corso d`opera. Qualcuno nello staff del ministro dell`Economia ha davvero lavorato di cancellino nel week end?
Dal Palazzo che è stato di Quintino Sella negano. «E’ prassi che si invii il documento definitivo al Quirinale almeno due -tre giorni dopo 1`approvazio ne» racconta un sottosegretario di casa invia XX Settembre. «Sono state riviste solo le note formali, non c`è stata alcuna modifica sostanziale al testo». E’ la linea di difesa.
Quel che filtra da Palazzo Chigi, non senza ulteriore preoccupazione, è che la bozza molto informale che sarebbe stata intanto esaminata dall`ufficio legislativo della Presidenza della Repubblica perun primo screening, non sarebbe stata esente da rilievi.
Sotto osservazione, una serie di norme ritenute poco o nulla attinenti.
Ad esempio, l`intero blocco sul processo civile, pur vantato con enfasi da Alfano appena terminato il cdm.
Ma anche i 45 milioni di curo stanziati per il Comune in profondo rosso (e amministrato dalPdl) di Palermo, ufficialmente per la pulizia degli edifici pubblici. Già il Carroccio l`aveva definita roba da «vergognoso accattonaggio».
Magari anche su questo al ministero hanno lavorato di taglie cuci nel fine settimana.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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