IL VIMINALE E L’ORDINE DI EVITARE LO SCONTRO FISICO
EXPO, DISORDINI MILANO: “ABBIAMO SCELTO IL MALE MINORE”
“Abbiamo optato per la logica del male minore. Danni, certo, ma sempre contenuti rispetto a quello che avrebbero potuto esserci. Soprattutto, nessun ferito”.
Alle sette di sera gli uomini del questore di Milano Luigi Savina, il regista del dispositivo di ordine pubblico di oggi e dei prossimi sei mesi di Expo, sanno di essere solo all’inizio di una lunga prova.
L’inizio può non essere sembrato dei migliori ma dal loro punto di vista è stata una “devastazione contenuta”: “Gli incidenti di oggi erano previsti, quasi calcolati” ripetono.
Il male minore, appunto, rispetto a reazioni più strutturate.
“Quando si dà ordine al reparto mobile di partire — tagliano corto in questura – si sa come inizia ma non come e quando finisce. Non è possibile fare un intervento chirurgico in un corteo dove i devastatori sono mescolati a studenti anche minorenni. Qualcuno voleva un’altra Genova? Noi no, quindi va bene così”.
Tra i responsabili dell’ordine pubblico c’è fastidio perchè l’eco delle polemiche, merce fresca per la campagna elettorale, arriva subito.
E c’è molta rabbia: “Questi professionisti dello sfascio sono dei vigliacchi: quando li stavamo stringendo, hanno alzato fumo con i razzi per nascondersi, si sono cambiati d’abito, hanno lasciato in terra i loro stracci neri e sono scappati via”.
Mescolandosi agli altri. Ne hanno fermati una ventina. Chissà se sono quelli giusti.
Soprattutto sono troppo pochi rispetto ai 700 circa misurati oggi in azione.
Negli uffici di via Fatebenefratelli, sede della questura, non è tempo, stasera, di bilanci e analisi.
C’è la serata alla Scala con la Turandot, per i manifestanti obiettivo alto tanto quanto Expo.
C’è la notte, il campeggio “NoExpo” a parco Trenno in zona san Siro e le altre manifestazioni, minori, previste per sabato e domenica. E’ solo la prima di una serie lunghissima di giornate difficili.
Il questore Savina è stato un ottimo investigatore, squadre mobili, prima di tutto quella di Palermo.
Gestire l’ordine pubblico è un’altra faccenda, complicata in un paese dove la cronaca ha dimostrato che se non fai passi per incapace ma se fai diventi un violento.
Il confine in ordine pubblico è labile. E gli interventi chirurgici sono materia di prevenzione.
Mentre i servizi di presidio restano tutti allertati e mobilitati, i collaboratori del questore rivendicano un dispositivo di ordine pubblico che “esclude il contatto fisico con i manifestanti, ha previsto l’uso di strumenti come gli idranti e di barriere, come le grate di metallo alte tre metri, e prevede come estrema ratio l’intervento dei reparti”.
Che infatti si sono visti marciare in assetto antisommossa senza però reagire per delimitare il terreno degli scontri tra Corso Magenta, via Carducci, piazzale Cadorna e via De Amicis.
Savina spiega e rivendica di non aver abboccato a quello che è stata “una precisa tecnica militare” dei black bloc: “Hanno usato la tecnica del mordi e fuggi, molteplici e contemporanei attacchi, per costringere i reparti a lasciare sguarniti gli accessi in direzione piazza Duomo e centro storico e piazza Castello”.
Zone, tra l’altro, piene di obiettivi e dove sono ancora aperti molti cantieri, naturali depositi di “armi” come sbarre di ferro, cartelli, pietre. “Se arrivavano in piazza Duomo dove stanno ancora smontato le impalcature del concerto, beh… altro che devastazione”.
Il dispositivo di ordine pubblico non viene quindi cambiato.
Perquisizioni e operazioni di prevenzione andranno avanti nelle prossime ore. Altre indagini saranno fatte grazie alle cinquemila telecamere che hanno già consegnato agli investigatori minuti e minuti di filmati in cui, lasciano intendere in questura, “vediamo chiaramente quando alcuni manifestanti inseriti in modo anonimo nel corteo hanno cominciato a travisarsi e sono diventati black block”.
Il prefetto Armando Forgiane, responsabile al Viminale del servizio nazionale ordine pubblico, in serata dice a “Otto e ½” che a Milano “ci poteva scappare il morto e non c’è stato neppure un ferito”.
(da “Huffingtonpost“)
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