IMANE KHELIFE DOVREBBE FARE SCANDALO PER TUTT’ALTRO MOTIVO: DISCRIMINATA COME DONNA
SE UN GIOCATORE DI BASKET FOSSE ALTO 2.50 PERCHE’ NON PROPONETE DI TAGLIARGLI LE GAMBE?
Il caso di Imane Khelif, la pugile algerina oggetto di roventi polemiche alle Olimpiadi Parigi
2024 perché, scambiata erroneamente come “trans” dai media, non potrebbe combattere con una donna dovrebbe fare, sì, scandalo ma non per le ragioni che molti adducono a sostegno della sua esclusione o del rifiuto delle sue avversarie di incrociare i guantoni sul ring.
Il caso di Imane Khelif dovrebbe fare scandalo perché, in nome del “fair play”, una donna— perché Khelif è una donna — è costretta a subire trattamenti medici per “rientrare nella normalità” e non “ammazzare la competizione”.
Khelif, infatti, è iperandrogina, cioè in grado di produrre una quantità di testosterone superiore a quanto di regola può fare il corpo femminile. Questo ha degli effetti sulla morfologia fisica e sulle capacità atletiche che consentono di raggiungere prestazioni “fuori scala”, ma in ogni caso del tutto naturali perché frutto di una condizione non alterata da sostanze esogene —dalle “bombe” di ciclistica memoria.
Non si tratta di doping, perché è opportuno ricordare che le regole sul doping sportivo puniscono l’assunzione di sostanze o l’utilizzo di metodi che alterano la prestazione sportiva, ma da nessuna parte prevedono il contrario, cioè che un atleta troppo forte debba essere penalizzato perché, appunto, genera un “turbamento nella forza”.
In altri termini, il mondo dello sport fa questo ragionamento: se la natura ti regala un patrimonio genetico eccezionale, questo non va bene perché se sei troppo forte vinci sempre tu, e quindi alteri il “level playing field” ma — viene da pensare in termini più pragmatici — vanifichi anche la spettacolarità della gara cioè il suo valore economico e pubblicitario. Dunque, è come se a un giocatore di basket troppo alto da non poter essere “stoppato” chiedessero di segarsi le gambe, o a un velocista troppo veloce di correre con le zavorre o, come nel caso di Caster Semenya del 2009 e di Dutee Chand del 2014 (rispettivamente sudafricana e indiana) di doparsi al contrario per ridurre le proprie prestazioni appunto perché iperandrogine.
(da La Repubblica)
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