IN PIAZZA DELLA SIGNORIA SONO VIETATI I COMIZI, SALVO CHE A RENZI E NARDELLA: “LO STATO SONO IO”
L’ARROGANZA DI CHI A FIRENZE SI SENTE PADRONE: PRIMA FANNO APPROVARE UN REGOLAMENTO CHE VIETA LE PIAZZE STORICHE ALLE MANIFESTAZIONI, POI LO MODIFICANO PERMETTENDO DI VOLANTINARE, ALLA FINE CI FANNO UN COMIZIO SOLO LORO
Lo Stato — anzi il Comune, anzi lo Stato e il Comune — sono io: ecco il perfetto riassunto dell’ennesimo atto di arroganza con cui Matteo Renzi ha deciso di chiudere la campagna elettorale tenendo un comizio tra le statue di Piazza della Signoria: chiamando a fargli da testimonial gratuiti e inconsapevoli — attraverso le loro statue in originale e in copia — Michelangelo e Giambologna, Cellini e Bandinelli, Ammannati e Donatello.
L’accordo per la disciplina della propaganda elettorale siglato il 28 aprile scorso tra tutti i rappresentanti delle liste impegnate nella tornata elettorale prevedeva che fossero “escluse dalle manifestazioni elettorali, su indirizzo della Giunta, per motivi ambientali e turistici, le seguenti piazze: Signoria, Uffizi, Duomo, San Giovanni”. Poi, il 9 maggio, i rappresentanti delle liste sono stati riconvocati per firmare un’integrazione che prevedeva, tra l’altro, la possibilità di utilizzare proprio Piazza della Signoria, nell’ultima settimana di campagna, dalle 17 alle 23.
Con una buona dose di ingenuità (per non dir di peggio) tutti hanno firmato: raccontando tuttavia, che si era parlato di volantinaggio, e non certo di un comizio del presidente del Consiglio.
Ma ormai era fatta, e il sindaco de facto Dario Nardella ha prontamente concesso al candidato Dario Nardella e al suo padrino politico l’uso di Piazza della Signoria, e dunque dell’immagine di Palazzo Vecchio: simbolicamente autoinvestendosi come sindaco naturale.
Già , perchè il punto non è certo che una piazza storica non si possa usare per un comizio: per quello sono nate.
Il punto è che il simbolo del potere cittadino, l’oggetto stesso della contesa elettorale — Palazzo Vecchio, sede del comune e dell’ufficio del sindaco — non può essere usato per dare un indebito vantaggio a chi già lo occupa.
È il motivo per cui la legge sulla par condicio stabilisce che, tra la convocazione dei comizi elettorali e il voto, le amministrazioni pubbliche possano comunicare solo quando è indispensabile, e comunque in modi impersonali: per impedire “il consolidarsi di un maggior vantaggio elettorale a favore dei soggetti politici uscenti, derivante dalla maggior visibilità di cui questi dispongono rispetto agli altri candidati”.
Ecco, il fatto che Renzi e Nardella usino i simboli del potere comunale come se fossero loro, viola esattamente lo spirito di questa norma.
A dimostrare che le cose stanno proprio così è un’altra incredibile iniziativa.
Nardella ha convocato per il 17 alle 15.15 (e dunque in una fascia oraria inibita all’uso elettorale anche dopo la deroga) l’“Abbraccio più grande del mondo”, scrivendo ai fiorentini: “abbracciamo tutti insieme Palazzo Vecchio per entrare nel Guinness dei Primati”.
Lasciamo perdere la qualità intellettuale della manifestazione: il punto è che Nardella ha inondato le email dei fiorentini con un invito firmato non da vicesindaco, ma da candidato, con una lettera che contiene tutti simboli delle liste che lo sostengono e un esplicito invito al voto.
Il messaggio è chiarissimo: regole o no, Firenze ha già un padrone.
Tomaso Montanari
(da “il Fatto Quotidiano“)
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