INTERVISTA A BEATRICE LORENZIN: “NEL PARTITO DUE ANIME INCOMPATIBILI”
“MA I MODERATI RESTERANNO”
«È un passaggio difficile». Beatrice Lorenzin non lo nasconde.
Rigetta la definizione di “traditori”, il ministro della Salute. Rivendica «l’assoluta lealtà alla storia e al presente di Silvio Berlusconi».
Non è contro di lui, che si è consumato lo strappo, bensì contro una parte della classe dirigente del Pdl che stava precipitando il partito — e il Paese — in una crisi senza soluzione.
Ministro, farà parte di un gruppo autonomo?
«Il problema non è dove andiamo, ma dove vogliamo restare. Ieri è successo un fatto politico dirimente. Berlusconi davanti al gruppo del Senato aveva proposto la fiducia al governo. In 27 hanno detto no, 24 non hanno votato, c’erano solo due sì: il suo e quello di Schifani. A quel punto ha posto la questione in aula, facendo quello che noi avevamo chiesto fin dall’inizio».
Voi però avevate accettato di dimettervi.
«Sì, ma abbiamo ritenuto inaccettabili le modalità di quella richiesta, e l’idea stessa di far cadere il governo. L’Italia non se lo può permettere. Abbiamo subito proposto che tutto il Pdl votasse la fiducia non per una questione personale, ma politica. Il nocciolo della questione non è Silvio Berlusconi. È in atto un confronto tra due classi dirigenti che stanno diventando sempre più incompatibili e che hanno due visioni diverse sul Paese e sul metodo che dobbiamo usare tra di noi per prendere le decisioni».
Parla di Denis Verdini, Daniela Santanchè…
«Non mi faccia ripetere i nomi. L’altro punto è il ruolo del governo: abbiamo dato fiducia a Letta su un programma che è sostanzialmente di centrodestra, anche con una visione fortemente innovativa sulla giustizia ».
Il premier ha ripetuto che i due piani vanno separati.
«Parlo della riforma della giustizia in generale, che fino a oggi era un tabù, non della vicenda Berlusconi. E poi la crescita, che non può avvenire senza di noi, senza le nostre priorità di sempre: fisco, snellimento della Pubblica Amministrazione, insomma meno Stato, più società ».
Quando dice noi parla del Pdl, che a questo punto si dividerà da Forza Italia?
«Ieri c’è stata una rappresentazione plastica della frattura, rafforzata dai documenti di adesione al progetto di Alfano. Noi siamo il Pdl, per aderire a Forza Italia ci dovrebbe essere un chiarimento molto forte sulla linea politica e l’ideologia, che finora non c’è stato. Voglio però dire che il nostro legame non solo affettivo, ma politico, nei confronti di Berlusconi è stato rinsaldato: è e rimane il punto di riferimento di tutti».
Siete stati definiti “traditori”.
«Traditori di cosa? Siamo arrivati al punto in cui non è possibile esprimere il proprio dissenso? Non vogliamo essere la stampella del centrosinistra, l’area politica che rappresentiamo fa riferimento al Partito Popolare europeo, un partito moderato».
L’accusa è che abbandoniate il vostro capo.
«La nostra scelta non significa che non vogliamo difendere Berlusconi. Il modo nostro di difenderlo è solo diverso da chi vuole occupare gli aeroporti o accamparsi sotto il Quirinale. Alfano ha detto diversamente berlusconiani, io dico normalmente berlusconiani. Si può ancora essere normali? ».
Voi ministri siete tutti d’accordo con questa linea?
«Sì, ognuno con le sue sensibilità , i suoi modi, il suo approccio».
Non dovranno esserci contropartite, però.
«Niente del genere. Ma non si può non riconoscere che esiste una questione Berlusconi. Tutti devono fare un passo avanti verso la normalizzazione, non solo noi».
(da “il Fatto Quotidiano”)
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